«Grazie per questo spaccato di Italia». Al termine della prima mattinata di incontri, ieri, 23 gennaio, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti ha incontrato nella parrocchia di Santa Maria di Guadalupe i circa 900 giovani italiani arrivati a Panama per la Gmg, presiedendo con loro la Messa. A loro ha rivolto il suo augurio: «Possiate essere nella storia della nostra nazione e nella Chiesa l’icona bella e forte di Maria». Maria, ha aggiunto il cardinale, «era giovane. Maria era coraggiosa. Maria ha dovuto affrontare anche l’esilio. La Santa Famiglia era una famiglia di profughi. Maria non si è piegata neanche davanti alla Croce. Oggi a Maria chiediamo il suo coraggio, la sua forza e soprattutto il suo canto perché dopo aver ricevuto l’annuncio della nascita di Gesù, Maria per le colline della Giudea si mette a cantare perché ha capito quello che Dio ha operato in lei e in tutta la storia». L’augurio del cardinale allora è «che la vostra vita sia tutta un canto. Il canto può essere fatto anche di lacrime, può svolgersi anche nel dolore e nella sofferenza ma chi ha capito che c’è un progetto di Dio, in ogni circostanza non può che cantare. Che la vostra vita sua un canto».

Nella sua omelia, Bassetti ha rivolto lo sguardo anche alle giornate che verranno: «Giornate di amicizia intensa, di comunione consolidata. Quante mani da stringere. Quanti amici da abbracciare. Quanti passi da fare insieme». Quindi, ai giovani italiani che stanno partecipando alla Gmg ha consegnato quattro parole: insieme, uscire, guarire, Gesù. «La Chiesa – ha detto – è fatta per essere insieme, per essere corpo, per essere comunione. Comunione che ci lega con Cristo e fra noi». E che «ci fa solidali con tutte le creature che vivono in questo mondo, specialmente i poveri, gli emarginati, i profughi, coloro che Papa Francesco chiama gli “scarti” della società». Mantenere «un cuore aperto, desideroso di ascoltare, di vedere, di cercare»: è l’esortazione rivolta ai ragazzi. «Il vostro – le parole del presidente dei vescovi italiani – è un cuore aperto perché ha scelto di mettersi in cammino per andare incontro agli altri; uscire da se stessi fa molto bene».

Il cardinale ha indicato, ancora, un impegno legato alla Gmg: «Sfruttate le occasioni di questi giorni, non soltanto per rimanere alla superficie delle relazioni, voi azzardate la profondità! Parlatevi gli uni gli altri di Gesù, della vostra fede, dei dubbi e delle domande, delle certezze che avete raggiunto. Chiedete agli altri giovani che incontrerete. La fede è vera soltanto se è condivisa, sfruttate questa occasione unica». E come Pastore, ha rivolto il suo incoraggiamento: «Tendi la mano! forza! La tua vita è fatta per amare, c’è qualcuno che ti aspetta!».

Spesso, ha osservato Il cardinale continuando il suo dialogo con i giovani, «i nostri gesti non sanno fare il bene, le nostre mani feriscono, allontanano, si chiudono, vogliono prendere solo per sé, bramano trattenere, finiscono per colpire. C’è bisogno che le nostre mani vengano guarite perché possano imparare ad allargarsi, distendersi – ha aggiunto -: perdere la forma infantile del pugno per assumere quella del palmo». Infine, guardando i volti dei ragazzi, ha affermato che «in questi giorni sui vostri volti c’è tanta luce che somiglia a quella del sole forte di questo Equatore. Ma, allo stesso tempo, ognuno di noi sa di essere abitato anche da quella ferita, quel dolore, quelle resistenze che gli impediscono di prendere decisioni o giocarsi fino in fondo, che rendono difficile o impossibile la vita». Di qui l’invito a cercare «un collegamento, una strada aperta, un ponte, una porta spalancata. Questo grande ponte – ancora più grande di quello sul quale staremo in questi giorni per le celebrazioni con Papa Francesco – è Gesù».

23 gennaio 2019