I migranti che “aiutano” l’Italia

Rapporto Caritas- Migrantes: 5 milioni di persone; occupazione in aumento; 300 mila imprese con a capo un immigrato; scuola sempre più multietnica

Il rapporto Caritas- Migrantes: quasi 5 milioni di persone; occupazione in aumento; oltre 300 mila imprese con a capo un immigrato; scuola sempre più multietnica

Rappresentano l’8 per cento della popolazione, lavorano ma guadagnano meno degli italiani, contribuiscono alla ricchezza del paese. Sono i “Migranti, attori di sviluppo”, secondo il ventiquattresimo rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes presentato oggi, giovedì 4 giugno, a Milano al Conference Centre di Expo. 

Oltre 5 milioni di migranti. Ad inizio 2014 si registrano in Italia 60.782.668 abitanti, di cui 4.922.085 stranieri (di cui il 53,7% donne), e che rappresentano l’8,1% della popolazione italiana totale. Lo scenario si arricchisce ulteriormente alla luce delle stime Istat per inizio 2015, che prevedono a quella data che gli stranieri residenti in Italia arrivino ad essere 5 milioni 73 mila, rappresentando l’8,3% della popolazione totale. Al 1° gennaio 2014, il totale dei permessi di soggiorno rilasciati ammontano a 3.874.726 (con una riduzione rispetto all’anno precedente del 2,9%) e di questi, il 49,2% riguardano donne. Considerando i motivi dei soli permessi di soggiorno a termine (2.179.607), si conferma la prevalenza dei motivi di lavoro (48,2%) e di famiglia (40,8%). In quest’ultimo caso, sul totale dei permessi rilasciati per motivi familiari, gli uomini sono il 38,4%. Questo dato si spiega con la sempre maggiore incidenza dei “ricongiungimenti al maschile” a seguito del percorso migratorio di donne che rappresentano le principali fonti di sostegno delle famiglie rimaste nel paese d’origine. Va sottolineato che il terzo motivo per importanza è quello legato alla richiesta di asilo e di protezione umanitaria (4,8%) che, rispetto agli anni precedenti, ha sopravanzato il motivo dello studio. La disaggregazione per classi di età del totale dei permessi di soggiorno rilasciati permette di notare che l’immigrazione italiana si mostra prevalentemente giovane.

Matrimoni in leggera flessione. Nel 2013 sono state celebrate 26.080 nozze con almeno uno sposo straniero, il 13,4% del totale dei matrimoni, una quota in leggera flessione rispetto all’anno precedente. I matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero) ammontano a oltre 18 mila nel 2013 e rappresentano la parte più consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (70%). Quando entrambi gli sposi sono stranieri, ma di diversa nazionalità, si parla di un matrimonio “misto-misto”. Questi casi sono 7.807 e continuano a rappresentare una minoranza (il 3,8% dei matrimoni totali) e si riducono di molto quando si considerano solo quelli in cui almeno uno dei due sposi è residente in Italia (4.587 nozze in totale). Le famiglie con almeno un componente straniero sono 1.828.338 e costituiscono il 7,4% del totale delle famiglie. Le famiglie unipersonali sono il 30% del totale delle famiglie con stranieri, quelle con due componenti il 20%. Le famiglie con tre o quattro componenti rappresentano il 36% del totale e il 13% quelle numerose (oltre 5 componenti). Vi è poi un altro elemento di estremo interesse, ed è quelle delle cosiddette “famiglie spezzate”. Le più diffuse condizioni, come si può notare, sono quelle delle madri che vivono coi figli.

Aumentano gli occupati. Dai dati Istat, emerge che nel primo semestre del 2014 vi sono 2.441.251 occupati stranieri (che costituiscono l’11% del totale degli occupati) di cui 1.627.725 non-Ue (66,7%) e 813.526 lavoratori comunitari (33,3%). Rispetto al primo semestre 2013, a fronte di una sia pur lieve diminuzione generale dell’occupazione (-0,1%), per gli stranieri la tendenza è positiva, con un aumento del 3,5% degli occupati extra-Ue e il 4,6% di quelli Ue. Con riferimento alle attività economiche, il quadro della presenza di lavoratori stranieri sul totale dei lavoratori italiani conferma la collocazione tipica del modello di segmentazione del mercato del lavoro, con una maggiore rilevanza nel settore dei servizi collettivi e personali (39,3% sul totale degli occupati nel settore), degli alberghi e ristoranti (19,2%), delle costruzioni (18,0%), dell’agricoltura (17,1%), dell’industria in senso stretto (10,5%) e del trasporto (10,3%). La quota del lavoro non qualificato degli immigrati è del 35,9%, contro il 7,8% degli occupati italiani. Il rapporto si ribalta a proposito delle professioni qualificate, con bassissima presenza di stranieri.  Gli stranieri in Italia, nel corso del 2014, hanno prodotto l’8,8% della ricchezza nazionale, per una cifra complessiva di oltre 123 miliardi di euro. Per fermarsi solo ad un dato concre to fornito sempre dall’Istat, mentre la retribuzione netta media mensile dichiarata dagli occupati italiani è di 1.326 euro, quella relativa ai cittadini comunitari scende a 993 euro, per scendere ulteriormente a 942 euro per i cittadini non comunitari. Secondo i dati Unioncamere, le imprese di cittadini non comunitari al 31 dicembre 2013 sono 315.891, che è il risultato di un aumento rispetto al 2012 del 4,5%. La regione con il maggior numero di queste imprese è la Lombardia (18,6% del totale nazio nale), seguita dalla Toscana (10,3%), dal Lazio (10,7%) e dalla Emilia Romagna (9,5%).

Scuola sempre più multietnica. Nell’anno scolastico 2013/2014, gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 802.785 (di cui 415.182 nati in Italia, pari al 52,2%), che corrisponde ad un aumento, rispetto all’anno scolastico precedente, di 16.155 unità (2,1%). La scuola primaria accoglie la maggiore quota di alunni stranieri: 283.233 che (il 35,3% del totale). La Lombardia è la regione che accoglie nelle proprie scuole la maggiore quota di alunni stranieri (24,6%).

Crescono i nuovi cittadini italiani. Le acquisizioni di cittadinanza nel 2012 sono aumentate, rispetto all’anno precedente, del 16,4% (65.383). Disaggregando per nazionalità, si nota che hanno acquisito la cittadinanza italiana soprattutto marocchini (14.728) ed albanesi (9.493), le due cittadinanze presenti da più tempo in Italia. Queste due nazionalità rappresentano, da sole, il 40,3% del totale delle acquisizioni di cittadinanza da parte di cittadini non comunitari. Seguono, ad una certa distanza, i tunisini e gli indiani.

Meno misure alternative al carcere per gli stranieri. A fine 2014, dei 51.492 condannati che hanno usufruito delle misure alternative alla detenzione, solo il 17,6% sono stranieri. Le ragioni di questo scarto così ampio sono da attribuire alla minore fiducia verso gli stranieri sia da parte dei magistrati di sorveglianza che da parte dei servizi sociali, e alle minori risorse economiche e legali a disposizione.

4 giugno 2015