«In questo delicato momento per il Paese, la comunità francescana del Sacro Convento di Assisi è vicina con la preghiera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per sostenerne l’impegno responsabile». Dal Sacro Convento di Assisi arriva, affidata a una nota, la solidarietà dei Francescani al Capo dello Stato ma anche un appello affinché l’Italia intera «ritrovi in san Francesco, patrono della nazione, la forza e il coraggio per percorrere la strada del Bene Comune». In tanti, riferiscono i frati, «ci hanno chiamato preoccupati per la situazione». È nata così, sul sito internet della comunità, l’iniziativa “Dillo al Santo di Assisi”: «Inviateci il vostro pensiero su quanto sta accadendo – è l’esortazione dei frati -. San Francesco ci aiuti a essere strumenti di pace».

Un invito a recuperare «calma e senso di responsabilità» arriva anche da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, raggiunto dall’Agenzia Sir. «Il presidente della Repubblica deve valutare diversi aspetti, compresa l’immagine che un certo ministro incarna, perché essa non è priva di effetti», spiega facendo riferimento alla questione della mancata nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia. «Mattarella – le parole di Mirabelli – ha assecondato lungamente il cammino di formazione di un governo parlamentare e alla fine ha eccepito soltanto su un nome della lista dei ministri, per le motivazioni che con grande trasparenza ha voluto anche spiegare all’opinione pubblica».

Il presidente della Repubblica, ribadisce il costituzionalista, «non opera sotto dettatura», mentre «chi ha la maggioranza in Parlamento non ha un potere assoluto. C’è un bilanciamento tra i poteri degli organi dello Stato – osserva – che assicura il funzionamento delle istituzioni e in ultima analisi garantisce la libertà dei cittadini. Non è che chi vince comanda come vuole». A proposito dell’ipotesi di impeachment, il costituzionalista ricorda che «la Costituzione, all’articolo 90, stabilisce che il presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni se non per alto tradimento o attentato alla Costituzione». Ma, per il caso di cui è accusato da alcune forze politiche, «ha esercitato le sue funzioni nell’ambito dei poteri che la Costituzione gli assegna». Quindi un richiamo: «Vedo il grave rischio che si trasformi una crisi politica in una crisi istituzionale, con ripercussioni pesanti per il Paese, anche sul piano dell’economia».

30 maggio 2018