Governo Conte bis, è crisi

Il premier accetta le dimissioni dei ministri Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto (Italia viva) e informa il presidente della Repubblica. La riunione dei vertici di Pd e Movimento 5 Stelle

Non è bastata l’intera giornata di ieri, 13 gennaio, a scongiurare lo strappo che alla fine si è consumato: i due ministri Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e il sottosegretario Ivan Scalfarotto, tutti esponenti di Italia viva, hanno lasciato il governo Conte bis, determinandone di fatto la crisi. L’annuncio è arrivato dal leader della formazione politica Matteo Renzi nel tardo pomeriggio, in conferenza stampa. Il premier ha accettato le dimissioni  – «mi sono state comunicate attraverso una comunicazione via mail», ha riferito al Consiglio dei ministri riunitosi in serata – e ha informato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Da Conte, parole di «sincero rammarico», nella riunione di ieri sera, per «il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando». E ancora: «L’Italia sta guardando la drammatica situazione che stiamo vivendo, ho offerto la disponibilità a un tavolo di legislatura eppure di fronte a questa disponibilità ci sono state comunque le dimissioni». L’idea del premier era quella di un «tavolo di confronto», con una lista di priorità. E il Cdm concluso abbondantemente dopo la mezzanotte ha finalmente approvato la bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nel quale il governo fa luce sull’impiego delle risorse del Recovery Plan, recependo molte delle proposte di Iv. Bellanova e Bonetti, tuttavia, si sono astenute. Il documento è tutt’altro che chiuso e aspetta di contributi di Camera e Senato, quindi non pare impossibile arrivare a un accordo pieno ma non è chiaro se su questo ci sia disponibilità. La «lista delle priorità» prevedeva poi le misure anti Covid, la proroga dello stato di emergenza e, per la giornata di oggi, lo scostamento di bilancio.

Al Colle per riferire del varo della bozza sul Recovery Plan e per fare il punto sul quadro politico – istituzionale, il premier aveva ricevuto un messaggio chiaro dal presidente della Repubblica: l’indicazione di uscire velocemente dall’incertezza, nel quadro della situazione allarmante creata dalla pandemia. Di qui le dichiarazioni concilianti del pomeriggio, tra cui l’idea del «patto di fine legislatura». Non è bastato a evitare il ritiro della delegazione Iv dall’esecutivo. «I problemi vanno messi sul piatto – le parole di Renzi in conferenza stampa -. Se serve dimettersi per far vedere i problemi, questo noi facciamo». La crisi politica, ha aggiunto, «non è aperta da Italia viva, è aperta da mesi». È stato creato «un vulnus nelle regole del gioco, delle regole democratiche». Ancora, il leader di Iv ha ribadito «fiducia incrollabile nel presidente della Repubblica e nel ruolo istituzionale che ricopre», aggiungendo poi, sullo sbocco della crisi: «Non abbiamo pregiudiziali sul nome di Conte né sulle formule, l’unico paletto è che non andremo mai al governo con le forze sovraniste e populiste della destra».

Il Quirinale, intanto, resta «molto preoccupato» e pronto a tutti gli scenari, con l’unica certezza della necessità di agire con rapidità ed efficacia. Allo studio l’ipotesi di consultazioni lampo, l’ultimo sentiero da percorrere, nel caso in cui crollasse tutto, con l’obiettivo di non perdere tempo e non sprecare risorse, ma anche quella della crisi al buio o di un governo istituzionale, con l’ipotetico sostegno di una parte del M5s. All’orizzonte, l’opzione delle elezioni a giugno. Oggi intanto si riuniscono i vertici di Pd e M5s.

14 gennaio 2021