I fidanzati, «nuovi discepoli che parlano il linguaggio dell’amore»

La Festa diocesana con il vescovo Gervasi e padre Vianelli, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia. Il presule: «Siete un tesoro per tutti noi»

Una giornata di incontro e preghiera, ma soprattutto di confronto e condivisone dei propri percorsi di vita. A pochi giorni dalla festa di san Valentino, sabato scorso, 17 febbraio, circa 50 coppie di Roma in cammino verso il matrimonio si sono ritrovate nella parrocchia della Santissima Annunziata insieme al vescovo Dario Gervasi, delegato per l’ambito per la Cura delle età e della vita, per la Festa diocesana dei fidanzati

«Voi che siete fidanzati e state per sposarvi, facendo il passo nel sacramento del matrimonio – ha detto il vescovo – siete un tesoro per tutti noi, come diocesi e come Chiesa». Due persone, in particolare quando sono giovani, «che si sposano e vogliono mettere nella loro vita il sigillo di fedeltà e di “per sempre”, sono un dono che viene da Dio, soprattutto in questo momento pieno di difficoltà per l’istituzione famiglia. Vedervi qui – ha aggiunto durante il suo saluto – è come vedere i gioielli che abbiamo in quanto diocesi, per questo è fondamentale chiedere al Signore di accompagnarvi nella preparazione ma anche in tutta la vostra vita da coniugi; un accompagnamento che si fa concreto con il prezioso lavoro degli operatori pastorali».

Il messaggio al centro della giornata è stato quello «del prendersi cura», come ha sottolineato padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia. «Una coppia – ha spiegato – deve innanzitutto avere la consapevolezza di doversi prendere cura l’un l’altro, e poi ovviamente ci deve essere la cura che la Chiesa dona loro». L’altro tema portante, secondo padre Vianelli, è poi quello di «abbeverarsi con la speranza, perché chi decide di diventare sacramento per la comunità è una ricchezza per sé stesso e per una Chiesa che così riscopre, giorno dopo giorno, un Dio che con le nuove famiglie continua a mandare profeti. Nuovi discepoli che parlano un linguaggio che ha l’amore come cifra». Il direttore dell’Ufficio per la pastorale della famiglia ha poi evidenziato la presenza di molte coppie, anche sposate da poco, che già operano nella pastorale per preparare i giovani al matrimonio: «È importante perché fa parte di una logica familiare delle comunità parrocchiali e diocesane, una logica di continuità: chi è stato già nutrito continua a nutrire chi viene dopo».

Tra questi Livio D’Alvia e Ilaria Mammola, sposati dal maggio scorso, che già mettono la loro esperienza a servizio dei fidanzati. 34 anni lui e 29 lei, hanno svolto il loro itinerario proprio nella parrocchia della Santissima Annunziata: «Quando abbiamo iniziato il nostro percorso oltre un anno fa – raccontano – abbiamo trovato un ambiente così accogliente che dopo sposati ci è venuto naturale, spontaneo proseguire».

La stessa giornata di sabato, con laboratori, giochi tematici e scambio di esperienze è stata, secondo i due, «importante, perché c’è stato un confronto con catechisti e coppie provenienti da altre parrocchie. Si scoprono così le similitudini ma anche le differenze, le criticità, le cose buone che altri quartieri possono riservare. Ognuno prende esempio, migliora e cresce». Un’occasione, dunque, «per fare comunità e vivere la sinodalità della nostra diocesi».

Tra i fidanzati presenti, Andrea e Martina, entrambi di 30 anni, arrivati da Ostia, ma lui abruzzese d’origine e lei piemontese, arrivati nella Capitale per l’università e poi stabiliti qui per lavoro: «Siamo venuti per trovare un senso di comunione con chi sta facendo la stessa nostra esperienza e la curiosità di scoprire nuovi aspetti del percorso matrimoniale». Nella loro parrocchia di Nostra Signora di Bonaria, come raccontano, hanno fatto molti lavori di gruppo, scambi di esperienze di vita, dunque «un itinerario molto partecipativo, dinamico, ma con questa Festa abbiamo scoperto, da altre coppie, come le possibilità di vivere il fidanzamento siano infinite all’interno della Chiesa, tutte giuste». Da chi si è sempre impegnato con associazioni, scout o gruppi a chi non lo ha mai fatto, da chi forma i giovani con un’esperienza già lunga di famiglia e molti figli a chi lo fa da giovanissimo. Per Martina e Andrea, infine, il messaggio arrivato dalla Festa dei Fidanzati è stato anche quello di «sentirsi meno soli: ci siamo sentiti supportati da una Chiesa realmente interessate a noi e alle nostre vite».

19 febbraio 2024