I Giochi paralimpici 2024, successo di visibilià

Conclusa l’edizione parigina che ha segnato un nuovo record di attenzione mediatica, in Italia e nel mondo. Gli azzurri migliorano Tokyo con 71 medaglie (fra cui 24 titoli paralimpici) e il sesto posto nel medagliere generale

Un successo. Al termine del percorso di Parigi 2024 va riconosciuto ancora una volta, come già accaduto nelle ultime edizioni, che i Giochi paralimpici si sono confermati capaci di attrarre attenzione e interesse, di trasmettere emozioni, di affascinare milioni di persone in tutto il mondo con le gesta dei 4.400 atleti partecipanti. Nella Capitale francese le Paralimpiadi ribadiscono ad alta voce di essere diventate una manifestazione sportiva di alto livello, mantenendo peraltro quella loro capacità innata di saper trasmettere un potente messaggio di natura sociale nell’ottica della piena dignità e della piena inclusione di tutte le persone con disabilità. Il giusto riconoscimento della natura sportivo-agonistica delle gare (oggetto peraltro di un’apposita campagna da parte dell’Ipc, il Comitato paralimpico internazionale, in cui alcuni grandi atleti hanno affermato di non essere a Parigi per “partecipare” ma per “competere”, con l’obiettivo di provocare una riflessione sul linguaggio utilizzato per descrivere i paralimpici) è andato di pari passo con il richiamo universale ai diritti delle persone con disabilità, in ogni contesto e società essi vivano. Qualcosa che, attraverso le gare sportive, contribuisce a cancellare luoghi comuni, a ripensare le proprie credenze, a mutare approccio nei confronti di un universo che non è affatto un mondo a parte, ma è parte integrante del mondo in cui tutti viviamo.

Abbandonata la visione dei “super-eroi”, immagine che gli atleti paralimpici avevano indossato in occasione dell’edizione di Londra 2012 (altro grande momento di crescita culturale e sociale), gli atleti paralimpici si sono presentati al mondo con l’immagine dei “rivoluzionari” gentili, quelli che certo hanno superato difficoltà e barriere ma che poi in definitiva ambiscono a una cosa: migliorare le proprie prestazioni, lottare per ottenere il miglior risultato sportivo, partecipare alle gare e vincerle. In questo completamente speculari e totalmente simili agli atleti che tre settimane prima di loro hanno dato vita ai Giochi olimpici. La stessa dignità, lo stesso obiettivo, lo stesso risultato. Un elemento di “normalizzazione”, perché se è vero che alle Paralimpiadi arrivano solo i migliori, così come accade alle Olimpiadi, è anche vero che l’impegno e la passione sono caratteristiche dello sport praticato a ogni livello, e a ogni livello lo sport è sinonimo di considerazione, di coesione, di aggregazione, di rispetto. È una “normalizzazione” della persona che, guardando all’intera società, ha ancora bisogno di compiere molti passi ma che indubbiamente i Giochi paralimpici contribuiscono ogni volta ad avvicinare.

È su questa scia che nel corso della cerimonia di chiusura il presidente del Comitato paralimpico internazionale Andrew Parsons ha affermato che «ora è il momento di fare la differenza. L’apprezzamento e gli applausi devono essere seguiti dall’accettazione e dall’azione. I cambiamenti di atteggiamento devono portare a un cambiamento di opinioni. Gli ostacoli devono trasformarsi in opportunità. Abbiamo tutti la responsabilità collettiva di usare lo slancio dei Giochi paralimpici di Parigi 2024 per rendere il mondo che ci circonda più inclusivo. Che eredità paralimpica sarebbe, non solo per questi atleti, ma per gli 1,3 miliardi di persone con disabilità che rappresentano nel mondo! Oltre i 12 giorni di sport, dobbiamo abbattere le barriere che esistono nella società, dobbiamo consentire e dare potere alle persone con disabilità per eccellere al di fuori del campo di gioco, nell’istruzione, nell’occupazione, nell’intrattenimento, nel governo, nella società civile, ovunque! Diversità e differenza non dovrebbero dividerci. Diversità e differenza dovrebbero unirci, guidare il cambiamento e rendere questo pianeta migliore per tutti. Il cambiamento inizia con lo sport e la nostra rivoluzione dell’inclusione, guidata dalle Paralimpiadi, ha accelerato il cambiamento per rendere questa città e questo paese più inclusivi».

La formula “Giochi olimpici e paralimpici”, intesi come un evento unico seppur separato dal punto di vista temporale, è stata a Parigi 2024 particolarmente enfatizzata: un elemento ben riuscito, con continui rimandi fra i due mondi (sottolineati anche nelle rispettive cerimonie di apertura e di chiusura) a rafforzare ulteriormente l’immagine di uno stesso mondo pur visto da angolazioni diverse. La città ha assorbito le inevitabili conseguenze di un grande evento spalmato su un mese e mezzo, manifestando anche un certo tasso di coinvolgimento: la presenza sugli spalti delle gare paralimpiche, numericamente di assoluto rilievo con oltre due milioni di biglietti venduti, è stata la punta di un interesse che in città ha caratterizzato anche altri luoghi, ad iniziare dal piccolo villaggio davanti all’Hotel de Ville, realizzato dal comune di Parigi proprio sulla piazza antistante il municipio con maxischermi per vedere le gare e per favorire momenti di condivisione. La gran parte dei parigini, come dei francesi, ha naturalmente seguito i Giochi soprattutto attraverso la tv pubblica, che ha garantito alle Paralimpiadi un’ampia copertura mediatica. La Paralimpiade in bella mostra, e con essa tutto ciò che ha saputo raccontare. Se c’è un elemento di criticità, che a Parigi – come già in passato in altri contesti – è parso evidente, è quello che concerne l’andamento complessivo del movimento turistico: se i Giochi portano tifosi e spettatori, sottraggono anche milioni di turisti che rispetto agli anni precedenti scelgono altre destinazioni. In definitiva, anche a sentire albergatori e ristoratori, ne viene fuori l’immagine di una Parigi meno frequentata, con tutto quello che comporta anche in termini economici.

Anche nel nostro Paese la copertura mediatica è stata la principale novità dell’edizione parigina: la scelta finalmente compiuta di riservare alle competizioni paralimpiche l’onore della televisione generalista, con una diretta quasi non-stop su Rai 2, ha permesso a tanti comuni cittadini di comprendere meglio il senso e le caratteristiche della manifestazione, incrociando storie, provando emozioni e in definitiva godendo di uno spettacolo che fino a Tokyo 2020 era rimasto in larghissima parte (pur con una copertura comunque integrale) confinato sul canale tematico di Rai Sport, inevitabilmente meno seguito. I giornali, i siti web, i social network hanno seguito l’onda televisiva, e hanno generato interesse e interazioni certamente maggiori rispetto al passato.

Il risultato sportivo ha disegnato un quadro globale che vede la conferma ai massimi livelli di Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti, a grandi linee negli stessi rapporti di forza che avevamo visto tre anni fa a Tokyo 2020. Gli asiatici (ori 94 / argenti 76 / bronzi 50) hanno chiuso in testa il medagliere con 220 medaglie complessive (+13 rispetto a Tokyo anche se con due ori in meno), mentre i britannici hanno confermato il totale delle medaglie (124: 49/44/31) conquistando otto titoli paralimpici in più rispetto ai 41 di Tokyo. Terza piazza per gli Stati Uniti (36/42/27) con 105 medaglie totali (104 a Tokyo dove c’era stato un oro in più).

Il medagliere di Tokyo 2020 aveva visto al quarto posto la presenza del Comitato paralimpico russo (Rpc), senza inno né bandiera per le sanzioni applicate al Paese in seguito alla manipolazione sistematica dei test antidoping: in quell’occasione i russi – gareggiando a titolo individuale – si portarono a casa 118 medaglie (con 36 ori). A Parigi 2024 la partecipazione degli atleti russi (e di quelli bielorussi) è stata inglobata nella squadra denominata degli “Atleti neutrali paralimpici” (Npa), una presenza sempre a titolo individuale dopo l’esclusione dei due Paesi in seguito alla guerra scatenata contro l’Ucraina nel febbraio 2022. La compagine Npa è stata esclusa anche dal medagliere, nel quale non compaiono dunque le medaglie vinte dagli atleti di Russia e Bielorussia: per la cronaca, con una delegazione ridotta a poco meno di 100 partecipanti, sono state complessivamente 71 (26/22/23). Senza i russi, al quarto posto del medagliere ufficiale si sono dunque issati i Paesi Bassi, che si sono confermati fra i primi cinque Paesi paralimpici con 27 ori (17 argenti  / 12 bronzi), per un totale di 56 medaglie (a Tokyo erano state 59 con 26 ori). In quinta posizione assoluta sale invece il Brasile, forte di 25 ori (+ 26 argenti e 38 bronzi) e di 89 medaglie totali, assai più delle 72 (con 22 ori) che erano state vinte a Tokyo e che erano valse il settimo posto assoluto.

Subito dietro ai primi cinque Paesi, ecco l’Italia che chiude quindi al sesto posto assoluto (sarebbe stato il settimo se fosse stata considerata anche la Russia) rispetto al nono conquistato a Tokyo. Gli azzurri, che dal Giappone tornarono con 69 medaglie (14/29/26), a Parigi si sono messi al collo 71 medaglie, con un numero nettamente più alto di medaglie d’oro (24), oltre a 15 argenti e a 32 medaglie di bronzo. Si conferma ad alti livelli anche l’Ucraina, settima nel medagliere con 82 medaglie (22/28/32) in leggera contrazione rispetto a Tokyo 2020, mentre guadagna un buon numero di posizioni la Francia padrona di casa, che tre anni dopo il 14esimo posto assoluto a Tokyo con 55 medaglie (11/15/29)  ne conquista venti in più (75) chiudendo ottava con 19 ori, 28 argenti e 28 bronzi. La Paralimpiade di casa è stata onorata da una buona progressione. Al nono e al decimo posto si piazzano infine l’Australia (18/17/28 per 63 medaglie totali) e il Giappone (14/10/17 per 41 medaglie complessive). A seguire, fra l’11esima e la 20esima posizione ci sono Germania, Canada, Uzbekistan, Iran, Svizzera, Polonia, Spagna, India, Colombia e Belgio. Sono stati 67 i Paesi a conquistare almeno un titolo paralimpico, dunque una medaglia d’oro, mentre sono andati a medaglia (dunque hanno vinto almeno un bronzo) 85 Paesi.

Per l’Italia, insomma, un’edizione positiva: 71 medaglie – due in più rispetto a Tokyo 2020 -, di cui 24 ori (ben 10 in più) e un miglioramento nel medagliere generale di tre posizioni (due, considerando l’assenza della Russia). Non era un risultato scontato per la delegazione azzurra, che pure si era presentata con il proprio record numerico (141 atleti, di cui 52 esordienti) impegnati in 17 discipline (a Tokyo 2020 furono solo 15). Ad andare a medaglia sono state ben 11 discipline: nuoto, atletica, ciclismo, tennistavolo, tiro con l’arco, scherma, triathlon, equitazione, pesistica, taekwondo, tiro a segno. È tutto il movimento che si è dimostrato sicuramente in salute e questo è il segno, secondo il presidente del Cip Luca Pancalli, «che la politica orizzontale intrapresa dal Cip insieme alle Federazioni sportive è quella giusta. Sono da sempre convinto che nel mondo paralimpico internazionale non esistano rivoluzioni ma lunghi processi di contaminazione che partono da lontano: sono convinto che il Cip sia tra i più grandi agenti trasformatori della società civile. Chi si è appassionato alle Paralimpiadi – veramente in tanti – sono persone sicuramente migliori perché in grado di accettare ogni tipo di diversità». (Stefano Caredda)

9 settembre 2024