Guerra e violenza contro le donne, quando lo stupro diventa un’arma

La denuncia di Intersos, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione del fenomeno. «Basta al silenzio, all’isolamento e allo stigma»

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra oggi, 25 novembre, Intersos punta l’obiettivo sulle «molte situazioni di guerra nelle quali lo stupro è utilizzato in modo sistematico da gruppi armati come uno strumento per terrorizzare e punire i civili». Per la direttrice dei programmi di Intersos Alda Cappelletti, «di questi crimini di guerra si parla ancora troppo poco. Mentre i nostri operatori, insieme a quelli di altre organizzazioni, sono sul campo per assistere le donne sopravvissute alla violenza, c’è un estremo bisogno da parte nostra e della comunità internazionale di strappare queste donne al silenzio, all’isolamento e allo stigma al quale sono condannate – prosegue -, perché è nel silenzio e nella solitudine che la violenza trova alimento».

Una direzione di impegno, quella della prevenzione della violenza di genere e del supporto alle sopravvissute, che è parte integrante dell’intervento umanitario di Intersos, che porta avanti programma di assistenza medica e psicosociale e reinserimento socio-economico proprio con l’obiettivo di ridare dignità alle donne. Come avviene ad esempio nella Repubblica democratica del Congo, dove si registra una situazione tra le più drammatiche. Basti pensare che da gennaio a settembre 2020 gli operatori di Intersos hanno documentato 716 episodi di violenza di genere nella Provincia di Ituri. Nel Sud Kivu, a settembre 2020, il numero di casi di violenza registrati è 920 di cui 475 sono casi di stupro. Per il Nord Kivu, al 30 settembre 2020 sono stati documentati 957 casi di violenza di genere con 667 casi di stupro. Tutti dati in netto aumento.

25 novembre 2020