I nuovi sacerdoti per Roma, alla scuola del “Buon Pastore”

Le ordinazioni presbiterali nella basilica di San Giovanni con il cardinale De Donatis. «Una vita interamente donata al Signore», il vero pastore, «a cui solo appartiene il gregge». L’esortazione: «Siate limpidi e non abbiate paura di volere bene e volere il bene»

La presenza tra la gente, la comunione all’interno del presbiterio e il buon umore. Sono i tratti distintivi del prete romano, qualità che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha raccomandato ai dieci nuovi sacerdoti ordinati per la diocesi di Roma sabato 29 aprile nella basilica di San Giovanni in Laterano. Sette hanno studiato al Pontificio Seminario Romano Maggiore: Francesco Barberio, Roberto Buattini, Simone Catana, Ciro Dell’Ova, Mario Losito, Antonio Panico, Vincenzo Perrone. Tre, invece, provengono dal collegio diocesano Redemptoris Mater: Andrea Silvestri, Tumohiro Ugawa, Giordano Flavio Maria Barani. Dieci uomini la cui vita «si riempie di una Luce nuova e di tanta speranza». Non per un fugace momento. Presbiteri «per sempre. È una vita intera donata totalmente al Signore perché ogni attimo attinga all’abbondanza, anche nei periodi di carestia», ha affermato il vicario.

È tradizione romana celebrare la Messa con il rito di ordinazione presbiteriale nella IV domenica di Pasqua, la domenica del Buon Pastore. Il porporato ha quindi affidato ai nuovi sacerdoti le tre immagini del pastore “porta”, bello e buono. Nel Vangelo, infatti, Gesù si presenta ai discepoli come la porta delle pecore attraverso la quale si accede all’ovile o si esce per andare al pascolo. «Si è veri pastori solo entrando attraverso Gesù – ha spiegato De Donatis -. A Lui solo “appartiene” il gregge, non a noi». Il consiglio è quindi quello di rimanere sempre uniti al Signore per farsi plasmare da Lui. «Gustando ogni giorno la freschezza dell’Eucaristia – ha detto – potete esserne ministri credibili. Abbiate la grazia di vivere ogni Messa come se fosse la prima».

Il pastore, quando si lascia trasfigurare dall’amore del Padre, è bello. «Siate limpidi – l’esortazione rivolta ai nuovi presbiteri -, non nascondetevi nelle logiche mondane. La bellezza del pastore si declina nel fatto che egli è presente, c’è, non fugge, non pensa agli interessi personali. Le pecore si fidano di Lui perché riconoscono la sua voce amica. Siate attenti, perché c’è sempre il rischio di essere distratti dal frastuono di tante altre voci. Aiutateci a distoglierci dalle false sapienze di questo mondo, e a seguire le orme del Risorto». A tal proposito il vicario ha ricordato che una delle caratteristiche del sacerdote romano è quella di condividere la vita con la gente «nella concretezza quotidiana di un quartiere, tra le strade e i palazzi della città. Le persone vi cercheranno se sarete capaci di uscire per incontrarle».

L’ultima immagine richiamata dal porporato è quella della bontà del pastore. «Non abbiate paura di volere bene e di volere il bene, a iniziare dalla comunione con gli altri sacerdoti», ha aggiunto soffermandosi sulla vita comune nel presbiterio, altra peculiarità del prete romano e testimonianza forte di fraternità. «Vogliate il bene di tutti – l’invito di De Donatis -. Siate appassionati dei giovani, state loro vicino, perdete tempo per loro, perché non sarà tempo perso. Non abbiate paura di mostrare loro la misura alta dell’Amore, facendoli uscire dai recinti piccoli. Amate le famiglie, visitate i malati, curate i poveri, abbiate a cuore i bambini e gli anziani». Altra caratteristica che il cardinale ha lasciato in consegna ai nuovi preti romani, infine, è il buon umore, «segreto della santità». «Aiutateci a rallegrarci nel Signore sempre – ha detto –  Abbiamo bisogno di presbiteri sorridenti, felici, capaci di gentilezza».

Il bianco degli arredi e delle vesti liturgiche dei concelebranti – tra i quali il vicegerente Baldo Reina, il cardinale Enrico Feroci, i rettori dei seminari dei candidati e altri quattro vescovi ausiliari – ha “illuminato” la cattedrale di Roma gremita di familiari e amici degli ordinati. Il rito di ordinazione è stato ricco di gesti simbolici a cominciare dalla presentazione degli eletti seguita dal loro «eccomi». Quindi il lungo momento di preghiera degli ordinandi prostrati ai piedi dell’altare mentre l’assemblea, accompagnata dal Coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina, intonava le litanie dei santi; infine l’unzione dei palmi delle mani alle quali è affidata la prerogativa di consacrare il pane e il vino sull’altare.

2 maggio 2023