Governo, l’incarico a Gentiloni
Il presidente della Repubblica Mattarella ha scelto il ministro degli Esteri del governo dimissionario di Matteo Renzi per formare il nuovo esecutivo
Il presidente della Repubblica Mattarella ha scelto il ministro degli Esteri del governo dimissionario di Renzi per formare il nuovo esecutivo
La decisione è stata formalizzata a metà della giornata di ieri, domenica 11 dicembre: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato a Paolo Gentiloni, il ministro degli Esteri del governo dimissionario di Matteo Renzi, l’incarico di formare il nuovo governo. Dopo le consultazioni previste dalla Costituzione, iniziate nel pomeriggio di giovedì 8 dicembre, ieri la convocazione di Gentiloni al Quirinale. Come da prassi, l’ex ministro degli Esteri ha accettato con riserva.
«Dalle consultazioni – ha spiegato Gentiloni – è emersa l’indisponibilità delle maggiori forze delle opposizioni a condividere responsabilità in un nuovo governo. Dunque, non per scelta, ma per senso di responsabilità, ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente». Quindi ha assicurato: «Cercherò di svolgere il compito con dignità e responsabilità per accompagnare e facilitare il lavoro parlamentare nel definire le nuove regole elettorali». Ancora, il premier incaricato ha sottolineato «l’urgenza» di cui ha parlato il presidente della Repubblica: «Riferirò al più presto al capo dello Stato». Attesa per domani, martedì 13 dicembre, la lista dei ministri e lo scioglimento della riserva; mercoledì probabilmente il giuramento, anche in vista del Consiglio europeo di giovedì, a cui arrivare con un governo nella pienezza dei suoi poteri.
«Sono consapevole dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri – le parole di Gentiloni – e di rassicurare i nostri cittadini che affronteremo con il massimo impegno le priorità internazionali, economiche e sociali. A cominciare dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto». Confermata la decisione del premier Renzi di non accettare nessun reincarico, in coerenza con l’impegno assunto nella campagna referendaria. «Questa coerenza – ha evidenziato l’esponente Pd – merita rispetto». Sarà comunque la stessa maggiroanza del governo Renzi a sostenere l’esecutivo targato Gentiloni, con la differenza che fra i membri del nuovo governo dovrebbero esserci anche rappresentanti di Ala, il gruppo politico che fa capo a Denis Verdini.
Per il ruolo di ministro degli Esteri sembra farsi strada l’ipotesi di un tecnico; salda sembra invece la permanenza di Pier Carlo Padoan all’Economia e di Angelino Alfano agli Interni. Meno certa la permanenza di Lorenzin alla Salute e Costa alla Famiglia, così come la presenza nella squadra del nuovo esecutivo di Maria Elena Boschi e Marianna Madia, indebolite dal referendum costituzionale e dalle sorti della riforma della pubblica amminsitrazione. Delicati anche gli ambiti di Scuola e Lavoro, testro delle due riforme – “Buona scuola” e Jobs Act – che più di altre potrevvero aver canalizzato il malcontento degli elettori. Partita aperta su entrambi i fronti, in vista di avvicendamenti quasi certi. Vista però la situazione dei decreti attuativi della riforma del terzo settore, probabile la conferma come sottosegretario al Lavoro e politiche sociali di Luigi Bobba, che avrebbe il compito di accelerare il più possibile i tempi della scrittura e dell’emanazione dei decreti in questione. A meno di sorprese, dovrebbero restare in carica invece Dario Franceschini alla Cultura, Maurizio Martina all’Agricoltura, Andrea Orlando alla Giustizia e Roberta Pinotti alla Difesa.
12 dicembre 2016