“Holy bike”: al Divino Amore in bici, attraversando la Porta Santa

Conclusione del mese mariano con il vescovo Marciante. «La fede come la bicicletta, aiuta l’uomo nel percorso per raggiungere alte mete»

Conclusione del mese mariano con il vescovo Marciante. «La fede come la bicicletta, aiuta l’uomo nel percorso per raggiungere alte mete»

Il sole fatica a spuntare, durante la notte ha piovuto. Di rado, ancora, cadono alcune gocce di pioggia ma non importa. «Questo pellegrinaggio si deve fare. Come? Pedalando». Per chiedere una grazia e, visto l’Anno Santo straordinario, anche l’indulgenza plenaria, ieri domenica 29 maggio, al santuario del Divino Amore tanto caro ai romani, i pellegrini ci sono andati in bicicletta. Una lunga pedalata per la “HolyBike”, l’iniziativa giunta alla sua terza edizione e organizzata dalle parrocchie del settore est della diocesi di Roma a conclusione del mese mariano.

Sembra un caso, eppure l’evento coincideva proprio nel giorno che ha visto il campione siciliano Vincenzo Nibali trionfare al Giro d’Italia. E di un campione della bicicletta ha parlato il vescovo Giuseppe Marciante che, prima della partenza, ha benedetto i parrocchiani sulle due ruote. «Vorrei accompagnarvi in questo pellegrinaggio in bicicletta proponendovi un modello straordinario di ciclista. Parlo di Gino Bartali, un campione che ha vinto numerosi Giri d’Italia e Tour de France, ma è stato anche un vincitore di solidarietà e di coraggio. Tra il 1943 e il 1944 – ha ricordato il vescovo – Bartali fece parte di una rete di salvataggio di ebrei». Toscanaccio burbero e schivo dal grande cuore, è stato un campione non solo sulla strada, ma forse ancor di più nella vita: ha salvato 800 ebrei. Macinando chilometri, sotto il naso dei nazisti, agì come corriere. Per aiutare gli ebrei, pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva, durante l’occupazione tedesca trasferì nascosti in bici falsi documenti, preparati sotto la regia della Curia di Firenze, diretta dall’arcivescovo Elia Angelo Dalla Costa, a vari contatti. « La bicicletta – ha aggiunto Marciante – è un simbolo del pellegrinaggio perché aiuta in qualche modo l’uomo a camminare e raggiungere diversi luoghi. Io penso che la fede, in senso simbolico, è un po’ come la bicicletta: aiuta l’uomo a camminare nella vita affinché possa raggiungere la meta della volontà di Dio».

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A garantire la sicurezza dei pellegrini sulle due ruote c’era la Polizia di Roma Capitale insieme ad alcuni volontari. Un percorso di circa 15 chilometri, passando per il Parco della Caffarella e attraversando l’Appia antica. «Abbiamo organizzato questo pellegrinaggio in bicicletta – ha spiegato don Stefano Cascio, viceparroco a San Giovanni Battista De Rossi – per permettere alle famiglie di andare al Santuario del Divino Amore di giorno, perché di notte non è sempre facile con i bambini. È un appuntamento inserito nel mese mariano, ormai alla fine, che ha visto tanti giovani partecipare ad una serie di attività: la Messa mattutina e la colazione prima di andare a scuola. Questa iniziativa – ha aggiunto il sacerdote – conclude un mese speciale».

Pedalando e pregando, un po’ stanchi ma soddisfatti per aver raggiunto la meta, i pellegrini in bicicletta hanno così attraversato la Porta Santa del Santuario mariano: «Siamo felicissimi e poi varcare la Porta Santa qui, in questo luogo particolare, ha un significato speciale, ed è un omaggio alla Madonna che ha sempre protetto Roma».

30 maggio 2016