I leader religiosi: «La pace, unica condizione umana e giusta»

Concluso a Parigi l’Incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. L’appello affidato simbolicamente ai bambini. Il presidente Impagliazzo: «La guerra non può essere il nostro destino». Il messaggio del Papa

Si è concluso ieri, 24 settembre, nella piazza di fronte alla cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, l’Incontro internazionale “Immaginare la pace”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha riunito nella Capitale francese per tre giorni migliaia di donne e uomini di diverse religioni e culture, con l’obiettivo di immaginare e costruire un mondo più pacifico e giusto. Schierati davanti alla cattedrale «colpita dal fuoco e oggi ricostruita», hanno lanciato, al termine dei lavori, il loro appello di pace, consegnandolo simbolicamente a un gruppo di bambini.

«Non rinunciamo a credere che la pace è la migliore condizione di esistenza per i popoli. Anzi l’unica veramente umana e degna», dichiarano nel testo, citando proprio Notre-Dame come segno che è possibile «liberare il mondo dal fuoco della guerra e ricostruirlo più pacifico e giusto!». E spiegano: «Abbiamo provato a immaginare, negli incontri e nei dialoghi di questi giorni, un futuro di pace per questo mondo. Lo abbiamo fatto per quanti sono coinvolti amaramente nella guerra, per quanti sono colpiti dal terrorismo. Purtroppo, c’è una diffusa rassegnazione di fronte ai conflitti aperti, che rischiano di degenerare in una guerra più grande e travolgente».

Lo sguardo dei leader religiosi va anzitutto all’Europa, dove pare essersi smarrita la memoria dell’orrore della guerra, «eredità che mostra come solo la pace è un’alternativa umana e giusta!». Il rischio, avvertono, è quello di «trasmettere alle giovani generazioni un mondo bellicoso, segnato dal terrorismo e dalla violenza». In questa situazione, gli uomini di religione «non si tirano indietro. Sanno che la guerra in nome di Dio è una bestemmia. Non hanno forza militare o economica. La loro forza è debole e umile, ma piena di speranza. Attraverso il dialogo, le religioni possono immaginare la pace». Quindi la richiesta, pur nella consapevolezza dei complessi intrecci politici, di «compiere una svolta profonda. Lo chiediamo ai responsabili politici, ai signori della guerra, ai popoli tutti. La svolta è cercare quelle vie di pace che esistono anche se nascoste dal buio della guerra».

Nella serata finale ha preso la parola anche il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, facendosi portavoce dei tanti leader religiosi e uomini e donne di cultura presenti, molti dei quali arrivati anche da Paesi in guerra. «Insieme, questa sera, dopo aver dialogato ed esserci confrontati, vogliamo innalzare un grido forte di protesta: un grido di resistenza di fronte alla guerra e a tanta violenza – ha detto -. Vuol dire protestare di fronte al mondo per tutti i morti (la maggioranza vittime innocenti). Noi protestiamo contro tutta questa violenza, contro tutto questo odio, estranei alla nostra volontà di vivere in pace, a quella di tanti uomini e donne. No! La guerra non è il nostro futuro, non può essere il nostro destino!».

I partecipanti hanno ascoltato – prima della consueta accensione dei candelabri e della firma dell’appello – la testimonianza di Gilberte Fournier, classe 1931, durante la seconda guerra mondiale. Quindi la lettura del messaggio di Papa Francesco, che ha ricordato il bisogno di pregare per la pace. «Il rischio che i numerosi conflitti invece di cessare si allarghino pericolosamente è più che concreto – il suo grido d’allarme -. Faccio mio il vostro grido e quello dei tanti colpiti dalla guerra e lo rivolgo ai responsabili della politica: “Fermate la guerra! Fermate le guerre!” Stiamo già distruggendo il mondo! Fermiamoci finché siamo in tempo! Questo incontro sproni tutti i credenti a riscoprire la vocazione per far crescere oggi la fraternità tra i popoli. Troppe volte, in passato, le religioni sono state utilizzate per alimentare conflitti e guerre. Un pericolo che è ancora oggi incombente».

Al contrario, è l’analisi del pontefice, «compito urgente delle religioni è favorire visioni di pace», come mostrato nelle giornate di Parigi. «Uomini e donne di cultura e di fede diverse avete sperimentato la forza e la bellezza della fraternità universale – l’omaggio ai partecipanti -. È questa la visione di cui ha bisogno il mondo, oggi. Vi esorto a continuare: siate artigiani di pace. Se in tanti continuano a fare la guerra, tutti possiamo lavorare per la pace».  In un mondo che rischia di «frantumarsi» nei conflitti e nelle guerre, «il lavoro dei credenti è prezioso per mostrare visioni di pace e favorire ovunque nel mondo la fraternità e la pace tra i popoli. Ci sono chieste saggezza, audacia, generosità e determinazione – sono ancora le parole di Bergoglio -. Dio ha consegnato anche nelle nostre mani il suo sogno sul mondo: ossia la fraternità tra tutti i popoli. Nelle mie Encicliche Laudato sì e Fratelli tutti ho immaginato il futuro per questo nostro mondo: un’unica casa (il nostro pianeta) e un’unica famiglia (quella di tutti i popoli). A noi tutti è affidata da Dio la responsabilità di esortare e spingere i popoli alla fraternità e alla pace».

Nel concludere la cerimonia, il presidente della Comunità di Sant’Egidio ha quindi dato a tutti appuntamento l’anno prossimo a Roma.

25 settembre 2024