Gli Amici di Sant’Egidio mettono in mostra “L’arte di vivere insieme”

Al Museo di Tor Bella Monaca l’esposizione che raccoglie installazioni e immagini dei partecipanti ai laboratori sperimentali della Comunità

Al Laboratorio Museo di Tor Bella Monaca l’esposizione che raccoglie parole, installazioni e immagini dei partecipanti ai laboratori sperimentali della Comunità

Una mostra per aiutare a comprendere i disabili, e per permettere ai disabili di aiutare a comprendere il mondo. È “Living together: l’arte di vivere insieme”, che si inaugura domani pomeriggio, mercoledì 22 aprile, alle 17 al Laboratorio Museo di Arte Sperimentale di Tor Bella Monaca. L’esposizione, a cura del movimento de Gli Amici della Comunità di Sant’Egidio, raccoglie parole, installazioni e immagini che aprono all’analisi della società in cui viviamo, mettendone a fuoco i problemi ma anche le prospettive.

Dal loro punto di vista assolutamente originale, gli artisti dei laboratori sperimentali della Comunità mettono a tema «una delle più grandi sfide del nostro tempo – spiegano gli organizzatori -: la coabitazione». Il percorso proposto, artistico e umano, passa anche attraverso i “Profumi del mondo salendo le scale”, l’installazione “olfattiva” di Giovanni Battista La Marra, artista non vedente, che “trasporta” il visitatore sui pianerottoli multietnici del primo luogo di convivenza delle nostre città: il condominio. Proseguendo, ci si addentra su alcuni tornanti delicati e attualissimi, come nell’opera “Naufragio”, dedicata a quanti perdono la vita nel mare Mediterraneo, che attraversano con mezzi di fortuna, nella speranza di un futuro migliore.

Ma lo sguardo degli artisti si rivolge anche al nostro passato di migranti, come nell’opera “8 agosto 1956, fuoco a Marcinelle” di Roberto Mizzon, che ricorda la tragedia avvenuta nella miniera di carbone della cittadina belga, dove persero la vita 136 italiani. Così nell’opera “Etnie”, che illustra l’evento, l’auspicio di una pacifica convivenza tra i popoli è reso plasticamente attraverso l’utilizzo di materiale di recupero come cortecce d’albero, oltre che di un intenso cromatismo.

La mostra, spiegano dalla Comunità di Sant’Egidio, vuole essere «un appello a prendere sul serio la voce di quelle persone, come i disabili mentali, spesso impossibilitate a una comunicazione verbale ma in grado di partecipare a un’azione di costruzione della propria coscienza e del proprio valore». Proprio per questo da diversi anni il movimenti de Gli Amici della Comunità è impegnato a coniugare il mondo dell’arte e quello della disabilità: «Attraverso un processo complesso, in cui la creazione artistica ha un ruolo significativo, si libera una grande ricchezza interiore e la capacità di leggere i segni dei tempi o di proporre soluzioni non scontate». (M. Tom.)

21 aprile 2015