Guerra Israele – Hamas: si combatte in Cisgiordania

Scontri nel campo profughi di Jenin e almeno 10morti in un attacco a Khan Younis, nel sud della Striscia. Due palestinesi uccisi a Hebron. Il premier israeliano Netanyahu: «Non riusciamo a ridurre le vittime civili». Attaccati obiettivi di Hezbollah libanesi a Damasco, in Siria

La guerra tra Israele e Hamas arriva anche in Cisgiordania. Le Forze di difesa israeliane riferiscono di «almeno cinque» palestinesi uccisi questa mattina, 17 novembre, in un raid nel campo profughi di Jenin, nel nord della regione. Hamas riduce il bilancio a 3 miliziani uccisi – dato confermato anche dal ministero della Sanità palestinese a Ramallah -, ai quali vanno aggiunti 15 feriti, di cui quattro gravi.

Sempre a Jenin, secondo fonti palestinesi, l’esercito israeliano avrebbe circondato, all’alba di oggi, l’ospedale Ibn Sina, chiedendone lo sgombero. Lo riferisce l’agenzia palestinese Wafa, secondo cui i militari israeliani avrebbero circondato l’ospedale, perquisito le ambulanze e chiesto lo sgombero della struttura tramite annunci con gli altoparlanti. I paramedici, secondo le fonti, sarebbero stati costretti a uscire dall’ospedale con le mani in alto, per poi essere perquisiti nel cortile. Alcuni sarebbero stati interrogati.

In Cisgiordania anche due palestinesi uccisi oggi, a Hebron, dopo che si erano lanciati con la loro auto contro una postazione di sicurezza dell’esercito di Israele, informa la radio pubblica Kan. I due, secondo l’emittente, sono stati uccisi dal fuoco di reazione. Ieri, 16 novembre, altri tre palestinesi, affiliati con Hamas e originari di Hebron, erano stati uccisi dopo aver attaccato con una tecnica simile un posto di blocco presso Betlemme. In quell’attentato è rimasto ucciso anche un soldato.

È di oltre 10 morti invece il bilancio degli ultimi attacchi condotti dalle forze israeliane nella zona di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Stando alle testimonianze dei sopravvissuti, nei raid sono state bombardate due case tra ieri e oggi, provocando morti e feriti. Gli attacchi di questa mattina, riferisce un giornalista di Associated Press sul posto, hanno provocato almeno tre morti e decine di feriti, compresi neonati e bambini piccoli. Nel raid di ieri notte, invece, sono rimasti uccisi 11 membri di una famiglia fuggiti da Gaza City. L’obiettivo dell’attacco era Bani Suheila, un’area a est di Khan Younis, situata nella parte meridionale dell’enclave.

Morto nei combattimenti a Gaza Ahmed Bahar, membro di rilievo dell’ala politica di Hamas, secondo report palestinesi ripresi anche dal quotidiano israeliano Haaretz. Bahar, ricordano, era il presidente del parlamento di Hamas quando la fazione islamica prese il controllo della Striscia, nel 2006. Haaretz informa anche dell’uccisione, in un attacco aereo su Gaza City, di Khaled Abu Halal, un ex membro di rango delle Brigate Martiri al Aqsa, ala militare di Fatah (il partito di Abu Mazen), divenuto un affiliato di Hamas.

Calda anche la linea del fronte tra Israele e Libano. Questa mattina, 17 novembre, ripetuti bombardamenti israeliani si sono registrati nel sud del Libano, a ridosso della zona costiera mediterranea fino ai confini con la Siria, mentre sia nel nord che nel sud di Israele hanno risuonato le sirene di allarme, per nuovi attacchi dal Libano meridionale, e la popolazione è stata invitata a raggiungere i rifugi. Prima ancora, intorno alle 2.25 ora locale, la Siria ha segnalato un’operazione «condotta dalla direzione delle Alture del Golan» contro obiettivi degli Hezbollah libanesi nei pressi della Capitale siriana Damasco. «I nostri sistemi di difesa aerea hanno risposto ai missili dell’aggressione e ne hanno abbattuti la maggior parte, con alcuni danni materiali», affermano da Damasco. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, nel mirino delle forze israeliane sono finiti centri di comando e siti militari di Hezbollah. Ci sono «notizie di perdite di vite umane».

 In migliaia intanto si sono messi in marcia in questi giorni da Tel Aviv verso Gerusalemme per chiedere il rilascio ostaggi israeliani tenuti a Gaza. La marcia, che dura da 4 giorni, si concluderà domani sera, 18 novembre, con una manifestazione davanti all’ufficio del premier Benjamin Netanyahu a Gerusalemme. Alla marcia, riferiscono i media locali, si è unito l’ambasciatore tedesco in Israele Steffen Seibert che ha lanciato l’appello per una liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi. Sono arrivati invece al confine con la Striscia 9 nonni di ostaggi nella mani di Hamas, per chiedere di essere scambiati con i loro nipoti. Un convoglio di 45 moto contrassegnate con le bandiere israeliane. Un’iniziativa pensate per dare un messaggio anzitutto al governo israeliano. «Vogliamo dire alla nostra leadership – ha sottolineato uno dei nonni – che dobbiamo fare di tutto per riportarli a casa. Come anziani, siamo pronti a pagare un prezzo».

Il premier israeliano Netanyahu, da parte sua, ha ribadito in un’intervista alla Cbs che l’obiettivo della campagna militare a Gaza è distruggere Hamas. «Cercheremo di portare a termine il lavoro con perdite civili minime. Questo è ciò che stiamo cercando di fare – ha affermato -: ridurre al minimo le vittime civili. Ma sfortunatamente non ci siamo riusciti». E per questi sforzi «infruttuosi» ha accusato direttamente Hamas. Quindi ha aggiunto che non ci potrà essere un ritorno alle «strategie fallite» nel trattare con Hamas a Gaza. Israele, ha ribadito, non sta cercando di occupare la Striscia ma vuole che vi sia una responsabilità militare complessiva per «prevenire il riemergere del terrorismo: dobbiamo smilitarizzare e deradicalizzare. Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale», ha continuato, aggiungendo che deve esserci un «futuro diverso sia per gli israeliani che per i palestinesi».

17 novembre 2023