I cristiani di Terra Santa: necessaria una «zona di salvaguardia»

La dichiarazione dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Gerusalemme riguardante «l’attuale minaccia alla presenza cristiana» nei luoghi santi

Aggressioni «fisiche e verbali», attacchi alle chiese, con «luoghi santi regolarmente vandalizzati e profanati e continue intimidazioni nei confronti dei cristiani locali che cercano semplicemente di esercitare la propria fede liberamente e di svolgere la loro vita quotidiana». I patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme in una dichiarazione diffusa ieri, 15 dicembre, denunciano «l’attuale minaccia alla presenza cristiana in Terra Santa», parlando di «tattiche utilizzate da gruppi radicali nel tentativo sistematico di cacciare la comunità cristiana da Gerusalemme e da altre parti della Terra Santa».

Non manca, da parte dei leader cristiani, la «gratitudine» per  «l’impegno assunto dal governo israeliano per rendere la Terra Santa una casa sicura e protetta per i cristiani locali e per preservare la comunità cristiana come parte integrante del mosaico della comunità locale». Allo stesso modo riconoscono «l’impegno del governo nell’agevolare la visita di milioni di pellegrini cristiani ai luoghi santi della Terra Santa». Tuttavia, rilevano, «è motivo di grave preoccupazione quando questo impegno nazionale viene tradito da politici, funzionari e forze dell’ordine locali che non riescono nel frenare le attività dei gruppi radicali che regolarmente intimidiscono i cristiani locali, aggrediscono sacerdoti e clero e profanano i luoghi santi e le proprietà della Chiesa».

In particolare, nella dichiarazione viene denunciata «l’acquisizione, da parte di gruppi radicali, di proprietà strategiche nel quartiere cristiano, con l’obiettivo di diminuire la presenza cristiana, spesso usando rapporti disonesti e tattiche intimidatorie per sfrattare i residenti dalle loro case, riducendo drasticamente la presenza cristiana e interrompendo ulteriormente le storiche vie di pellegrinaggio tra Betlemme e Gerusalemme».  Per i capi cristiani invece «il carattere spirituale e culturale di distinti e storici quartieri di Gerusalemme dovrebbe essere protetto», essendo, peraltro, «già riconosciuto nella legge israeliana per quanto riguarda il quartiere ebraico». E ancora, «il pellegrinaggio cristiano – scrivono -, oltre a essere un diritto di tutti i cristiani del mondo, porta grandi benefici all’economia e alla società israeliana. In un recente rapporto dell’Università di Birmingham, è stato evidenziato che il pellegrinaggio e il turismo cristiani contribuiscono per 3 miliardi di dollari all’economia israeliana. La comunità cristiana locale, sebbene piccola e in diminuzione di numero, fornisce una quantità considerevole di servizi educativi, sanitari e umanitari nelle comunità di Israele, Palestina e Giordania».

Invocando la tutela della libertà religiosa da parte delle autorità politiche locali di Israele, Palestina e Giordania, i capi e i patriarchi delle Chiese di Gerusalemme chiedono quindi un dialogo urgente con le istituzioni per «affrontare le sfide presentate dai gruppi radicali a Gerusalemme sia alla comunità cristiana che allo Stato di diritto, in modo da garantire che nessun cittadino o istituzione debba vivere sotto la minaccia della violenza o dell’intimidazione» e «avviare il dialogo per creare una speciale zona culturale del patrimonio cristiano, per salvaguardare l’integrità del quartiere cristiano nella Città vecchia di Gerusalemme e per garantire che il suo carattere unico e il suo patrimonio siano preservati per il benessere della comunità locale, la nostra vita e il mondo intero».

16 dicembre 2021