I diaconi, «chiamati a vivere l’Amore, fedeli alla felicità che Dio vi ha donato»

Il cardinale De Donatis ha presieduto la Messa per l'ordinazione di 10 seminaristi, nella basilica di San Giovanni. Un «rito intermedio» che «imprime la forma di Cristo Servo al futuro ministero sacerdotale». Vengono dal Maggiore, dalla Società del Divin Salvatore e dal Redemptoris Mater

Il nucleo centrale della missione del diacono, servo della carità, il cui ministero deve essere «mosso esclusivamente dall’amore», è trasmettere la buona notizia del Vangelo e vivere concretamente la “diakonia”, ossia il servizio ai poveri sull’esempio di Cristo. Perché, come scriveva san Girolamo, «l’unico nostro guadagno è l’amore di Cristo». Lo ha ricordato il cardinale vicario Angelo De Donatis che sabato sera, 8 maggio, nella basilica di San Giovanni in Laterano ha ordinato dieci diaconi transeunti, seminaristi che tra qualche mese saranno ordinati presbiteri. «Quasi un rito intermedio – lo ha definito il porporato – che comunque non passa ma si radica nell’essenziale, imprimendo la forma di Cristo Servo al futuro ministero sacerdotale». De Donatis ha quindi rimarcato che il diacono è chiamato a vivere l’amore e «a riversarlo nella vita quotidiana con la Parola di Dio e nella carità verso i poveri. La Parola e i poveri sono i due luoghi dove l’amore si rende visibile, consolante, esigente. Siate attaccati a questo amore e siate sempre fedeli alla felicità che Dio vi ha donato».

Accompagnati dalle famiglie e dalle comunità nelle quali prestano servizio, hanno scandito il loro “Eccomi” Emanuele Gargiulo, Luca Santa Croce e Joseph Zili Dankyang, che si stanno formando al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Lazarus Moti Nyangau sta invece studiando presso la Società del Divin Salvatore (Salvatoriani) mentre appartengono al Collegio diocesano Redemptoris Mater Mattia Mirandola, Matteo Nistri, Kikoti Modestus Hamilton, Gabriele Tomarelli, Stefano Maccari e Raffaele Pontrandolfi. Per sei volte hanno ripetuto “Sì, lo voglio”, esprimendo la volontà di conformare la propria vita a Cristo esercitando il ministero con umiltà e carità, custodendo la fede, vivendo nel celibato, scandendo i giorni con la preghiera della Liturgia delle Ore. Davanti al cardinale Enrico Feroci, ai vescovi Paolo Ricciardi e Benoni Ambarus, ai rettori dei seminari di provenienza, hanno promesso obbedienza al Papa e, prostrati per terra, hanno rimarcato la volontà di morire a se stessi per essere tutti di Cristo, portando ovunque il suo amore.

È proprio sull’amore che il vicario del Papa per la diocesi di Roma ha incentrato la sua omelia, partendo dal Vangelo proposto per la sesta domenica di Pasqua nel quale Gesù comanda ai suoi di amarsi gli uni gli altri, seguendo il suo esempio. «Cosa cerchiamo? Tutto il nostro industriarci, discernere, incontrarci, da cosa è mosso? Dall’amore», le parole di De Donatis. Rivolgendosi direttamente ai dieci ordinandi ha quindi domandato cosa hanno cercato in tutti questi anni di preparazione in seminario. «Un ruolo? Un posto nella Chiesa? Un mestiere? Un palcoscenico su cui esibirsi? No, solo l’amore» al quale ogni battezzato ha accesso tramite lo Spirito Santo. Il cardinale vicario ha proposto di prendere come esempio la samaritana che Gesù incontra al pozzo di Giacobbe e la peccatrice che unge i piedi di Gesù nella casa di Simone, «unica fra tutti i convitati a dare a Gesù l’amore che egli si aspettava dai suoi discepoli. Lo ha saputo fare perché a chi si perdona molto, molto ama. Si è resi capaci di percepire l’amore di Dio – le parole del porporato – quando il perdono ci raggiunge incollando il nostro cuore a quello di Cristo. Non stanchiamoci mai di chiedere perdono, accettiamo la realtà delle nostre fughe, delle idolatrie nascoste sotto il bon ton ecclesiastico. Gettiamoci ai piedi del Maestro e mettiamoci sotto i piedi gli onori del mondo. Allora scopriremo che il suo amore vale più della vita».

10 maggio 2021