I giovani atleti del Csi protagonisti de “La notte dei capitani”

15ª edizione per l’iniziativa organizzata dal Centro sportivo italiano di Roma, inaugurata dal capitano della Lazio Zaccagni. «La fascia ti fa crescere, come atleta e come persona»

Dedicata ai giovani atleti, ai capitani delle squadre e ai loro dirigenti la 15ª edizione de “La notte dei capitani”, organizzata dal Centro sportivo italiano (Csi) della Capitale, che si è svolta sabato scorso, 14 dicembre, nell’impianto polisportivo di via Montona. Un’occasione per riflettere sul ruolo del capitano all’interno di una squadra, sensibilizzando i giovani atleti a vivere lo sport in modo cristiano, abbracciando valori quali il fair play, la lealtà e il rispetto per gli avversari e i compagni di squadra. Presenti, tra gli altri, Daniele Pasquini, presidente del Csi Roma, in neo cardinale Fabio Baggio, Silvio Cinque, rappresentante di “Sport e Legalità”, rete di magistrati italiani impegnati nella promozione dell’educazione alla legalità e ai valori costituzionali. E ancora, la responsabile delle Fiamme Azzurre Irene Marotta e l’ex pugile Vincenzo Mangiacapre.

L’evento si è svolto in tre fasi: prima l’intervento degli ospiti, poi il “giuramento dei capitani”, infine la consegna a tutti i giovani atleti che hanno preso parte all’iniziativa della fascia da capitano, segno concreto dell’impegno assunto in campo e nella vita. A dare il via, le parole del capitano della Lazio Mattia Zaccagni. «Da quando sono diventato capitano della Lazio – ha dichiarato – ho avvertito la responsabilità che questo ruolo richiede, nei confronti dei miei compagni di squadra, del mister, di tutto lo staff, dei tifosi e anche degli arbitri, che meritano rispetto da parte di tutti, giocatori e spettatori. La fascia di capitano ti fa crescere, sia come atleta che come persona. Auguro a tutti i giovani capitani d’interpretare pienamente questo ruolo perché ti aiuta a vedere tutto con occhi nuovi sia in campo che nella vita. In bocca al lupo ai capitani Csi Roma».

La notte dei capitani «è ormai una tradizione del Csi romano», ha rivendicato Pasquini, spiegando che «abbiamo pensato di dedicare a tutti i capitani una notte per “giurare” di essere dei veri leader nello sport e nella vita. I numeri del Csi su Roma potrebbero essere ancora più ampi e noi ci stiamo impegnando affinché ciò avvenga: vogliamo crescere di più, vedere “nuovi capitani”, futuri dirigenti associativi ma anche cittadini e buoni cristiani, come diceva Don Bosco».

Tra i temi centrali di questa edizione, spicca quello della legalità, portato avanti da Silvio Cinque e da Irene Marotta,. Proprio quest’ultima si è fatta portavoce dell’iniziativa partita dalla Fondazione Giovanni Paolo II, che ha portato la competizione olimpica anche negli istituti penitenziari. «Il progetto coinvolge magistrati, polizia penitenziaria, detenuti e società esterna (giornalisti, studenti universitari), tutti uniti sotto i valori dello sport. La struttura pilota è quella di Rebibbia, ma puntiamo a replicare questo modello in altri istituti penitenziari. Vogliamo coinvolgere il più alto numero di detenuti, anche se ci sono molte difficoltà, alcune legate alle categorie dei detenuti – non tutti si possono incontrare tra loro, alcuni fanno parte di circuiti protetti – altre che riguardano il sesso dei detenuti – vorremmo fare una staffetta mista ma è molto complicato -. Tutto ciò non ci spaventa: aspettiamo giugno per le giornate del Giubileo nello sport».

Alle sue parole ha fatto eco Silvio Cinque, che ha dichiarato: «Sono qui, stasera, in rappresentanza della rete “Sport e legalità”, che si propone di promuovere presso scuole e istituti penitenziari i valori di onestà,  correttezza, rispetto delle regole e fair play nello sport e nella vita. Ovviamente chi accetta di rivestire il ruolo di capitano deve dare l’esempio, sempre. Quello che facciamo nella vita dobbiamo farlo anche nello sport». Poi il turno di Vincenzo Mangiacapre, medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Londra 2012, medaglia di bronzo ai Mondiali di Baku 2011 e ancora bronzo agli Europei di Ankara 2011 nel pugilato. L’atleta ha ripercorso la sua infanzia a Marcianise, i problemi legati alla criminalità organizzata, la paura di cadere vittima di alcune situazioni e dinamiche. La palestra all’epoca è diventata per il pugile un rifugio. «A 16 anni sono stato arrestato per un crimine che non avevo commesso – ha raccontato -. Ma stare li rinchiuso tra quattro mura mi ha aiutato a capire cosa volevo davvero dalla vita e mi sono dedicato anima e corpo al pugilato. Lo sport può essere una via di riscatto per una persona, come dice Papa Francesco. A me lo sport ha cambiato la vita. Sono qui per mandare un messaggio di sport e valori. Io ero dall’altra parte prima, solo grazie al pugilato mi sono formato e realizzato come uomo».

Infine, l’intervento del cardinale Fabio Baggio, che al termine della sua presentazione ha benedetto le fasce da capitano consegnate ai giovani atleti. «Ai capitani di oggi e domani chiediamo un forte impegno per raggiungere un obiettivo: lo sport è disciplina, conoscere i confini oltre i quali non dobbiamo andare – ha affermato -. Le regole servono a essere onesti con noi stessi e con gli altri. Lo sport non è tutto nella vita, ci sono tanti altri ambiti, ma ci aiuta a crescere: facciamo tutto per vincere ma sappiamo affrontare anche la sconfitta. Il rispetto nei confronti dei giocatori, dei tifosi, del pubblico, l’attenzione anche al linguaggio usato, sono temi fondamentali, da tenere sempre presenti. Ci sono tanti bravissimi capitani che oggi sono modelli: lasciamoci ispirare, cerchiamo di essere fratelli e sorelle e rispettarci».

16 dicembre 2024