Gli universitari al Divino Amore: un cammino di fiducia

I giovani hanno partecipato al tradizionale pellegrinaggio notturno al santuario mariano. Le testimonianze lungo il cammino e la Messa finale

I giovani hanno partecipato al tradizionale pellegrinaggio notturno verso il santuario mariano. Le testimonianze lungo il cammino e la Messa finale

Un pellegrinaggio nel cuore della notte, attraversando strade buie, appena illuminate dalla luce fioca delle candele, ma senza paura, con la gioia nel cuore e la certezza che all’alba c’è Maria ad attendere i fedeli. È questo lo spirito che ha animato lo scorso sabato notte, 7 maggio, il pellegrinaggio dei giovani di Roma al Divino amore, promosso dalla Pastorale Universitaria diocesana, che si sono uniti ai tradizionali fedeli che da aprile ad ottobre, ogni fine settimana si recano a piedi fino al santuario mariano.

Grande l’emozione dei giovani partecipanti
, soprattutto per quelli che hanno percorso il cammino per la prima volta. «Sono molto devoto alla Madonna del Divino Amore – racconta Ciro Sarno giovane studente di filosofia alla Pontificia Università Gregoriana – e sono già stato al santuario, ma questa sera è diverso, perché sono insieme a tanti miei coetanei e ci arrivi dopo un lungo cammino anche faticoso a tratti, c’è più sacrificio ma la ricompensa è grande!».

Percorrere quelle vie, che nei secoli sono state attraversate da migliaia di pellegrini che giungevano devotamente dalla Madonna, dona coraggio lungo la via «Maria è la madre per eccellenza di tutti noi, – continua Ciro – e per un giovane soprattutto se lontano dalla propria famiglia, come nel mio caso, è una grande consolazione. Lei ci viene incontro e ci protegge con il suo amore materno».

Lungo la strada, la recita dei Misteri del Santo Rosario è stata alternata alla lettura di stralci del diario di santa Faustina Kowslaska, e dai canti. «Questo pellegrinaggio per i nostri giovani è molto importante – sottolinea Padre Jean Paul Penda, cappellano della residenza Universitaria di Valleranello – perché permette loro, anche se solo per una notte, di fare una sorta di ritiro spirituale, dove possono allontanarsi dalla loro quotidianità, e riflettere sulla loro vita».

Il percorso notturno aiuta alla meditazione
: «La notte – continua padre Jean Paul – a volte è intesa come qualcosa di negativo, invece proprio nella grande notte dell’umanità il Cristo ha vinto la morte e ha portato la luce della vita. Camminare nel buio, vuol dire affrontare anche quelle paure della nostra esistenza, con la certezza però di non essere soli nel percorso».

Lungo il cammino due le soste di preghiera, una davanti alle Fosse Ardeatine e l’altra alla Clinica della Fondazione Santa Lucia, che accoglie casi di riabilitazione particolarmente gravi: «È già il secondo anno che faccio questo pellegrinaggio – racconta Arianna studentessa di infermieristica all’Università di Tor Vergata –, l’ho voluto ripetere perché mi lascia dentro tanto coraggio. Tra l’altro una delle soste di preghiera si fa davanti alla Clinica dove io abitualmente studio, e quindi sapere di essere vicina a tutti quei malati con la preghiera, mi dà una forza incredibile».

All’arrivo, i pellegrini hanno passato la Porta Santa e subito dopo è stata celebrata la Messa di ringraziamento alla Vergine, presieduta da vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, che ha guidato il pellegrinaggio: «Noi non siamo venuti qui per caso, – ha spiegato nell’omelia il vescovo,- ma il Signore stesso attraverso la Madre ci ha voluti in questo santuario, per dirci ancora una volta “io mi fido di te”, e questo ci deve riempire di gioia. E perciò impariamo a dire al Signore: se ti fidi di me io ti offro quello che ho, e tu fammi diventare uno strumento della tua Opera».

9 maggio 2016