I nuovi santi, «luci gentili tra le oscurità del mondo»

Il Papa ha presieduto la Messa per la canonizzazione di madre Giuseppina Vannini, John Henry Newman e altri tre beati. Il loro cammino: «Invocare, camminare e ringraziare»

Madre Giuseppina Vannini è santa. La fondatrice della congregazione delle Figlie di San Camillo è stata elevata all’onore degli altari ieri, domenica 13 ottobre, da Papa Francesco. Vissuta tra l’800 e il ‘900 è la prima santa romana della sanità, nata, vissuta e morta nella Capitale; prima di lei, santa Francesca Romana, canonizzata nel 1608. In piazza San Pietro, davanti a 50mila fedeli, durante la celebrazione eucaristica Bergoglio ha pronunciato la formula di canonizzazione di madre Vannini, del cardinale John Henry Newman, di suor Mariam Thresa Chiramel Mankidiyan, di suor Dulce Lopes Pontes e di Margarita Bays. «Luci gentili» tra le oscurità del mondo, li ha definiti Bergoglio durante l’omelia. Uomini e donne che per tutta la vita hanno camminato sulle strade della fede inoltrandosi, con umiltà, «nelle periferie esistenziali del mondo», sempre sorretti dalla preghiera.

Giuseppina Vannini, al secolo Giuditta Adelaide Agata, nacque a Roma il 7 luglio 1859. Il nome della fondatrice della congregazione delle Figlie di San Camillo non può essere disgiunto da quello del beato Luigi Tezza, camilliano, al quale Giuditta, tormentata dagli insuccessi vocazionali, confidò le sue inquietudini. Il sacerdote le propose la fondazione di un istituto sul carisma di san Camillo De Lellis, vissuto tre secoli prima. La donna acconsentì e il 2 febbraio 1892 nella stanza-cappella dove morì san Camillo nasceva la congregazione delle Figlie di San Camillo. Giuditta prese il nome di suor Giuseppina e nel 1895 fu eletta superiora generale del nuovo istituto. Donna di fede, dinamica, di grande carità verso i malati e gli anziani, nonostante i suoi problemi di salute, fu lungimirante nella fondazione di nuove case, riuscendo a diffondere l’istituto in varie parti d’Italia, in Francia, Belgio e in Argentina. Il suo è un carisma ancora attuale nella Chiesa e nella società portato avanti dalle religiose, molte delle quali operano nell’ospedale intitolato alla fondatrice in via di Acqua Bullicante, a Torpignattara. Madre Giuseppina Vannini morì a Roma il 23 febbraio 1911 e i suoi resti riposano nella casa generalizia di Grottaferrata.

John Henry Newman nacque a Londra il 21 febbraio 1801, in una famiglia anglicana. Si convertì al cattolicesimo e nel 1847 fu ordinato sacerdote. L’anno seguente fondò l’oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra, a Birmingham. Particolarmente attento al tema della giusta formazione delle coscienze, è ritenuto uno dei personaggi più influenti dello sviluppo del pensiero teologico cattolico.

Nell’omelia Papa Francesco ha fornito gli strumenti per intraprendere il giusto cammino di fede che ha segnato la vita dei cinque nuovi santi. Il cristiano deve essere capace di  invocare, camminare e ringraziare, comportamenti racchiusi nel brano del Vangelo di Luca nel quale si narra la guarigione dei dieci lebbrosi. Isolati dalla società a causa della malattia, gridano per farsi notare da Gesù implorando la guarigione. «Non si lasciano paralizzare dalle esclusioni degli uomini e gridano a Dio, che non esclude nessuno – ha affermato Bergoglio -. Ecco come si accorciano le distanze, come ci si rialza dalla solitudine: non chiudendosi in sé stessi e nei propri rimpianti, non pensando ai giudizi degli altri, ma invocando il Signore. Come quei lebbrosi, anche noi abbiamo bisogno di guarigione, di essere risanati dalla sfiducia in noi stessi, nella vita, nel futuro; da molte paure; dai vizi di cui siamo schiavi; da tante chiusure, dipendenze e attaccamenti: al gioco, ai soldi, alla televisione, al cellulare, al giudizio degli altri».

Passando alla seconda tappa, quella del camminare, il vescovo di Roma ha rimarcato che la fede «richiede un’uscita, fa miracoli se usciamo dalle nostre certezze accomodanti, se lasciamo i nostri porti rassicuranti, i nostri nidi confortevoli. Aumenta col dono e cresce col rischio. La fede procede quando andiamo avanti equipaggiati di fiducia in Dio». Per Bergoglio è poi importante camminare insieme e per questo motivo è compito di ogni cristiano prendersi cura «di chi ha perso la strada. Siamo custodi dei fratelli lontani, siamo intercessori per loro», ha aggiunto. Nel brano evangelico un solo lebbroso guarito torna indietro rendendo grazie a Dio. «Non è solo sano, è anche salvo – ha specificato Francesco -. Questo ci dice che il punto di arrivo non è la salute, non è lo stare bene, ma l’incontro con Gesù. La salvezza non è bere un bicchiere d’acqua per stare in forma, è andare alla sorgente, che è Gesù. Ringraziare non è questione di cortesia, di galateo, è questione di fede».

Durante l’Angelus, il Papa ha salutato le delegazioni di diversi Paesi ricevuti prima della Messa nella Cappella della Pietà, in particolare il principe del Galles Carlo d’Inghilterra e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, evidenziando che i nuovi santi «con la loro testimonianza evangelica, hanno favorito la crescita spirituale e sociale nelle rispettive nazioni». Parlando della «martoriata Siria», poi,  ha rinnovato l’appello a tutti gli attori coinvolti e alla comunità internazionale «a impegnarsi con sincerità, con onestà e trasparenza sulla strada del dialogo per cercare soluzioni efficaci».

14 ottobre 2019