I missionari, “facilitatori” dell’incontro con Cristo

Il giornalista Gianni Valente (Fides) e la teologa Stella Morra a confronto sul tema della missione. Suor Carini (Comboniane): «Esigenza che parte dall’amore»

L’orizzonte vero della missione è da ricercarsi nell’ordinario, non nella grandi azioni perché «il compito del missionario nel tempo odierno è facilitare l’incontro con Cristo» mediante l’annuncio «suscitato e guidato dalla Spirito Santo» e soprattutto con la testimonianza di vita cristiana. Così Gianni Valente, giornalista dell’agenzia missionaria Fides e autore di “Senza di Lui non possiamo far nulla. Essere missionari nel mondo oggi”, ha riassunto il senso e il messaggio della sua ultima opera, frutto di un’intervista a Papa Francesco sul tema della missione. Il libro, edito dalla Libreria editrice vaticana, è stato presentato sabato mattina, 25 gennaio, nel corso dell’incontro “Missio ad gentes, paradigma dell’evangelizzazione oggi”, organizzato dal Centro missionario e dall’Ufficio Migrantes della diocesi. Nella gremita sala intitolata al cardinale Poletti nel Palazzo del Vicariato, presenti anche il vescovo ausiliare Gianpiero Palmieri, incaricato diocesano per il Centro missionario, e monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes.

«Il Papa ha voluto sottolineare in modo semplice e diretto – ha spiegato Valente – i fattori elementari di ogni dinamismo missionario, mettendo in luce primariamente il fatto che la missione è l’opera di Cristo stesso che liberamente si manifesta»; ancora, il giornalista ha evidenziato come sia «impossibile parlare di missione senza guardare alla sorgente che è la forza di ogni slancio missionario: lo Spirito Santo». In particolare «Francesco propone come manuale di riferimento, per aiutare chi è impegnato sul fronte dell’annuncio a trovare le forme più adeguate, gli Atti degli apostoli», a dire che «non sono tanto i missionari, come non erano gli apostoli, ad agire ma è lo Spirito Santo a muoverli e ad animarli». Ancora, il Papa richiama al concetto di “Chiesa in uscita”, che è «centrale fin dalla sua prima esortazione apostolica “Evangelii gaudium”»; per attuare una testimonianza «che non può mai essere frutto di ragionamenti a tavolino, di teorie astratte o di strategie per essere convincenti» è necessario «ripartire dal riverbero gratuito della misericordia che si è ricevuta» laddove la Chiesa «non cresce per proselitismo ma per attrazione».

Anche la teologa Stella Morra, docente alla Pontificia Università Gregoriana, ha osservato come il libro-intervista suggerisca la necessità di «un cambio di prospettiva: da un’idea di missione ad opera di chi possiede la verità e le risposte da insegnare e trasmettere a persone, a priori, considerate indisponibili, al lasciarsi interrogare per primi». Perché «se è vero che possediamo qualcosa – ha chiosato – non è che la passione per il Vangelo» ma non si tratta di «un “avere” quanto di un “essere” qualcosa di prezioso a motivo dell’incontro con Cristo, e ciò che si è non si insegna, si mostra». Come missionari «siamo allora chiamati a custodire un’esperienza altamente performativa a tal punto che si manifesta senza il bisogno di troppi gesti o parole, con la vita» e che consente di «riconoscere il Signore dove già è, perché Lui ci precede nei luoghi di missione, e per farci riconoscere da Lui», il solo «a essere attraente e attrattivo» mentre «noi quali missionari dobbiamo essere trasparenti per far trasparire il suo messaggio».

In conclusione, suor Enza Carini, segretaria generale delle Missionarie Comboniane, ha raccontato la sua esperienza di missione in Bahrain, nel Golfo Persico, riconoscendo nelle parole dell’intervista di Valente a Papa Francesco «un piccolo manuale che ci ricorda come evangelizzare non è un dovere ma prima di tutto un’esigenza nostra, in nome dell’amore che abbiamo sperimentato», laddove i missionari sono chiamati a «essere facilitatori e non controllori della fede».

27 gennaio 2020