I conti col passato: “I nostri fantasmi”

Nelle sale la pellicola del 2020 firmata da Alessandro Capitani. Una storia con tante storie dentro: tanti temi, con momenti ora aspri e ora di poesia. Tra malinconia e dolorosa sincerità

Arriva nelle sale I nostri fantasmi, film italiano del 2020. La vicenda prende il via a Torino. Valerio, un uomo sui 40 anni, vive con suo figlio Carlo, sei anni, nel sottotetto della casa da cui sono stati sfrattati. Ogni volta che arrivano nuovi inquilini, padre e figlio mettono in atto operazioni di disturbo per terrorizzarli, facendo credere che la casa sia abitata da fantasmi: tutto nella speranza di tornare a vivere nell’appartamento “di sotto”. L’incipit si muove in questa direzione: sequenza notturna, ombre che scivolano nel buio, grande paura per la giovane coppia che vive nell’appartamento, fuga precipitosa degli ignari proprietari sotto una pioggia battente.

Siamo calati in una storia con tante storie dentro, talvolta azzeccate talaltra meno. Ben presto il mistero si svela: Valerio ha inventato un gioco per proteggere il figlio da una vita misera. Lui è disoccupato, vedovo, e per far accettare la difficile situazione gli fa credere che la mamma è partita per un lungo viaggio dove lui può raggiungerla solo collegandosi tramite telescopio con gli spazi interstellari. Ma con i nuovi inquilini capita qualcosa che mette fine al gioco. Arriva infatti Miriam, una ragazza in fuga da Israele con la figlia piccola Emma. Qui, dopo il primo momento di incertezza e sbandamento, Valerio e Miriam cominciano a trovare dei punti di incontro.

A lungo Alessandro Capitani, il regista, costeggia molte ipotesi narrative ma non riesce a decidere da quale parte accompagnare lo spettatore: la società, il lavoro, la famiglia, la violenza sulle donne (Miriam scappa da un marito violento). Tanti temi affollano la trama e si intrecciano con momenti ora aspri ora di poesia: emoziona il passaggio in cui il bambino Carlo scopre che la mamma è morta, e prende atto che non la vedrà più. Qui il dolore di Carlo si mescola e si confonde con l’imbarazzo del padre, costretto a svelare la bugia e a chiedere scusa al figlio. Il racconto tocca momenti di malinconia e di dolorosa sincerità. Dice il regista: «Tra tutti gli ostacoli della vita, uno particolarmente difficoltoso è il non riuscire a fare pace con il proprio passato. Valerio prova a trasformare il presente in un “gioco” con la speranza di proteggere suo figlio da quel mondo esterno che invece di “dare” gli ha, egoisticamente e improvvisamente, tolto: una moglie, un lavoro, una casa».

Capitani, nato a Orbetello nel 1980, ha cominciato con corti e tvmovie, per esordire nel 2018 con In viaggio con Adele, vivace ritratto di una ragazza con difficoltà cognitive e della sua lenta guarigione. In quel primo film c’era Alessandro Haber, che torna anche in questo. Insieme a lui ci sono Michele Riondino e l’israeliana Hadas Yaron: volti precisi, credibili, autentici a rafforzare una storia che si conclude con il lieto fine. Conclusione forse vecchio stile ma non sgradevole.

4 ottobre 2021