Guerra in Ucraina, il Papa: «Darsi da fare per riprendere i negoziati»

L’appello al termine della preghiera dell’Angelus. La «vicinanza» al popolo dello Sri Lanka e l’annuncio del viaggio in Canada: un «pellegrinaggio penitenziale per abbracciare gli indigeni»

Ancora un pensiero per la «martoriata popolazione ucraina, colpita ogni giorno da una pioggia di missili», da parte di Papa Francesco. Anche ieri, 17 luglio, al termine della preghiera dell’Angelus, in piazza San Pietro, il pontefice ha rinnovato la sua vicinanza alle vittime dei bombardamenti. «Come si fa a non capire che la guerra crea solo distruzione e morte, allontanando i popoli, uccidendo la verità e il dialogo?», si è chiesto. «Prego e auspico che tutti gli attori internazionali si diano veramente da fare per riprendere i negoziati, non per alimentare l’insensatezza della guerra», ha aggiunto.

Il pontefice ha rinnovato la sua «vicinanza» anche al popolo dello Sri Lanka. «Mi unisco a voi nella preghiera – ha assicurato – ed esorto tutte le parti a cercare una soluzione pacifica alla presente crisi, a favore, in particolare, dei più poveri, rispettando i diritti di tutti. Mi associo ai capi religiosi nell’implorare tutti di astenersi da ogni forma di violenza e di avviare un processo di dialogo per il bene comune». Quindi l’annuncio dell’ormai imminente viaggio apostolico in Canada. Ai 12mila fedeli presenti in piazza San Pietro il Papa ha ricordato la data della partenza: domenica prossima, «a Dio piacendo». Quindi, si è rivolto direttamente ai canadesi: «Cari fratelli e sorelle del Canada, come sapete, verrò tra voi soprattutto nel nome di Gesù per incontrare e abbracciare le popolazioni indigene – ha detto -. Purtroppo, in Canada, molti cristiani, compresi alcuni membri di istituti religiosi, hanno contribuito alle politiche di assimilazione culturale che, in passato, hanno gravemente danneggiato, in diversi modi, le comunità native – il “mea culpa” di Francesco -. Per questo, recentemente ho ricevuto in Vaticano alcuni gruppi, rappresentanti dei popoli indigeni, ai quali ho manifestato il mio dolore e la mia solidarietà per il male che hanno subito. E ora mi accingo a compiere un pellegrinaggio penitenziale, che spero, con la grazia di Dio, possa contribuire al cammino di guarigione e riconciliazione già intrapreso».

Da ultimo, il ringraziamento «per tutto il lavoro di preparazione e per l’accoglienza che mi riserverete». E la richiesta: «Per favore, accompagnatemi con la preghiera».

18 luglio 2022