Neppure uno ogni mille ha detto sì al riconoscimento delle unioni omosessuali contratte all’estero. La sensazione, sgradevole, che si tratti solo di una forma di pressione dal basso
I matrimoni gay in Italia non sono previsti dalle leggi dello Stato. Perciò non è neanche possibile trascrivere nei registri dello stato civile quelli contratti all’estero. È il senso della circolare che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha diramato ai prefetti, dopo averla annunciata a Rtl 102.5.
Alfano: cancellare le delibere. In sintesi, quelle delibere dei sindaci «che prescrivono agli ufficiali di stato civile di provvedere alla trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso – si legge nella circolare – non sono conformi al quadro normativo vigente». Alfano sottolinea che, «nonostante la trascrizione abbia natura meramente certificativa e dichiarativa», l’ufficiale di stato civile deve prima verificare la «sussistenza dei requisiti di natura sostanziale in materia di stato e capacità delle persone». Requisiti che, ovviamente, non si hanno in tali casi poiché l’ordinamento italiano non prevede matrimoni gay e «la disciplina dell’eventuale equiparazione dei matrimoni omosessuali a quelli celebrati tra persone di sesso diverso e la conseguente trascrizione di tali unioni nei registri dello stato civile rientrano nella competenza esclusiva del legislatore nazionale». Stop, dunque, a quei sindaci che hanno preso – o vogliono prendere – decisioni in merito: i prefetti sono chiamati a vigilare affinché la funzione di stato civile dei primi cittadini, esercitata «nella veste di ufficiale di governo, sia svolta in piena coerenza con le norme attualmente vigenti», rivolgendo «formale invito al ritiro» delle direttive eventualmente adottate in materia di trascrizioni di matrimoni gay, arrivando fino all’«annullamento d’ufficio degli atti illegittimamente adottati».
Dove si trascrive… Su 8.058 Comuni italiani, neppure uno ogni mille ha detto sì alle trascrizioni, mentre alcuni consigli comunali (come Milano e Firenze) ne stanno discutendo. Ha fatto clamore la decisione di Bologna, il cui sindaco Virginio Merola (Pd) lo scorso 15 settembre ha dato il via alle trascrizioni (con tre coppie in fila, tra cui quella del senatore Pd Sergio Lo Giudice), ignorando il richiamo del prefetto Ennio Mario Sodano. Quest’ultimo – già a settembre – aveva scritto al Comune chiedendo «di procedere alla revoca della disposizione», dal momento «che il nostro ordinamento non ammette tale trascrizione». Tra i Comuni che hanno emanato le direttive contestate da Alfano vi sono poi Napoli (il sindaco – ora sospeso – Luigi De Magistris, eletto con il Movimento arancione, a luglio ha iscritto all’anagrafe due sposi dello stesso sesso che avevano contratto matrimonio in Spagna), Empoli (il sindaco Pd Brenda Barnini ha dato il via alle trascrizioni lo scorso settembre incassando, anche in questo caso, il richiamo del prefetto di Firenze), Udine (il sindaco di centrosinistra Furio Honsell è stato il primo in Friuli Venezia Giulia a trascrivere, nei giorni scorsi, un’unione gay) e Fano (dove l’iscrizione nei registri di una coppia gay è stato l’ultimo atto del sindaco uscente di centrodestra Stefano Aguzzi). A Grosseto, invece, il Comune ha trascritto un matrimonio avvenuto a New York nel 2012 a seguito di un’ordinanza del Tribunale.
…e dove si sta discutendo. Sempre in Toscana, nei mesi scorsi il Comune di Sesto Fiorentino (retto da una maggioranza di centrosinistra) aveva approvato una mozione per la trascrizione dei matrimoni gay contratti all’estero, come pure il consiglio comunale di Piombino (centrosinistra), mentre a Firenze la commissione Affari generali e Bilancio e la commissione Pari opportunità e Diritti umani hanno approvato una mozione in tal senso. Ma il sindaco Dario Nardella (Pd), che qualche mese fa aveva sottolineato come la questione non fosse una priorità per l’amministrazione, al momento prende tempo. In Lombardia, a Pavia (maggioranza di centrosinistra) il consiglio comunale ha detto sì a una mozione del Movimento 5 Stelle; a Milano, invece, una mozione votata a stragrande maggioranza dal consiglio comunale (25 favorevoli, 5 contrari e 2 astenuti) invita il sindaco a stabilire tempi e modalità congrue per la trascrizione, chiesta da 12 coppie omosessuali sposatesi all’estero. Che la decisione di questi Comuni sia controversa, tuttavia, non lo dimostra solo la circolare di Alfano: il 14 ottobre, in tribunale a Pesaro, si discuterà della cancellazione, chiesta dal pubblico ministero, del primo matrimonio trascritto in Italia, lo scorso maggio a Fano. (Francesco Rossi)
8 ottobre 2014