Haiti: bande armate assaltano il carcere della Capitale

L’attacco nella notte del 2 marzo. Fuggiti circa 3.600 detenuti. Stato di emergenza di 72 ore. I vescovi: chiarire le circostanze dell’attacco al vescovo Dumas

Nella notte di sabato 2 marzo, bande armate hanno preso d’assolto il carcere più grande di Haiti, nella Capitale Port-au-Prince, provocando una fuga di masse dei detenuti. In risposta, il governo ha decretato uno stato di emergenza di 72 ore nella città e nelle aree circostanti. Secondo la ricostruzione dei media locali e delle maggiori agenzie internazionali, dal penitenziario nazionale sarebbero fuggiti circa 3.600 detenuti, su una popolazione carceraria di oltre 3.800 persone. Una minoranza di detenuti avrebbe preferito restare in carcere, sentendosi maggiormente al sicuro lì che nelle strade. Secondo l’agenzia Afp, durante l’assalto sarebbero morte circa dieci persone.

I vescovi intanto continuano a chiedere con forza al governo di chiarire le cause e le circostanze dell’esplosione che ormai due settimane fa ha provocato il grave ferimento del vescovo Pierre-André Dumas (Anse-à-Veau/Miragoâne), mentre si trovava a Port-au-Prince. «Le autorità della Chiesa di Roma, le altre Chiese sorelle, la Chiesa di Haiti, tutti i cittadini del Paese devono sapere cosa ha causato questa enorme esplosione – si legge in una nota della Conferenza dei vescovi -. Per questo, nel secondo comunicato della Conferenza episcopale, abbiamo detto che attendiamo senza indugio i risultati delle indagini della Polizia scientifica per sapere cosa è successo e prendere le decisioni del caso. Come tutti sappiamo – proseguono i vescovi -, monsignor Dumas sta soffrendo molto. La sua famiglia sta soffrendo. I vescovi, i sacerdoti, i fedeli della diocesi di Anse-à-Veau/Miragoâne, tutti i cittadini di buona volontà stanno soffrendo. Ma c’è speranza». Il presule nel frattempo «continua a essere curato in un ospedale all’estero, negli Stati Uniti. Preghiamo per la sua guarigione – prosegue la nota -. Preghiamo perché possa tornare in mezzo a noi, tornare nella sua diocesi, riprendere il lavoro di annuncio del Vangelo dell’amore, della giustizia e della pace».

La Conferenza episcopale ricorda ancora una volta «al governo, al potere “de facto”, che è responsabile della sicurezza del Paese» e che «deve rispondere della vita dei cittadini. Perché una volta che costoro accettano di essere al comando, accettano tutti i privilegi, ma anche tutti gli obblighi e tutti gli oneri che ne derivano. Cosa stiamo facendo per cambiare la situazione delle persone lasciate al loro destino? Cosa stiamo facendo per cambiare il volto di Haiti, il nostro bel Paese?», domandano. Inoltre, l’episcopato continua «a chiedere all’autorità di Polizia i risultati del lavoro della Polizia scientifica che ci aspettiamo. Ribadiamo all’autorità giudiziaria che stiamo aspettando i risultati delle indagini. E chiediamo a Dio pace e giustizia per Haiti».

Da ultimo, nel messaggio si esprime «solidarietà ai fratelli del Sacro Cuore che sono ancora nelle mani dei rapitori. Siamo solidali con tutti coloro che sono stati rapiti, con tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dalle loro case, che hanno perso familiari o beni, non perdete la speranza!».

4 marzo 2024