Gli studenti del Gioberti cuochi-insegnanti per gli immigrati

Al via il progetto “Cibo, integrazione e solidarietà”, realizzato con Acli Roma e municipio I. Protagonisti i ragazzi dell’istituto, “maestri” di cucina

Al via il progetto “Cibo, integrazione e solidarietà”, realizzato con Acli Roma e municipio I. Protagonisti i ragazzi dell’istituto, che insegneranno cucina mediterranea

Si chiama “Cibo, integrazione e solidarietà” il progetto al via giovedì 30 marzo all’Ipseoa Vincenzo Gioberti, in via dei Genovesi: un corso di cucina mediterranea e home care, rivolto a 15 immigrati che intendono specializzarsi nel lavoro di cura. La partecipazione al corso è gratuita e a tutti verrà garantita la certificazione Haccp. L’iniziativa, realizzata dall’istituto Gioberti con le Acli di Roma e il municipio I, oltre che con il contributo della Fondazione Cattolica Assicurazioni, vede come insegnanti speciali proprio gli studenti del Gioberti, coinvolti in prima linea accanto agli immigrati.

Il progetto, spiega infatti la presidente della Acli romane Lidia Borzì, nasce «con un triplice obiettivo: sensibilizzare i giovani al volontariato e all’integrazione multiculturale, sviluppare un percorso di “empowerment” per un gruppo di studenti che, adeguatamente
formati e assistiti dai docenti, terranno le lezioni di cucina, e proporre per alcuni immigrati un percorso professionalizzante sul lavoro di cura con un approfondimento sulla cucina mediterranea». Inoltre, aggiunge, «il progetto permetterà di valorizzare la cultura dello spreco zero, cioè l’attenzione a recuperare il cibo combattendo le eccedenze alimentari».

Proprio «l’alto valore educativo, sociale e di inclusione», per la presidente del municpio I Sabrina Alfonsi, è il motivo dal sostegno al progetto, che «auspichiamo di poter replicare anche in altri plessi scolastici». Intanto la dirigente scolastica del Gioberti Carla Parolari esprime «grande soddisfazione per la partecipazione costruttiva ed entusiasta degli studenti a un progetto dal grande valore etico e sociale che ha unito sapientemente la pratica laboratoriale, la solidarietà, il lavoro di gruppo, l’intercultura e l’attenzione alla tradizione culinaria. Aprire la scuola al territorio e a nuove esperienze è fondamentale».

29 marzo 2017