Hamas e Israele: slitta la tregua

La fazione palestinese non avrebbe ancora ratificato l’accordo. Il Qatar: l’annuncio sull’inizio nelle prossime ore. Nella notte nuovi raid israeliani su su Khan Yunis; 15 i morti. Arrestato il direttore dell’ospedale Al Shifa di Gaza mentre si dirigeva verso il sud della Striscia

Slitta l’accordo tra Israele e Hamas sulla liberazione degli ostaggi, e le conseguenti giornate di tregua. Il motivo però non sarebbe una rottura dei colloqui ma il fatto che la fazione palestinese non avrebbe ancora ratificato l’intesa. Una fonte israeliana citata dai media locali parla della «necessità di risolvere le questioni amministrative, che sono in fase di risoluzione. Non c’è motivo di preoccuparsi». E la Casa Bianca conferma: «L’accordo è stato concordato e resta concordato. Le parti stanno elaborando i dettagli logistici finali». Anche il ministro Israel Katz (Finanze), alto esponente del Likud, il partito del premier Netanyahu, ha spiegato alla Radio militare che «al momento l’ipotesi è che l’accordo sarà attuato». Quindi, riferendosi al leader palestinese di Hamas nella Striscia di Gaza Yahya Sinwar, ha aggiunto: «Va ricordato con chi stiamo lavorando: Sinwar è un uomo pazzo che ha dato ordini di uccidere, stuprare, abusare». Il quotidiano israeliano Haaretz intanto riferisce le parole del portavoce del ministero degli Esteri del Qatar Majid bin Mohammed Al Ansari, secondo cui l’annuncio dell’inizio della tregua a Gaza potrebbe arrivare nelle prossime ore.

Nel frattempo non si fermano gli attacchi israeliani. Nella notte, riferiscono media palestinesi citati dal Guardian, aerei e artiglieria di Israele hanno colpito la città meridionale di Khan Younis in almeno due ondate; 15 le persone uccise. Tutto questo nonostante i ripetuti appelli ai palestinesi di spostarsi nel Sud della Striscia per ragioni di sicurezza. Segnalati attacchi anche in diverse altre parti di Gaza, tra cui il campo profughi di Jabaliya, a nord di Gaza City, e il campo di Nuseirat nel centro di Gaza. Complessivamente, nella giornata di ieri, mercoledì 22 novembre, sarebbero stati uccisi circa 160 palestinesi, di cui 52 appartenenti alla stessa famiglia. In particolare, secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, 81 persone sono state uccise dalla mezzanotte di mercoledì, quando le loro case sono state prese di mira nel centro della Striscia. Si ritiene che altri 60 siano morti dopo i bombardamenti a Jabaliya – 4 chilometri a nord di Gaza – e dintorni.

E sirene d’allarme risuonano oggi nel nord di Israele, al confine con il Libano. Il portavoce militare segnala in particolare l’allerta nel kibbutz di Sasa, nel villaggio agricolo di Betzet, a Shlomi e Arab al-Aramshe. Segnalati lanci di razzi dal sud del Libano, in tutta la zona dell’alta Galilea, in cui la tensione resta elevata. La scorsa notte, ha informato ancora il portavoce, un missile terra-aria è stato intercettato dalle difese aeree di Israele. Il luogo di lancio di quel missile è stato attaccato sua volta. Questa mattina poi Israele ha localizzato un commando che si accingeva a colpire la località israeliana di frontiera di Zar’it, e per neutralizzarlo ha fatto ricorso all’artiglieria.

Sempre dall’esercito italiano arriva la conferma dell’arresto del direttore dell’ospedale Al Shifa di Gaza Mohammad Abu Salmiya. La notizia era stata data da uno dei medici dell’ospedale di Gaza City, Khaled Abou Samra, all’Afp: «È stato arrestato insieme a diversi altri dirigenti sanitari», aveva detto, aggiungendo di aver ricevuto un «ordine» di evacuazione il 18 novembre, dopo aver rifiutato un precedente ordine, mentre l’esercito israeliano ha affermato di aver evacuato centinaia di pazienti e sfollati da Al Shifa su «richiesta» dello stesso dottore. Secondo la radio militare, Mohammad Abu Salmiya è stato fermato mentre cercava di raggiungere la zona meridionale della striscia di Gaza, passando dal corridoio umanitario. Ora viene interrogato, dopo che ieri il portavoce militare israeliano aveva sostenuto che sotto all’ospedale Hamas aveva approntato «un importante centro nevralgico» per lo svolgimento delle sue attività militari.

Afp dà notizia anche di una fossa comune nel cimitero di Khan Yunis, nella quale sono stati sepolti i corpi di decine di persone non identificate, avvolti in teli blu. Alcuni delle dimensioni di un bambino. A spiegarlo è Bassem Dababesh, del comitato di emergenza del ministero per gli Affari religiosi: «Poiché questi martiri non avevano nessuno a cui dire addio, abbiamo scavato una fossa comune per seppellirli. Sono martiri sconosciuti». Secondo i membri del comitato presenti sul luogo di sepoltura, i resti, che portavano solo numeri, provenivano dagli ospedali indonesiano e di Al Shifa nel nord della Striscia di Gaza. Il primo, ai margini del campo profughi di Jabaliya, colpito dagli attacchi aerei israeliani, è stato parzialmente evacuato lunedì, ha detto Ashraf al-Qudra, portavoce del ministero della Sanità di Hamas.

23 novembre 2023