“I cento passi” di Impastato nel ricordo dei Modena City Ramblers

Il 9 maggio 1978 il giovane attivista veniva ucciso per la sua lotta contro la mafia. Aveva solo trent’anni

Ci sono voluti oltre venti anni per arrivare alla verità giudiziaria. Da quel 9 maggio 1978 in cui il corpo di Giuseppe Impastato (noto come “Peppino”) viene ritrovato a Cinisi, nel Palermitano, dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della ferrovia Palermo-Trapani. Le piste che seguono le indagini – mentre l’Italia è scossa per l’omicidio di Aldo Moro e i giornali nazionali sono pieni dell’incubo terrorismo – sono due: l’ipotesi di un attentato terroristico organizzato dallo stesso Impastato o un suicidio appariscente. La verità verrà a galla nelle aule di giustizia solo il 5 marzo 2001, con la condanna a 30 anni di reclusione di Vito Palazzolo, vice del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Un anno dopo toccherà anche al boss (“Tano Seduto” lo chiamava Impastato), condannato all’ergastolo, mentre i due esecutori materiali dell’assassinio erano già morti.

Siamo di fronte a uno dei misteri dell’Italia di quegli anni, occultati per anni da omissioni e depistaggi. E a un personaggio la cui eredità di impegno per la giustizia e di lotta al crimine organizzato parla ancora ai giovani di oggi, anche grazie attraverso la proposta delle scuole che in Italia sensibilizzano sulla sua figura. Magari a partire dalla proiezione del film che nel 2000 l’ha fatto conoscere al grande pubblico, “I cento passi”, per la regia di Marco Tullio Giordana. Dove quel titolo fa riferimento alla distanza che a Cinisi separava la casa di Impastato da quella del boss Badalamenti. Dove appare tutto il percorso “controcorrente” del giovane (anche in famiglia), la sua attività giornalistica (un suo articolo si intitola “La mafia è una montagna di merda”), la radio libera da lui fondata, l’avvicinamento alla politica.

E proprio “I cento passi” è il titolo della canzone che a Giuseppe “Peppino” Impastatoche nel 1978 aveva solo trent’annihanno dedicato nel 2004 i Modena City Ramblers. Un omaggio alla sua memoria con cui il gruppo emiliano scandisce i passi del giovane verso la casa del boss Badalamenti, come si vede nel film di Giordana, da cui la canzone riprende alcune frasi di Impastato, interpretato da Luigi Lo Cascio.

«Nato nella terra dei vespri e degli aranci, / tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio / Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, / la voglia di Giustizia che lo portò a lottare. / Aveva un cognome ingombrante e rispettato, / di certo in quell’ambiente da lui poco onorato. / Si sa dove si nasce ma non come si muore / e non se un’ideale ti porterà dolore. / Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, / gridando forte senza aver paura / contando cento passi lungo la tua strada. / Allora 1,2,3,4,5,10,100 passi!…».

«Era la notte buia dello Stato Italiano, / quella del nove maggio settantotto. / La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, / l’alba dei funerali di uno Stato. / Allora dimmi se tu sai contare, / dimmi se sai anche camminare, / contare, camminare insieme a cantare / la storia di Peppino e degli amici siciliani». «La notte buia dello Stato», cantano i Modena City Ramblers. Una delle tante notti già viste anche negli anni successive, contro le quali tanti servitori dello Stato hanno speso (e tanti anche perso) la loro vita. Con una lotta che ancora non è finita.

7 maggio 2018