I giovani di Roma in cammino con Francesco

Don Antonio Magnotta, direttore della Pastorale giovanile, ripercorre i momenti del pellegrinaggio diocesano e dell’incontro con Il Papa al Circo Massimo: «Insieme per confrontarci e pregare»

La Chiesa li ha interpellati. I giovani hanno risposto. Zaini in spalla, sotto il torrido sole di agosto, hanno macinato chilometri. Sorpreso con il loro desiderio di mettersi in cammino e meditare in silenzio. Contagiato con la loro allegria e smontato molti stereotipi. Esternato schiettamente le loro paure e perplessità. Mostrato «il volto bello dei ragazzi che hanno voglia di confrontarsi e di pregare». Don Antonio Magnotta, direttore del Servizio diocesano per la pastorale giovanile, riassume così la due giorni dei giovani italiani con Papa Francesco in vista del sinodo dei vescovi che si terrà dal 3 al 28 ottobre sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Per il sacerdote far precedere l’incontro ribattezzato “Siamo qui” dai pellegrinaggi svoltisi “Per mille strade” «è stata una bella intuizione». Sabato 11 agosto erano oltre 70mila al Circo Massimo e il giorno successivo si sono ritrovati in 90mila per la Messa a San Pietro presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Giunti a Roma da 195 diocesi italiane hanno dimostrato di volersi mettere in gioco dando un piccolo assaggio della Gmg che si terrà a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019. I ragazzi romani hanno ricalcato le orme di San Paolo partendo il 5 agosto da Pozzuoli. Una settantina i partecipanti accompagnati anche dal rettore del Pontificio seminario romano maggiore, don Gabriele Faraghini.

Durante il pellegrinaggio di oltre 200 chilometri «hanno visto la Chiesa che camminava con loro – ha proseguito don Antonio –. Nel gruppo non c’erano leader o protagonisti, si è percepita un’aria fraterna». Il sacerdote si è detto sorpreso ma al tempo stesso felice di scoprire che i giovani hanno «inaspettatamente apprezzato il silenzio. Noi abbiamo dei pregiudizi su di loro ma abbiamo davanti una fetta di giovani positiva che ha mostrato il volto di una Chiesa che si mette in gioco e cerca la sostanza e la semplicità. La loro gioia ci ha contagiato e il fatto che abbiano camminato insieme vescovi, preti, suore, animatori adulti ha fatto emergere l’esigenza di una Chiesa Madre. Nel profondo i ragazzi cercano la comunità».

Per don Antonio quella che stiamo vivendo non è più l’epoca di una pastorale giovanile sganciata dalla comunità che cerca iniziative per attirare giovani. «Non dobbiamo attirarli ma farli sentire figli di una Madre». Don Magnotta pone grande fiducia in questa generazione per la quale «è urgente lavorare perché cerca l’essenzialità. Forse hanno anche lanciato una provocazione alla nostra integrità interiore. Più siamo integri come animatori e sacerdoti e più saremo capaci di fare uscire il meglio anche da questi ragazzi».

Giunti a Roma il 10 agosto i ragazzi hanno curato l’accoglienza dei coetanei provenienti dalle altre diocesi. Secondo i dati ufficiali oltre 5mila quelli ospitati in 100 strutture tra chiese ed istituti religiosi. Difficilmente dimenticheranno le parole di Bergoglio che al Circo Massimo li ha esortati a non essere pessimisti ma a sognare, a rischiare quando si tratta di «amore vero» che non va mai confuso con «il semplice entusiasmo truccato d’amore». Il reiterato invito ad avere una Chiesa in uscita perché «il clericalismo è una perversione della Chiesa, che non è solo dei preti ma di tutti noi» seguito dal monito «la Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo».

Parole scolpite nella mente di Guglielmo, 19 anni, da 5 educatore dell’Azione Cattolica nella parrocchia di San Gaetano e di Alessia, 22 anni, responsabile di un gruppo di catechisti nella parrocchia di Sant’Atanasio. Per Guglielmo è stato il primo pellegrinaggio, un’esperienza «molto forte spiritualmente e fisicamente». Lo ha colpito l’incitamento di Francesco a non essere giovani da divano. «Faccio tesoro di quelle parole – ha affermato –. Non avverto la fatica ma la voglia di dare maggiore testimonianza. Noi giovani dobbiamo essere più attrattivi anche partendo dalle piccole cose, dalle esperienze di volontariato che aiutano a riscoprire una parte di se stessi».

Per Alessia si è trattato di una «bellissima esperienza di fraternità. Durante il pellegrinaggio dovevamo condividere tutto abbattendo i muri dell’individualismo. La fatica è stata una risorsa per riscoprire il valore dei legami autentici e delle piccole cose, ci ha permesso di scoprirci senza maschere». Anche per lei particolarmente significativo l’invito di Bergoglio ad essere una Chiesa in uscita e ad avere il coraggio di inseguire i propri sogni. «La chiesa ha dimostrato di avere a cuore la vita dei giovani – ha detto – si mette in ascolto dei ragazzi ed è pronta ad accoglierli e a rispondere alle loro domande. Ora tocca a noi ascoltare e rispondere ai coetanei che sono lontani».

 

3 settembre 2018