I segreti del western di Larry Watson

“Addio e ancora addio”: incrocio di sguardi e destini fra generazioni incapaci di dialogare. Dove segreti e silenzi sembrano valere più delle parole. E i padri restano una domanda inevasa per i figli

«I genitori tengono sempre una parte di sé nascosta ai propri figli. Lo sai». «Sì. Lo so. E poi i figli restituiscono questo favore decuplicato». Il suddetto scampolo di dialogo, compreso in Addio e ancora addio di Larry Watson (Mattioli 1885, pp. 328, 18 euro, traduzione di Nicola Manuppelli), è un buon viatico per entrare dentro al romanzo, sorta di nostalgico western contemporaneo fra Gladstone e Missoula. A pronunciare la prima frase è Beverly Lodge, anziana vedova ex maestra, che s’innamora di Calvin Sidey, persino più vecchio di lei. L’uomo viene richiamato in città dal figlio Bill, il quale ha bisogno di qualcuno che custodisca i suoi figli, l’adolescente Ann e il piccolo Will. Chi meglio del nonno? Calvin ha una personalità tagliente, tuttavia venata dalla malinconia. In particolare la tresca fra lui e Beverly, meraviglioso cammeo, sembra vissuta da entrambi quasi come un estremo congedo.

È proprio Bill a pronunciare la seconda frase, in chiave amaramente ironica, quasi al termine della narrazione. Lui si era dovuto assentare per accompagnare la moglie in un’altra città a fare un’operazione. Calvin, una specie di cowboy inadatto al compito di baby sitter che vive isolato per conto proprio e a cui piace leggere Catullo, combinerà un sacco di guai scoprendo qualcosa di sé che forse non avrebbe mai voluto esplorare. Del resto, l’esistenza di questo paladino disarcionato non manca di ombre e in paese è cresciuta una specie di leggenda sul suo conto: si era preso una moglie francese conosciuta in guerra facendoci due figli prima che lei morisse in un incidente stradale. Il ritorno nel villaggio natale si annunciava quindi pieno di insidie. Il nonno non sopporta le ingiustizie e quando si accorge che un giovane pretendente di sua nipote supera i limiti non esita a dargli una lezione. Medesima improntitudine adotta nei confronti di Lonny Black Pipe, un indiano che si rifiuta di pagare l’affitto. Con quest’ultimo però le cose non andranno per il verso giusto: ci sarà una scazzottata finale al Wagon Wheel, sotto gli occhi del nipotino, con descrizione in stile Cormac McCarthy.

Ciò che non si dimentica, sullo sfondo dei paesaggi lividi e sconfinati del Montana, negli anni Sessanta del ventesimo secolo, al tempo in cui bastavano «due dita di buon vecchio Old Crow» per illudersi di risolvere tutti i problemi, è l’incrocio di sguardi e destini fra le varie generazioni incapaci di dialogare: esseri umani che si attraggono e respingono l’uno contro l’altro come bocce lanciate a caso sul campo di gioco da una divinità capricciosa. Gli istinti ciechi ci trascinano nell’oscurità della boscaglia. L’amore assomiglia a una fiaccola persa sul punto di spegnersi. Segreti e silenzi sembrano valere più delle parole. E i padri restano una domanda inevasa per i figli, i quali sono costretti a inventarseli: ma non è forse questo l’unico possibile senso della vita?

22 marzo 2023