Gli sfollati di Ponte Milvio chiedono risposte alle istituzioni

Il dramma di decine di abitanti di via della Farnesina dopo il crollo di settembre: «Nessuno ci aiuta, abbiamo perso tutto»

Il dramma di decine di abitanti di via della Farnesina dopo il crollo di settembre: «Nessuno ci aiuta, abbiamo perso tutto»

Chiedono risposte dalle istituzioni competenti, di non cadere nel dimenticatoio perché al momento si sentono soli e abbandonati, incerti sul prossimo futuro. Sono gli inquilini di via della Farnesina 5, la palazzina parzialmente crollata nella notte tra venerdì 23 e sabato 24 settembre. Dalla strada si vedono le finestre lasciate aperte dai condomini in fuga, piante sui davanzali, il bucato ancora steso, crepe sempre più profonde sulla facciata anteriore dello stabile che sembra dover crollare da un momento all’altro. La parte posteriore è franata 16 ore dopo la prima richiesta di verifiche ai Vigili del fuoco per alcune crepe al piano terra.

L’immobile è ora posto sotto sequestro probatorio. Tra gli sfollati ci sono giovani, anziani, famiglie con bambini anche piccoli; qualcuno è ospite da amici, altri da parenti, altri ancora in un residence trovato dalla Protezione civile «ma solo fino al 23 ottobre – precisano – poi non sappiamo dove andare». L’alloggio, infatti, è a disposizione per i primi 30 giorni dallo sgombero. «Ad oggi non c’è nulla che dimostri la nostra responsabilità nel crollo», spiega Emilia. Abitava al piano terra ed è stata lei ad aver notato una prima crepa nel suo appartamento e a chiamare i Vigili del fuoco. «Chiediamo che gli enti si facciano carico della situazione come avviene per le calamità naturali – aggiunge –. Vogliamo assistenza dal punto di vista economico ma anche della responsabilità in merito all’eventuale demolizione futura dello stabile e della sua ricostruzione. Nessuno ci dice cosa accadrà». La beffa più grande è che tutte le spese di demolizione, smaltimento e ricostruzione sarebbero a carico dei condomini. «Non siamo supportati da nessuno, stiamo facendo tutto da soli per agire il prima possibile, abbiamo anche chiesto dei preventivi sul costo di demolizione del palazzo», prosegue Fabio d’Andrea, il primo ad aver avvertito scricchiolii e a dare l’allarme agli altri condomini prima che l’immobile crollasse. I lavori di demolizione e smaltimento costerebbero intorno ai 220 mila euro.

«Abbiamo perso tutto – dice Gioia –, come possiamo sostenere queste spese? Avevo due appartamenti, uno in affitto, con mio marito non abbiamo un lavoro stabile, abbiamo due figli adolescenti, come possiamo fare?». Per raccogliere fondi hanno costituito l'”Associazione territorio Ponte Milvio Farnesina” (IBAN IT94Y0503403245000000000874 – causale: crollo di Ponte Milvio). Altra emergenza per tutti i condomini è verificare quanto prima lo stato del sottosuolo: «Serve a noi per capire cosa è successo – spiegano gli inquilini del civico 5 – e agli altri palazzi per verificarne la stabilità». Al momento, infatti, oltre allo stabile crollato, sono stati sgomberati altri tre stabili per motivi di sicurezza, per un totale di 120 persone. Tra loro Massimiliano e la moglie, che con due figli sono alloggiati in un residence. «Il nostro palazzo è ancora in piedi ma non possiamo accedervi – spiega –, quindi al momento non abbiamo nulla neanche noi.

Inoltre non c’è più una presenza costante delle forze dell’ordine: per motivi di sicurezza le palazzine sono state lasciate aperte e potrebbero anche verificarsi episodi di sciacallaggio». «Grazie a Dio non ci sono state vittime – proseguono all’unisono –. Non vogliamo paragonare il nostro al dramma dei terremotati ma anche questa è una situazione di emergenza e urgenza. Abbiamo perso tutto». «La prima cosa che fa una persona rimasta senza casa – aggiunge Fabio – è spendere soldi in vestiti, documenti, ogni genere di prima necessità. Le istituzioni dovrebbero provvedere a tali necessità senza attendere le richieste dei cittadini». «Come è possibile che si riescono a trovare i soldi per ricostruire paesi interi – prosegue Emilia – e da noi non si riescono a fare i controlli, la demolizione e la ricostruzione di un palazzo?».

L’unico «grazie» i condomini delle palazzine sgomberate in via della Farnesina lo rivolgono al parroco della chiesa Gran Madre di Dio, monsignor Luigi Storto, a Ponte Milvio dal 1° settembre: il primo a dare assistenza agli sfollati. Appena udito il boato provocato dal crollo è sceso in strada, ha accolto gli sfollati nell’oratorio, ha dato loro coperte, scarpe e provveduto al pranzo di sabato 24 settembre. Anche lui in questi giorni ha chiesto verifiche strutturali. «In questa settimana ho notato delle crepe negli uffici. Sono piccole, non paragonabili a quelle del palazzo crollato, ma prima non c’erano. È urgente fare dei controlli nel sottosuolo per la sicurezza di tutto il quartiere».

Il tratto di via della Farnesina interessato dal crollo è stato transennato. Per alleviare in qualche modo il disagio e permettere il passaggio pedonale da via della Farnesiana a via Cassia il parroco ha disposto l’apertura del cortile della parrocchia tutti i giorni dalle 7 alle 20. «Sono vicino a queste persone, seguo la situazione, ho fatto un appello alle parrocchie della Prefettura – prosegue don Luigi –. Abbiamo organizzato subito una raccolta in chiesa e fino al 31 ottobre, per chi volesse fare donazioni, ho messo a disposizione il conto della parrocchia. A questa causa saranno devolute anche le offerte della Messa di oggi, in occasione della Messa solenne per il mio insediamento, presieduta dal vescovo ausiliare Guerino di Tora. Comune e Regione devono essere vicini a queste famiglie anche con deliberazioni concrete che diano speranza, fiducia e serenità. Dove andranno le famiglie che a breve dovranno lasciare gli alloggi? Vanno messi in sicurezza anche gli stabili vicini a quello crollato. Credo sia dovere delle istituzioni intervenire».

17 ottobre 2016