Guerra in Medio Oriente, Israele: nessun cessate il fuoco

Aperto il valico di Rafah, anche se finora nessun aiuto umanitario è entrato dall’Egitto. 199 gli ostaggi israeliani nella Striscia. Il patriarca Pizzaballa: «Pronto a offrirmi per uno scambio». I morti a Gaza salgono a 2.750. Sgombero dei civili sul confine con il Libano

Aperto il valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto. Sono stati rimossi infatti sul versante egiziano tutti gli sbarramenti che lo ostruivano. Tutto è pronto, insomma, ma finora nessun aiuto umanitario – medicinali, coperte, materassi e scorte di acqua potabile – è transitato verso la Striscia e nessun cittadino, né straniero né palestinese o con la doppia nazionalità, è transitato nel deserto del Sinai. La situazione, riferiscono fonti locali, «è statica». Per il momento infatti «non c’è un cessate il fuoco né l’ingresso a Gaza di aiuti umanitari in cambio della fuoriuscita di cittadini stranieri», ha reso noto l’ufficio del premier Benyamin Netanyahu commentando notizie diffuse all’inizio della mattinata sull’apertura del valico di Rafah.

Al momento, ha informato il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari in conferenza stampa, l’esercito ha contattato le famiglie di 199 ostaggi che si trovano a Gaza, per i quali Israele sta compiendo «uno sforzo nazionale di priorità suprema», ricorrendo anche a informazioni di intelligence. Raggiunte anche le famiglie di 295 militari caduti finora nel conflitto con Hamas. Tra gli ostaggi nella Striscia, anche bambini, a proposito dei quali è intervenuto anche il patriarca latino di Gerusalemme il cardinale Pierbattista Pizzaballa. Incontrando online un gruppo di giornalisti, ha risposto direttamente alla domanda se sia pronto a offrirsi per uno scambio, per liberare i piccoli nelle mani di Hamas: «Se io sono pronto a uno scambio? Qualsiasi cosa anche se questo può portare alla libertà e riportare a casa quei bambini nessun problema. Da parte mia disponibilità assoluta». In questa direzione anche l’offerta di mediazione della Santa Sede. «Abbiamo dato la disponibilità almeno per cercare di far ritornare gli ostaggi, almeno una parte di loro, questo si sta cercando – ha chiarito il patriarca -. È molto difficile perché per una mediazione bisogna avere degli interlocutori. E in questo momento con Hamas non si riesce a parlare».

L’Egitto intanto si prepara ad accogliere i feriti palestinesi, che, stando ai dati del ministero della Sanità di Hamas, sono oltre 9.700; 2.750 i morti. Tanto che l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel suo ultimo report su Gaza e Cisgiordania riferisce: «Non ci ci sono abbastanza sacchi per i morti a Gaza», dove per il quinto giorno consecutivo manca l’elettricità e i servizi vitali – sanitari, idrici e igienici – sono «sull’orlo del collasso». Aggravata l’insicurezza alimentare. Difficile anche la situazione degli sfollati: oltre un milione di persone, quasi la metà della popolazione totale di Gaza. Di questi, informano, «600mila si trovano nell’area centrale, a Khan Yunis e Rafah; quasi 400mila in strutture dell’Unrwa». Un numero, spiegano, «molto al di sopra della nostra capacità di assistere in modo significativo, anche con spazio nei nostri rifugi, cibo, acqua o supporto psicologico». Tra i morti, informano, anche 14 membri dello staff dell’Unrwa, ma «il numero è probabilmente più alto». Ci sono anche 23 segnalazioni confermate di installazioni colpite da attacchi aerei israeliani.

E si “muove” anche il confine con il Libano. Dopo gli scontri a fuoco degli ultimi giorni, il ministro della Difesa di Israele ha deciso di evacuare la popolazione che risiede a meno di 2 chilometri dalla linea di separazione: in tutto, 28 località, tra cui Metulla, dove ieri, 15 ottobre, sono morti in attacchi giunti dal Libano due israeliani: un militare ed un civile. Vietato anche, sempre da ieri, l’ingresso in una fascia della profondità di quattro chilometri lungo l’intero confine con il Libano. I miliziani di Hezbollah infatti si sono detti pronti a rispondere a ogni eventuale «aggressione israeliana». Osservato speciale, intanto, resta l’Iran, che sta spostando alcuni dei suoi combattenti verso Damasco, in direzione del confine israeliano. Gli Usa in particolare mettono in guardia sul rischio di un’escalation, con il possibile intervento del governo iraniano, sostenitore di Hamas, contro Israele.

Dall’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato ai microfoni di Isoradio Rai: «Oggi speriamo di far uscire dalla Striscia di Gaza i 10-12 italiani che vivevano qui».

16 ottobre 2023