“I fratelli De Filippo” e la vita di Napoli

Il film presentato alla Festa del Cinema di Roma approda nelle sale dal 13 dicembre. il regista Rubini dirige un’orchestra che si muove sul teatro di una città vitale, colorata, piena di frenesia

All’inizio del Novecento, Peppino, Titina ed Eduardo De Filippo vivono a Napoli con la madre Luisa. Il padre ha deciso di nascondersi nei panni dello “zio” Edoardo Scarpetta, attore famoso, il più ricco e acclamato della città. Scarpetta non ha voluto riconoscere questi tre figli, pur avendo da subito fatto vivere loro l’aria del teatro. La storia vera dei fratelli De Filippo si intreccia con quella di Napoli, della cultura, del ‘900 italiano in una sorta di grande palcoscenico nel quale verità e menzogna si alternano di continuo in una girandola di emozioni.

È il film I fratelli De Filippo, presentato come Evento speciale alla 16ª Festa del Cinema di Roma nell’ottobre scorso, e dal 13 dicembre in uscita nelle sale. Va detto che alla Mostra di Venezia n. 78 del settembre scorso, era in concorso Qui rido io, di Mario Martone, a sua volta con al centro la figura di Edoardo Scarpetta. Ma la presenza del grande attore napoletano è l’unico punto di contatto tra due vicende che prendono quasi da subito strade del tutto differenti. Martone posa con decisione l’occhio su Scarpetta, ne fa il perno di una individualità forte e rigorosa, tanto decisa nel non rinunciare alla sua “numerosa” famiglia quanto allegra, fantasiosa e irresistibile nel trovare i giusti meccanismi per convincere il pubblico alla risata. Sergio Rubini, soprattutto attore ma ben presto anche regista (una quindicina di film diretti, da La stazione, 1990) sposta invece l’obbiettivo sui tre fratelli De Filippo, dei quali attraverso una narrazione opportunamente spezzata e ad incastro mette in scena i passaggi tempestosi di una vita piena di rimbalzi sentimentali, di mutamenti di rotta, di repentini cambi di atteggiamento.

Di sicuro quello che cova nel sangue dei tre è il ribollente fuoco dell’arte. Il copione segue la crescita dei ragazzi, che maturano tra inciampi, sotterfugi, invidie, sempre scherzando sul filo del rasoio di una sottile, profonda rivalità. Scarpetta, il padre, muore nel 1925, e per i ragazzi arriva il momento della resa dei conti. Nel dipanare le fila di rapporti che si fanno via via più tesi e nervosi, il film acquista peso e sostanza: si allarga l’orizzonte culturale intorno, l’avvento del sonoro nel cinema produce un radicale cambiamento nei rapporti con pubblico, i testi teatrali chiedono più varietà e leggerezza. Quando Edoardo torna da Milano, si capisce che il progetto dei fratelli per una proposta comune può trovare concretezza. La guerra avrà il suo peso nel farla restare un’utopia, e i fratelli prenderanno dagli anni ’50 strade separate, ciascuna di grande prestigio.

I fratelli De Filippo è un film bello, arricchito da una regia attenta a tutti i dettagli, in grado di mettere al giusto posto torti, meriti, colpe. Rubini dirige un’orchestra che si muove sul teatro di una Napoli vitale, colorata, piena di frenesia. Con un gruppo di attori di impeccabile bravura.

29 novembre 2021