I ragazzi e il Lucca Comics, la dimensione epica dell’esistenza

Appunti di viaggio in un luogo simbolico per l’immaginario giovanile, affollato di adolescenti, circondati da Avengers, Dragon Ball e altre storie variopinte

Nello scorso fine settimana sono stato a Lucca Comics. Nonostante il tempo brutto, come ogni anno la città è stata invasa: i padiglioni erano inaccessibili per la calca, a un certo punto anche le vie erano così affollate che era impossibile non fare code semplicemente per spostarsi da una zona all’altra. Ovviamente la folla era in larga parte di ragazzi e ragazze, la metà delle quali e dei quali in modalità cosplayer, accaldati, colorati, rumorosi. Insomma, questa volta, a differenza di quanto raccontato quindici giorni fa, i ragazzi e le ragazze c’erano, eccome se c’erano: erano decine di migliaia.

È un mondo particolare quello di Lucca Comics, tanto normale per chi lo conosce e frequenta da anni, quanto del tutto incomprensibile per chi, non attirato dalle mille espressioni culturali che germogliano attorno al mondo del fumetto e ai suoi multiformi derivati, a Lucca Comics non ci metterebbe piede. Fino a ieri, per costoro, sarebbe bastata una semplice battuta per derubricare tutto questo a «roba da quattro nerd»: passi il «roba da nerd» ma sul «quattro» dovremmo andare più cauti.

È questa infatti una prima constatazione che mi sono portato dietro durante la mia (caotica) giornata a Lucca Comics: certo i ragazzi e le ragazze non erano tutti e tutte lì, ma quasi. E non parlo ovviamente di numeri, quanto dell’evidenza di un luogo simbolico che mai come oggi compendia in sé la quasi totalità degli immaginari giovanili. Se fino a una decina di anni fa potevamo pensare a ragazzi e ragazze che rincorrevano un manga o l’ultimo videogioco ma anche ad altri che ne facevano tranquillamente a meno o che addirittura ne ignoravano l’esistenza, oggi non esiste un adolescente che in qualche modo non abbia fatto i conti con la saga Avengers o la nuova serie Dragon Ball o l’universo dei videogiochi e delle serie tv.

Ecco perché oggi Lucca Comics è un punto di osservazione così importante: perché è una realtà ineludibile per capire i ragazzi e le ragazze ma anche e soprattutto perché è un luogo all’apparenza invisibile per molti adulti che continuano a credere che la cultura, le forme alte dell’espressione e della comunicazione culturale abbiano tutt’ora cittadinanza solo tra i codici novecenteschi, libri, letteratura, saggistica, certo cinema, determinate arti figurative.

Quindici giorni fa ho raccontato di essermi ritrovato in tre luoghi dove ho percepito fortemente l’assenza dei ragazzi e delle ragazze: il luogo della spiritualità, il luogo della politica, il luogo della cultura. Alla fine della mia giornata a Lucca Comics mi sono domandato il perché i ragazzi invece fossero tutti lì, tra quelle storie colorate e variopinte. Osservando i personaggi, pensando ai buoni e ai cattivi, alle trame, alle tante espressioni di quella cultura popolare che mi vedevo sfilare intorno mi sono dato questa risposta: «Beh, è normale».

È normale perché in quelle storie, in mille e incredibili modi, a volte pur in modo ingenuo e sgraziato, è però sempre presente una dimensione che noi adulti a un certo punto abbiamo abbandonato, o peggio insabbiato: quella “epica” dell’esistenza. Ma che cosa significhi questo per me proverò a raccontarlo la prossima volta.

6 novembre 2019