I consacrati, «epifania della santità»

La veglia di Pentecoste dedicata alla vita consacrata presieduta dal vicario De Donatis. Mitezza, umorismo e audacia i doni invocati. «La Chiesa di Roma ha urgente bisogno di una vita religiosa non sfilacciata»

Mitezza, umorismo e audacia. Questi i doni dello Spirito Santo invocati per i consacrati dal vicario, monsignor Angelo De Donatis, che sabato 19 maggio nella basilica di San Giovanni in Laterano ha presieduto la veglia di Pentecoste dedicata in modo particolare ai religiosi «per ringraziare il Signore per la vita consacrata nella diocesi di Roma». Tantissimi i partecipanti tra i quali i rappresentanti della Cism (Conferenza italiana superiori maggiori), dell’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia), della Ciis (Conferenza italiana istituti secolari), dell’Ordo Virginum, dell’Ordo Viduarum, e delle nuove forme di vita consacrata. Tra i concelebranti il vescovo Luca Brandolini, vicario dell’arciprete di San Giovanni in Laterano, il vicario episcopale per la vita consacrata don Antonio Panfili, e i superiori di numerose comunità religiose di Roma.

Suggestivo il rito di introduzione in una basilica illuminata da centinaia di fiammelle delle candele accese dal cero pasquale, che hanno rischiarato i volti dei fedeli anche quando si è fatto memoria del battesimo e il vicario ha attraversato l’aula liturgica aspergendo l’assemblea con l’acqua benedetta. Particolarmente emozionante anche il momento in cui tutti i consacrati presenti in basilica hanno rinnovato i loro voti. I consacrati sono «epifania della santità», ha affermato monsignor De Donatis durante l’omelia. Prendendo spunto dall’ultima esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate”, il vicario si è quindi soffermato sulla santità quotidiana e su alcune caratteristiche riportate nel capitolo IV del documento che sono particolarmente importanti per la vita consacrata: la mitezza, l’umorismo, l’audacia.

Per l’arcivescovo le comunità hanno bisogno di mitezza, frutto dello Spirito Santo, perché non sempre è sufficiente essere ben organizzati o competenti nelle mansioni che si svolgono. «Ci vuole soavità – ha affermato -: può accadere di essere contagiati dall’aggressività del mondo, da una cultura che impone di avere per forza un nemico per sentirsi vivi» ma questo può provocare tensioni difficili da superare. In questo periodo storico «sembra quasi che i valori perenni degli istituti debbano essere continuamente rinegoziati» ma il vicario ha ammonito che la soluzione non è «alzare la voce l’uno contro l’altro, non ne usciremmo vivi» bensì invocare il dono della mitezza che «rende cordiali verso le differenze, pazienti verso i tempi degli altri. Senza i miti le comunità si trasformano in luoghi di aggressività».

I religiosi e le religiose sono «cristiani che si sentono all’ennesima potenza figli di Dio» e non possono quindi cedere allo scoraggiamento, allo sconforto o al sentirsi abbandonati. Arma importante per sconfiggere questi sentimenti è l’umorismo, «il privilegio divino delle persone amate. Nelle comunità – ha aggiunto De Donatis – ci sono tante persone belle ma una comunità funzione se c’è anche chi sa fa sorridere e sa sgonfiare le tensioni con una battuta». Infine il vicario si è soffermato sul dono dell’audacia. Ai religiosi ha ricordato che chi è innamorato di Dio e lo cerca «non vive con il freno a mano tirato. Sembra una cosa scontata essere innamorati di Dio ma chi ha molti anni di professione sulle spalle sa bene che è facile farsi travolgere dall’amore nei primi anni di professione ma dopo qualche decennio le cose cambiano e ci chiediamo segretamente se valeva davvero la pena scegliere la consacrazione o anche scegliere per un particolare istituto religioso. Se nella vita abbiamo seguito i nostri progetti privati allora aumenta il rischio che nell’età matura ci ritroviamo incastrati nel disincanto, nella svogliatezza, nel cinismo. Più si è abbandonati al progetto di Dio più si è capaci di audacia. Più ci si consegna, più si vive guardando al futuro. La Chiesa di Roma – ha concluso il vicario – ha urgente bisogno di una vita religiosa non sfilacciata, non di passaggio ma di una vita religiosa che è epifania della santità, quindi aiutiamoci in questo: ne va della santità di tutto il popolo di Dio».

21 maggio 2018