I religiosi del Congo: «Fermiamo i massacri in Kivu»

Lanciata la richiesta di un’inchiesta internazionale per «far conoscere gli avvenimenti e partecipare alle sofferenze della popolazione»

Lanciata la richiesta di un’inchiesta internazionale per «far conoscere gli avvenimenti e partecipare alle sofferenze della popolazione». Oltre 750 i morti

Anche la rete Pace per il Congo aderisce alla petizione lanciata dai membri congolesi dei Consigli generali di diverse congregazioni presenti a Roma con la quale si chiede un’inchiesta internazionale indipendente sui massacri di civili nell’est della Repubblica Democratica del Congo. «Facciamo nostro – si legge in una nota – il grido di dolore di queste popolazioni massacrate. Pensiamo che sia opportuna e benvenuta ogni iniziativa particolare per far conoscere gli avvenimenti del Kivu e partecipare alle sofferenze della popolazione con momenti di riflessione, di preghiera secondo la propria fede, di giornate di digiuno o altre iniziative come la raccolta di firme in luoghi pubblici».

Ne dà notizia l’Agenzia Fides, che della petizione cita anche i dati sul Natale 2015, «sanguinoso» per gli abitanti del territorio di Beni, nella provincia del nord Kivu. «Più di 10 persone sono state uccise nel villaggio di Malolu, a 15 Km da Beni: alcune sono state decapitate, due bruciate vive. La notte del 26 dicembre altre tre persone sono state uccise nella parrocchia di Paida, a 4chilometri dal centro della città. E le uccisioni continuano», si legge nel testo. «Se i gruppi che eseguono tali macabre azioni sono spesso indicati, è stupefacente che nessuno di loro rivendichi o motivi le proprie azioni. Perché prendono di mira dei contadini poveri ? Che messaggio comunicano agendo così ? Tante domande senza risposta».

Oltre alle persone uccise, i religiosi ricondano anche quelle sequestrate, finora «più di un migliaio», delle quali «non rimane alcuna traccia». Tra di loro anche 3 sacerdoti Assunzionisti, rapiti il 19 ottobre 2012. «Più di 750 persone sono state uccise violentemente, alcune decapitate, altre sventrate, altre hanno subito torture di ogni tipo». Storie, le loro, che aprono la strada a tanti interrogativi. «Solo un’inchiesta internazionale, seria e neutrale, può rispondere a tutte queste domande, spiegare l’accanimento sulle popolazioni indifese e imporre soluzioni efficaci per porre fine a questo dramma», concludono i religiosi congolesi.

15 febbraio 2016