I 40 anni di sacerdozio del cardinale De Donatis

La lettera del Consiglio episcopale indirizzata al vicario del Papa a nome di tutta la diocesi, nel 40esimo della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 12 aprile 1980 a Casarano

Il 12 aprile 1980 a Casarano (Lecce) il cardinale Angelo De Donatis riceveva l’ordinazione sacerdotale. Nel 40° anniversario, il Consiglio episcopale della diocesi di Roma gli ha indirizzato una lettera a nome dell’intera Chiesa di Roma. pubblicata sul settimanale Roma Sette del 12 aprile. Di seguito il testo integrale:

Carissimo don Angelo, in questo giorno di Pasqua – vissuto come mai da un desiderio di Risurrezione per tutti – la nostra comunità diocesana si vuole stringere con tanto affetto e tanta gratitudine a te, prezioso padre e fratello. Usciamo da due settimane di apprensione, di tensione, vissute in una preghiera unanime di tutta Roma per te e per tanti che, con te, hanno attraversato o stanno attraversando la prova di questa malattia inaspettata.

Oggi è Pasqua… e la Provvidenza ha voluto che proprio quest’anno la data della Pasqua coincidesse con un anniversario del tutto particolare: il 12 aprile 1980, quaranta anni fa, venivi ordinato sacerdote. “40” è un numero quanto mai “di moda” in questi giorni, pensando alla quarantena di tante persone e del mondo intero… Indica un isolamento, a cui sei stato costretto anche tu e, con te – in comunione di preghiera e di offerta – noi vescovi ausiliari.

Eppure i tuoi 40 anni di sacerdozio sono pieni di tutt’altro: mai isolamento, ma sempre relazione, con Dio prima di tutto e con la gente. Da viceparroco, da padre spirituale in Seminario e da parroco – accompagnando spiritualmente numerosi sacerdoti e laici – non sei mai stato isolato, ma sempre in mezzo al popolo, con la ricchezza e la dolcezza della tua umanità ricolmata di Spirito Santo.

Grazie, don Angelo, perché sei stato e sei un sereno e fiducioso costruttore di fraternità. E poi, da vescovo e da cardinale, hai accresciuto questa attenzione costante a tutto e a tutti, con il desiderio e l’impegno di uscire, di visitare le comunità, di valorizzare i carismi di ciascuno, di metterti per primo ad ascoltare il grido della città.

Due anni fa ci hai proposto un cammino settennale verso il 2025, ispirandoti al cammino descritto dal libro dell’Esodo. Nessuno di noi poteva immaginare che era prevista anche questa “piaga d’Egitto” che sta scuotendo noi e il mondo, per sciogliere i cuori più induriti e freddi, come quello di Faraone. E, in mezzo a questa piaga, sei ancora tu, nella piena e affettuosa obbedienza a Papa Francesco, il nostro riferimento, intercessore come Mosè, anche offrendo la sofferenza e la preghiera per i tuoi sacerdoti e per tutta la diocesi, la tua famiglia da amare. Grazie perché ci riporti lo sguardo sempre verso Francesco, sentendoti con umiltà la sua “ombra”.

A noi piace pensare all’«ombra di Pietro», nel senso biblico del termine, come ci riporta il libro degli Atti, perché speriamo che succeda a Roma ciò che accadeva a Gerusalemme, quando «c’era una moltitudine di uomini e di donne, e portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro».

Oggi siamo qui a renderti grazie per il cammino dei primi 40 anni di sacerdozio che proprio oggi, a Pasqua, si apre ad un tratto nuovo, con una luce più splendente e purificata da questa prova, perché il popolo numeroso di questa città sia sempre più orientato verso la terra promessa che è Cristo. Grazie perché quando ti pensiamo ti vediamo sempre con il sorriso.

Ci auguriamo – anche se l’immagine oggi può sembrare fuori luogo – che ci sia un “contagio” di questo sorriso in tutta Roma. È la gioia di chi sa di essere amato profondamente da Dio, con tutti i limiti e le fragilità della nostra umanità. È l’Annuncio pasquale che accogliamo di nuovo, con te, per essere testimoni gioiosi e coraggiosi del Vangelo e dire a tutti, con la nostra vita, che nulla è più dolce dell’Amore.

14 aprile 2020