I.C. Morvillo, ripresa con orario ridotto e cattedre scoperte

Il problema docenti soprattutto per il sostegno. La preside Sentili: «Non arrivati i banchi monoposto». La didattica nel lockdown? Bilancio positivo

Sembra un “anno zero” per la scuola italiana, con tutto il suo carico di incertezze e di paure. Anche all’Istituto comprensivo Morvillo a Tor Bella Monaca, estrema periferia est di Roma, dove le difficoltà sono comuni ad altri istituti: orario ancora ridotto e cattedre scoperte, soprattutto per il sostegno. La preside Valeria Sentili racconta: «Noi siamo partiti regolarmente il 14 settembre, tutti in presenza, con orario ridotto e con uscita al massimo per le 14.30. Purtroppo abbiamo ancora molte cattedre scoperte, soprattutto per quel che riguarda il sostegno. I banchi monoposto previsti dal governo ancora non li abbiamo ricevuti ma ci eravamo mossi per tempo nel mese di luglio acquistandone per la sede succursale, visto che la distanza di almeno un metro non era possibile rispettarla, mentre nella sede centrale non abbiamo problemi di spazio, basta far sedere i ragazzi sul lato corto del banco “classico”». Tutti gli alunni entrano con la mascherina, possono abbassarla quando sono seduti al banco ma poi per muoversi in classe, e all’interno della scuola in generale, devono indossarla, oltre a sanificare continuamente le mani con il gel igienizzante, operazione per la quale sono stati installati dei dispenser in tutte le aule. «È davvero apprezzabile l’atteggiamento di grande responsabilità messo in campo da parte dei ragazzi», commenta la preside.

Alla ripresa, è stata garantita l’organizzazione per rispettare le nuove esigenze dovute alla prevenzione del contagio. In tutti i plessi, che ospitano scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Percorsi dedicati, possibilità all’occorrenza di rilevare la temperatura corporea, la presenza molto diffusa dei dispenser con gel igienizzante e una costante pulizia degli spazi in comune, come ad esempio androne e corridoi, ma anche delle aule per la didattica. Come previsto dal protocollo di sicurezza, anche in questo istituto in ogni plesso sono previste aule Covid per un eventuale isolamento di casi sospetti, in attesa dell’arrivo dei familiari. Al verificarsi di contagi, è prevista la sanificazione delle aule e la compilazione di un modulo da parte del personale addetto per attestare l’intervento svolto.

Il pensiero della preside va anche alle difficoltà legate al lockdown di marzo, nel quale è stata improvvisamente gestita una situazione inedita, mai sperimentata prima, ma con un bilancio tutto sommato positivo per l’utilizzo delle tecnologie, tanto da continuare a usarle per proporre riunioni on line tra i docenti. La didattica a distanza è stata applicata a tutti gli alunni e anche se non ha sopperito completamente alla mancanza della presenza in classe, ha visto l’impegno dei docenti su molte ore durante la giornata, oltre all’ausilio delle famiglie, soprattutto per i bambini della scuola dell’infanzia. «Grazie a questa modalità – afferma la docente Antonella Codispoti – molti genitori hanno capito di persona il tipo di lavoro che facciamo, e quanto sia impegnativo. Certamente la didattica a distanza ci ha permesso di mantenere il rapporto con la scuola ma gli studenti avvertivano la mancanza della presenza in aula. Ci tengo a sottolineare come, ad esempio, alcuni ragazzi un po’ più vivaci al rientro si siano calmati, proprio perché dopo il lockdown hanno una visione diversa della scuola e la apprezzano di più». Anche qui – nella scuola intitolata un anno e mezzo fa al magistrato moglie di Giovanni Falcone che perse la vita con lui nella strage di Capaci – si percepisce l’entusiasmo per gli studenti di tornare in classe, con la speranza di poterci rimanere il più a lungo possibile.

29 settembre 2020