I giovani, tra iperconnessione e solitudine

La riflessione nel convegno “Buon uso o abuso del web”, promosso dal Servizio diocesano tutela minori. Tonioni (Cattolica): «I genitori promuovano fiducia»

Sebbene il web e la rete siano solo «uno strumento» e non una «sorgente di relazioni», rappresentano anche una «realtà» pervasiva che «ci interpella tutti». Per questo il cardinale vicario Angelo De Donatis ha auspicato che iniziative come il convegno “Buon uso o abuso del web”, aperto dal suo saluto sabato mattina, 11 novembre, aiutino le diverse agenzie educative a «trovare il patentino adeguato per la navigazione» on-line dei più giovani. Anche il vescovo Riccardo Lamba, delegato per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, all’inizio della mattinata di studio promossa dal Servizio diocesano dedicato, alla Pontificia Università Lateranense, ha osservato che «come Chiesa abbiamo il compito di favorire la trasmissione dei valori e del metodo più adatti per vivere in questo mondo».

Cinque gli esperti che hanno offerto spunti di riflessione finalizzati a riconoscere l’attualità del tema legato alla frequenza d’uso degli strumenti digitali da parte dei giovani. Per primo è stato riferito il messaggio di Gabriele Sani, direttore dell’Uoc di Psichiatria clinica e d’urgenza del Gemelli, che ha sottolineato come «in questi tempi contraddittori, in cui tutto è estremamente rapido e senza un’indicazione di una meta chiara, all’iperconnessione si associa una grande solitudine» dei giovani. Tenuto conto di questo aspetto, per Federico Tonioni, docente di Terapia della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva e di Prevenzione, trattamento, riabilitazione e inserimento delle persone affette da dipendenza all’Università Cattolica di Roma, è importante che «i genitori promuovano nei confronti dei figli atteggiamenti di fiducia piuttosto che di controllo», poiché non si tratta tanto di «contare le ore di connessione» quanto di rendersi conto che i giovani assorbono quanto fanno gli adulti, i quali «passano la quasi totalità del tempo immersi in uno screen». Ancora, Tonioni ha spiegato che «l’uso dei social e il gioco digitale» rappresentano «una zona di comfort» rispetto a una fase della vita, quella dell’adolescenza, «piena di angoscia». La psicopatologia web mediata, invece, si manifesta quando «c’è un’inversione di tendenza nella relazione», che il tempo trascorso nel web annienta.

Anche Gianna Autullo, psichiatra e psicoterapeuta della Cattolica di Roma, ha evidenziato come agli occhi dei più giovani «internet appare l’unico luogo protetto» perché «privo di aspettative» nei loro riguardi, mentre Carlo Di Noto, direttore di Meter Onlus, ha ricordato l’importanza di «conoscere le regole e i funzionamenti dei sistemi informatici» per i genitori, in primo luogo, perché «il fallimento degli adulti in questa era digitale è avere abbandonato i bambini e i ragazzi in rete». Sul come educare i cosiddetti nativi digitali in un tempo in cui la tecnologia sembra avere un ruolo altamente rilevante, è intervenuta la giornalista e scrittrice Stefania Garattini, sostenendo che è fondamentale «agire insieme come comunità» e riferendo l’esperienza di “Patti digitali”, il cui scopo è la condivisione tra i genitori, gli insegnanti e le altre figure educative «per un utilizzo più sano del digitale».

Affidate a Vittoria Lugli, referente del Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e coordinatrice del Lazio, le conclusioni. «I tanti stimoli seminati, dai quali usciranno nuove idee e nuovi gruppi di riflessione – ha auspicato -, siano un invito a diventare parte attiva e ad attuare un nuova cultura».

13 novembre 2023