I racconti dei detenuti “sognando il futuro”
Il dopo-pandemia nel libro di Maria Teresa Caccavale e suor Rita del Grosso, frutto del laboratorio di scrittura creativa realizzato in alcune carceri, per «aiutare a costruire il futuro»
Cosa succederà dopo la pandemia? Le persone saranno in grado di guardare avanti e sognare un futuro possibile? Come intervenire per aiutare gli altri, soprattutto i più fragili e gli ultimi, a uscire fuori da questo tunnel pieno di oscurità? Sono alcune delle domande che Maria Teresa Caccavale, presidente dell’associazione di volontariato Happy Bridge, e suor Rita del Grosso, religiosa canossiana che spende la propria vita accanto ai detenuti, si sono poste quando hanno pensato di realizzare “Sognando il futuro dopo la pandemia”. Un volume che, come quello che lo ha preceduto, “Pensieri reclusi e oltre”, è il frutto del laboratorio di scrittura creativa sociale che hanno condotto – prevalentemente a distanza – durante il periodo della pandemia con i detenuti del carcere di Rebibbia, oltre che con quelli dei penitenziari di Paliano, Frosinone, Reggio Emilia e Prato. «Una raccolta di scritti – afferma Caccavale – sulla tematica del sogno per aiutare le persone a costruire il futuro, soprattutto dopo momenti di solitudine e buio provocati dalla pandemia».
La tematica scelta «nasce dall’osservazione dei comportamenti anomali o comunque indicatori di segnali di sofferenza e disagio psichico sempre più diffuso, fatta insieme ai volontari impegnati nelle carceri ». Il libro, che reca la prefazione del vescovo di Acireale Antonio Raspanti, è una raccolta breve (disponibile presso l’associazione, scrivendo a associazionehappybridge@protonmail.com) «che vive di forti emozioni interiorizzate. La partecipazione al laboratorio di scrittura, soprattutto delle persone più fragili e disagiate come le persone detenute – sottolinea Caccavale – ha dato loro modo di far emergere emozioni e stati d’animo che sarebbero altrimenti rimasti inespressi e soffocati, nonché di proseguire nelle riflessioni legate allo stato di consapevolezza del proprio vissuto, e soprattutto di poter trasmettere tutto ciò al di fuori delle mura del carcere».
E dalle testimonianze emerge un sogno comune, legato alla libertà, propedeutica alla realizzazione di tutti gli altri sogni, dal lavoro all’amore, ai viaggi, fino allo studio, sogni che per una persona detenuta diventano bisogni primari. Seguono poi le testimonianze delle religiose canossiane e domenicane, alcune delle quali volontarie nelle carceri. «Qui tutta la visione della vita – aggiunge Caccavale – è legata alla fede e alla presenza di Dio che donano coraggio e speranza nel futuro. I bisogni e i desideri sono di altra tipologia, ovvero legati al benessere dell’umanità intera, dell’anima e alla salvezza eterna». Come scrive suor Rita, «il futuro inizia oggi». Non mancano le testimonianze di rappresentanti della società civile: studenti, insegnanti, scrittori, giornalisti, poeti, educatori, personale dell’amministrazione penitenziaria.
31 maggio 2022