Haiti: preoccupazione dell’Unicef sulle ripercussioni umanitarie delle violenze

Il Fondo Onu parla di «situazione drammatica» per bambini e famiglie: «È la peggiore crisi umanitaria che il Paese abbia affrontato negli ultimi anni»

Anche l’Unicef si pronuncia sulla situazione ad Haiti, dopo l’uccisione del presidente della Repubblica Jovenel Moise, avvenuta nella notte tra 6 e 7 luglio, esprimendo preoccupazione «per le ripercussioni umanitarie delle violenze in corso, che stanno generando serie sfide al lavoro dei nostri operatori umanitari sul campo. La situazione umanitaria dei bambini e delle famiglie di Haiti è drammatica – spiegano – e si sta rapidamente deteriorando dall’inizio di quest’anno». Più di 1,5 milioni i piccoli che hanno attualmente bisogno di assistenza umanitaria urgente nel Paese. Per gli esperti del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, «è la peggiore crisi umanitaria che Haiti abbia affrontato negli ultimi anni. E sta peggiorando settimana dopo settimana».

La vita dei piccoli, è la denuncia dell’Unicef, è «sempre più minacciata dall’effetto combinato della pandemia, della violenza crescente, della mancanza di accesso ai servizi di nutrizione preventiva e di acqua pulita e delle condizioni meteorologiche estreme, come gli uragani». Dall’inizio di giugno, informano, «sono scoppiati nuovi scontri tra gang armate rivali in alcune aree urbane della Capitale Port-au-Prince, centinaia di case sono state incendiate o danneggiate. Più di 15mila donne e bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case a causa di atti di violenza a Port-au-Prince e dintorni, di cui l’80% è avvenuto solo nelle ultime quattro settimane».

La violenza diffusa delle gang a Port-au-Prince e nella parte meridionale del Paese «sta colpendo circa 1,5 milioni di persone. I partner umanitari mirano a fornire aiuti a 214mila persone in difficoltà maggiore», proseguono dall’Unicef. Il timore ora è quello di una nuova ondata di incidenti violenti che potrebbe verificarsi dopo l’uccisione del presidente di Haiti, che «potrebbe aggravare ulteriormente i bisogni umanitari e ostacolare l’accesso umanitario ai gruppi più vulnerabili, lasciando migliaia di persone colpite con poca o nessuna assistenza».

Parallelamente, si registra nel Paese una crescita dei casi di Covid-19. Dal 29 giugno, ricordano dall’Unicef, «sono stati registrati più di 18.500 casi confermati e 425 morti, con un tasso di letalità che raggiunge il 2,34%. I principali ospedali dedicati al Covid-19 sono saturi e affrontano una carenza di ossigeno per la cura dei pazienti. I casi di Covid-19 ad Haiti non sono mai stati così alti dall’inizio della pandemia – rilevano gli operatori Unicef -. Alcuni pazienti stanno morendo perché la violenza delle gang armate impedisce alle ambulanze di raggiungerli con l’ossigeno e le cure di emergenza». E come se non bastasse, «Haiti è anche l’unico Paese dell’emisfero occidentale a non aver ricevuto una sola dose di vaccino contro il Covid-19. Per raggiungere almeno il 20% della popolazione haitiana, oltre 2 milioni di persone devono essere vaccinate contro il coronavirus nel Paese. E finora, non una sola dose è stata ricevuta. È ingiusto e pericoloso», concludono.

8 luglio 2021