I consigli di Save the Children per spiegare la guerra ai bambini

Erika Russo (Area psicosociale): «Ignorare o evitare l’argomento può portarli a sentirsi persi, soli e più impauriti». Primo: «Ascolta tuo figlio quando vuole parlare»

Come spiegare la guerra ai bambini, rispondendo alle loro domande e aiutandoli ad affrontare le loro paure. È il compito che attende genitori ed educatori, in questo tempo segnato dall’intensificarsi delle ostilità in Ucraina: bambini e bambine possono facilmente essere esposti a notizie, storie o a immagini trasmesse dai vari media, che potrebbero suscitare in loro sentimenti di preoccupazione, ansia e paura. «Quello che sta accadendo in Ucraina può essere fonte di preoccupazione sia per i bambini che per gli adulti – afferma Erika Russo, psicologa e responsabile area psicosociale e case-management di Save the Children Italia -. Ignorare o evitare l’argomento può portare più piccoli a sentirsi persi, soli e più impauriti, il che può influire sulla loro salute e il loro benessere. È essenziale avere conversazioni aperte e oneste con i bambini per aiutarli a elaborare ciò che sta accadendo».

Si tratta, insomma, di riuscire a spiegare ai più piccoli qualcosa che potrebbero non comprendere, come la guerra. Per questo Save the Children ha stilato un elenco con alcuni consigli dedicati a genitori, insegnanti, educatori e a quanti si trovano ad affrontare le paure dei più piccoli nella delicata conversazione sul conflitto. Anzitutto, «trova il tempo di ascoltare tuo figlio quando vuole parlare – è l’invito che arriva dall’organizzazione -. Dai ai bambini lo spazio per dirti quello che sanno, come si sentono e per farti domande. Potrebbero avere un quadro della situazione completamente diverso da quello che hai tu. Prenditi il tempo per ascoltare ciò che pensano e ciò che hanno visto o sentito».

Il secondo consiglio: «Adatta la conversazione al bambino». I più piccoli infatti «potrebbero non capire cosa significhi conflitto o guerra e potrebbero aver bisogno di una spiegazione adeguata all’età». Senza tropi dettagli o spiegazioni eccessive, «poiché ciò potrebbe far crescere in loro un’ansia inutile. I bambini più piccoli potrebbero essere appagati anche soltanto con la spiegazione che a volte i Paesi combattono tra loro – spiegano gli esperti di Save the Children -. È più probabile che i bambini più grandi sappiano cosa significhi la guerra, ma possano comunque trarre sostegno dal parlare con te della situazione. Generalmente, i bambini più grandi sono più preoccupati dai discorsi sulla guerra perché tendono a comprenderne i pericoli meglio dei bambini più piccoli». In ogni caso, l’esortazione è a dare importanza ai loro sentimenti: «È importante che i bambini si sentano supportati nella conversazione. Non dovrebbero sentirsi giudicati e hanno bisogno di sentire che le loro preoccupazioni vengono prese in considerazione. Se i bambini hanno la possibilità di avere una conversazione aperta e onesta su cose che li turbano, possono sentirsi sollevati e più sicuri».

Ancora, i piccoli hanno bisogno di essere rassicurati che «gli adulti di tutto il mondo stanno lavorando duramente per risolvere questo problema». Non è compito loro, quindi «non dovrebbero sentirsi in colpa di continuare a giocare o a fare cose che li rendono felici». E hanno bisogno di essere tranquillizzati con una conversazione serena. I bambini infatti «spesso copiano i sentimenti dei loro caregiver: se sei a disagio per la situazione, è probabile che anche tua/o figlia/o sarà a disagio». Decisamente più utile offrire un modo pratico per aiutare. «Sostieni i bambini che vogliono dare una mano – il consiglio di Save the Children -. I bambini che hanno l’opportunità di aiutare le persone colpite dal conflitto possono sentirsi parte della soluzione. I bambini possono creare raccolte fondi, inviare lettere ai decisori locali o creare disegni che chiedono la pace».

Così come a casa, «anche a scuola è fondamentale non ignorare i sentimenti di paura e ansia che un conflitto, anche solo visto in tv, potrebbe suscitare nei bambini. Gli insegnanti e gli educatori potrebbero affrontare la discussione magari utilizzando strumenti che le bambine e i bambini conoscono molto bene», suggeriscono dall’organizzazione. È possibile allora «creare dei momenti in cui si analizzano insieme le notizie», lasciando spazio alle loro domande; «suggerire libri da leggere sul tema della guerra e della pace», promuovendo una riflessione sul contributo che ognuno di noi può offrire per promuovere la pace. Ancora, «dare spazio alle testimonianze dei coetanei»: le storie personali infatti «possono servire anche a comprendere meglio la situazione, sfruttando l’empatia e l’immedesimazione. La narrazione autobiografica può essere molto utile non solo per capire le condizioni dei bambini in guerra, ma anche per conoscere i loro sogni e le loro speranze». L’ultimo suggerimento: «Utilizzare una storia o un libro illustrato. Per parlare di un tema così delicato ai più piccoli, può essere di grande aiuto partire da una storia pensata e creata proprio per loro. E, perché no, anche usare una storia scritta dai bambini stessi».

2 marzo 2022