Guerra in Libano, vertice cristiano-islamico: «Fermare il massacro»

Presenti numerosi capi religiosi. All’ordine del giorno, «la barbara e brutale aggressione condotta da Israele». La richiesta, per il Paese, di «soluzioni nazionali e inclusive»

Numerosi capi religiosi di diverse fedi e denominazioni cristiane hanno partecipato ieri, 16 ottobre, al vertice religioso cristiano-islamico che si è svolto a Bkerke, in Libano. Presenti tra gli altri, insieme a importanti leader islamici, il patriarca maronita cardinale Bechara Boutros Rai, quello greco-ortodosso Giovanni X Al-Yazigi, il melchita Joseph Al-Absi. A darne notizia, il sito abouna.org, che riferisce anche il tema all’ordine del giorno: «La barbara e brutale aggressione condotta da Israele contro il Libano, in spregio ai trattati e alle leggi internazionali, in particolare alla Carta dei diritti dell’uomo, alle Nazioni Unite o al Consiglio di sicurezza e alle loro risoluzioni».

I leader presenti hanno espresso anzitutto la loro vicinanza alle vittime, ai loro familiari e ai feriti. Il vertice, si legge sul sito, «ha sottolineato che la barbara aggressione israeliana contro il Libano colpisce tutto il Libano e mina la dignità e l’orgoglio di tutti i libanesi, e che i libanesi, con la loro unità, solidarietà e adesione alla loro terra e patria, sono in grado di resistere e di rispondere al nemico». Quindi è stato ribadito che «le soluzioni per il Libano devono essere nazionali e inclusive basate sull’adesione alla Costituzione libanese e all’Accordo di Taif», vale a dire l’intesa negoziata nell’autunno del 1989 a Taif, in Arabia Saudita, sotto l’egida della Lega araba, per porre fine alla guerra civile in Libano, tra il 1975 e il 1990, e promuovere il ritorno alla normalità.

Quindi, le richieste messe a punto dai partecipanti al vertice. Anzitutto, «chiedere al Consiglio di sicurezza dell’Onu di riunirsi immediatamente e senza indugio per prendere una decisione decisiva per un cessate il fuoco, e per fermare questo massacro contro il Libano; chiedere a tutti i libanesi di rafforzare la fiducia reciproca e cooperare per costruire uno Stato capace e giusto; l’elezione immediata del presidente della Repubblica; l’attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, compreso il sostegno all’esercito libanese, il rafforzamento delle sue capacità e capacità di difesa del Libano».

Ancora, i leader religiosi hanno espresso il loro apprezzamento a tutti i libanesi per le iniziative solidali messe in campo in tutte le regioni verso gli sfollati, sottolineando la necessità di ospitarli fino a quando non ritornino alle loro città, villaggi e case, e lavorare per fornire loro le cure necessarie. Un ringraziamento è andato anche ai Paesi arabi e a quelli “amici” per la solidarietà espressa, alle forze delle Nazioni Unite (Unifil) che operano nel sud del Libano per gli sforzi e i sacrifici che stanno facendo per preservare i confini meridionali del Libano e gli abitanti di quell’area. «Apprezziamo – dichiarano – il loro impegno a rimanere nelle loro posizioni nonostante le ingiustificate vessazioni e gli avvertimenti israeliani, volti a cancellare tutti i testimoni dei brutali massacri che stanno commettendo contro la nostra patria. Chiediamo alla comunità internazionale di stare al fianco di queste forze e proteggerle».

In conclusione, il riferimento alla causa palestinese, «ancora in attesa di una soluzione giusta e globale che dia ai palestinesi la loro patria e il loro Stato sovrano indipendente».

17 ottobre 2024