Gli operatori della sanità e la chiamata «alla gioia»

Nella memoria di san Luca, patrono dei medici, la Messa presieduta da Ambarus. L’invito a «far sentire Dio, nella semplicità, alla persone di cui ci prendiamo cura»

Guardare l’altro facendolo sentire compreso e accolto, come fa il Padre misericordioso con noi. In questo atteggiamento capace di «far sentire Dio, nella semplicità, alla persone di cui ci prendiamo cura» il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per la pastorale della salute del Vicariato, ha individuato il senso dell’essere «consapevolmente missionari», laddove la missionarietà è «la dimensione costitutiva» dell’essere cristiani, rivolgendosi a quanti operano nell’ambito della sanità. Ieri sera, 18 ottobre, nella basilica di Sant’Antonio al Laterano il presule ha infatti presieduto la Messa in occasione della memoria liturgica di san Luca, patrono dei medici. Tra i concelebranti, don Mauro Cozzoli, assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci).

«Siamo chiamati non solo a portare l’annuncio del Regno – ha detto Ambarus commentando il brano evangelico lucano relativo alla preghiera di supplica affinché Dio mandi sufficienti operai alla sua abbondante messe – ma anche a sperimentarlo e a toccare con mano il Regno stesso in mezzo alla gente», operando nella certezza che sempre «il Signore ci precede in ogni nostra azione» e che «raccogliamo ciò che Lui ha già seminato». Dunque rispondere alla missione a cui, come cristiano, ciascuno è chiamato «ha a che fare con la gioia del raccogliere, non con la fatica e il mistero del seminare», ha spiegato ancora il vescovo, invitando a pensare alla «gioia di un campo di grano maturo» che garantisce «cibo e prosperità». Ancora, la «missione» affidata a ciascuno secondo il proprio carisma e il proprio ambito di competenza «è la messe stessa», ossia il tempo soddisfacente del raccolto, mentre di solito «si pensa alla missione e al missionario come a chi va a seminare e a dissodare il terreno, con la fatica», ha continuato Ambarus.

È perciò al sentimento di gioia e ad un senso di pienezza che il presule ha invitato a guardare i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e pure i cappellani ospedalieri e le suore presenti,  ripensando a quanto «avete sperimentato per la gioia di una guarigione di persone delle quali vi siete presi cura»; in particolare Ambarus ha sottolineato come «in quel processo di guarigione è accaduto qualcosa di più, perché il modo in cui ci si prende cura fa passare anche altro» quando è ispirato dallo spirito altruistico «del buon samaritano», una delle parabole della misericordia riferite dallo stesso evangelista Luca, che san Paolo, di cui fu collaboratore, definisce “caro medico” nella Lettera ai Colossesi e che si ritiene sia stato un dottore secondo la pratica della medicina greca della sua epoca. Autore del terzo Vangelo, detto anche “della misericordia”, come ha sottolineato in conclusione il vescovo Ambarus, Luca sarebbe allora modello di una cura non solo del corpo ma anche e soprattutto dell’anima e dello spirito affinché «nel cuore degli uomini non si estingua Dio».

19 ottobre 2023