I giovani, «risorsa e non problema»

Nella scuola di Castelverde la prima tappa del percorso di ascolto della città iniziato a febbraio con l’appuntamento nei 50 anni dal convegno sui “mali di Roma”. Il vicegerente Reina ai ragazzi: «Vogliamo metterci in ascolto delle vostre necessità»

«Sogniamo una scuola che ci educhi al dialogo e alla pace. Una scuola dove il rapporto insegnante-studente sia caratterizzato da maggiore ascolto e comprensione». Le voci di Gaia e Mariagrazia risuonano all’unisono nell’Aula Magna della sede succursale dell’Istituto Amaldi. Nella scuola romana di Castelverde è partito il percorso di ascolto della città iniziato lo scorso 19 febbraio con l’appuntamento nel Palazzo Lateranense promosso a cinquant’anni dal convegno sui “mali di Roma”. “(Dis)uguaglianze educative. Una scuola a cielo aperto”: questo il tema dell’incontro, che ha sottolineato l’importanza di rimettere la scuola al centro della vita dei ragazzi come vero punto di riferimento.

«Vogliamo metterci in ascolto delle vostre necessità. Ci state a cuore, siete motivo di gioia e speranza», ha sottolineato in apertura il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma, rivolgendosi ai ragazzi. Reina ha ricordato, inoltre, come proprio oggi ricorra l’undicesimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, strappando un grande applauso ai tanti studenti presenti. A loro ha dedicato il suo saluto anche il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione Rosario Chiarazzo. «Il nostro impegno è quello di ascoltarvi. Infatti, vorremmo promuovere presto una piccola consulta per sentire e accogliere le vostre esigenze – ha sottolineato -. L’atteggiamento deve essere quello di vivere nella speranza e nella gioia, nonostante le difficoltà, come ci insegna il Santo Padre».

Tra i saluti iniziali ci sono stati anche quelli della dirigente dell’Iis Amaldi Maria Rosaria Autiero, dell’assessore alla Scuola, formazione e lavoro del Comune di Roma Claudia Pratelli e del presidente del VI municipio Nicola Franco. Il convegno, moderato da Gianmario Pagano, docente di religione, sceneggiatore e autore del blog “Bella Prof”, e da Giulia Rocchi, giornalista di Roma Sette, è stato aperto da Milena Santerini, ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica. La professoressa ha evidenziato come le politiche scolastiche debbano concentrarsi sul problema della dispersione, il fulcro dal quale partire per creare una scuola migliore.  «La scuola è aperta a tutti in Italia, ma è caratterizzata da molte diseguaglianze, che sono la causa degli abbandoni – ha sottolineato -. Una dispersione, ha spiegato Santerini, che non riguarda solo chi abbandona precocemente la scuola «ma anche chi, nonostante il diploma, non possiede le competenze».  Tra i motivi ci sono quegli familiari, sociali e il cosiddetto “effetto istituto”. «Trovarsi in una certa classe o in una certa scuola influisce sull’apprendimento», spiega Santerini. Per questo «è necessario ripartire dalla formazione degli insegnanti, dal potenziamento della scuola d’infanzia e dagli investimenti». Perché «la scuola serve a offrire gli strumenti culturali per orientarsi nella complessità del mondo», ha concluso.

Sul tema della dispersione scolastica le ha fatto eco Fabio Cannatà, dirigente dell’Iss Giorgio Ambrosoli: «Non sappiamo più dare punti di riferimento ai nostri studenti, che poi non si sanno orientare. Il primo passo deve essere l’ascolto. I docenti non devono perdere il contatto con la realtà, valorizzando le domande degli studenti, anche quelle che non vengono fatte. Le relazioni sono il vero senso della scuola», sono ancora le sue parole. Un tema ripreso anche da Rosa Caccioppo, dirigente dell’Iis Carlo Urbani: «La scuola non deve solo limitarsi a formare i ragazzi nelle competenze, ma deve rafforzare il senso morale e la condivisione – ha evidenziato -. Ma per fare questo bisogna partire dai docenti, che hanno il compito di rafforzare questi aspetti negli studenti anche attraverso il loro stesso comportamento». Caccioppo ha parlato soprattutto dell’importanza dei valori dell’educazione alla ricerca del senso della vita e della collaborazione. «I ragazzi comprendono in questo modo l’importanza dell’interazione con l’altro e dei risultati che si possono raggiungere insieme. Solo così possiamo realizzare un nuovo umanesimo globale», ha aggiunto.

Sulla stessa scia, Gabriele Palmieri, coordinatore delle attività giovanili della Comunità di San’Egidio, ha concluso il convegno. «Il punto fondamentale dal quale partire è vedere i giovani come una risorsa e non come un problema – ha evidenziato -. Dobbiamo credere veramente che nessuno sia perduto e irrecuperabile». Palmieri ha indicato quattro passi attraverso i quali portare avanti questa sfida. «Il primo è ascoltare e conoscere davvero in profondità». I giovani, ha spiegato, si sentono inascoltati, perché troppo spesso forniamo loro risposte preconfezionate. Il secondo «è prendersi cura e accompagnare con uno sguardo di tenerezza». Il terzo riguarda invece l’inclusione, che «si realizza attraverso la cultura e riscoprendo il senso della gratuità». Infine, «l’ultimo passo è promuovere, dare fiducia e creare entusiasmo». Per una scuola che sia davvero per tutti e non lasci indietro nessuno.

13 marzo 2024