Gli adolescenti e la sfida dell’orientamento

Il punto nel convegno promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria nella Settimana dell’accoglienza. Pina Del Core (Auxilium): In ballo c’è la ricerca del senso della vita. Cocozza (Roma Tre): La sfida, formare gli “orientatori”

La scuola ha di fronte a sé sfide importanti per andare incontro alle esigenze degli adolescenti in un contesto di forte precarietà e l’orientamento, in quest’ottica, gioca un ruolo decisivo. Se ne è parlato ieri, giovedì 30 ottobre, nel convegno di studi “Scelta consapevole scelta vincente” promosso dal Vicariato di Roma e dall’Ufficio scolastico regionale del Lazio. Nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense, alla presenza di una folta platea di docenti e dirigenti scolastici, si sono avvicendati gli interventi di numerosi relatori. A partire da Gildo De Angelis, neo direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, il quale ha ricordato «la strategia Europa 2020, che si propone di portare almeno al 40% i giovani tra 30 e 34 anni con un’istruzione universitaria» e ridurre gli abbandoni scolastici al di sotto del 10%.

Obiettivi ambiziosi che non possono essere raggiunti senza rivedere completamente l’attuale sistema di orientamento. A questo proposito, ha osservato Maria Maddalena Novelli, direttore generale per il personale scolastico del Miur, «ci stiamo attrezzando in occasione de “La buona scuola” (la consultazione pubblica voluta dal Governo Renzi): un programma che si propone di dare strumenti alle scuole» e sancire che «il soggetto attivo dell’orientamento è lo studente». Le ha fatto eco Speranzina Ferraro, coordinatrice nazionale orientamento del Miur, scandendo tre punti chiave: «La centralità della persona; un nuovo modello di docente, non più trasmettitore di saperi ma guida e accompagnatore; e il patto di corresponsabilità educativa per un’azione condivisa e armonica tra tutti i soggetti che lavorano con i ragazzi».

Una cosa è chiara: deve farsi strada un nuovo concetto di orientamento permanente, o “lifelong learning”, che esca da una dimensione puramente informativa per abbracciare la totalità della persona. «Non si tratta solo dell’ambito scolastico e professionale – ha ribadito Pina Del Core, presidente dell’Auxilium – ma piuttosto della ricerca del senso della vita e dunque il problema è quello di un’educazione alla scelta», strettamente collegato al processo di «costruzione di sé». Nell’orientamento, ha aggiunto don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio scolastico diocesano, bisogna cercare l’equilibrio tra due opposti: «Alimentare gli ideali, nutrire la speranza e far puntare in alto» mantenendo al contempo una «totale aderenza al dato di realtà, perché non tutto è possibile a tutti». Fermo restando che «se l’educatore per primo non ha trovato la sua via, non potrà orientare nessuno».

Secondo Antonio Cocozza, dell’Università Roma Tre, «la sfida oggi è proprio formare gli orientatori, sia i docenti che i genitori», mentre Maria Dari, presidente Irsef, ha sottolineato il ruolo della famiglia nel supporto alla scelta universitaria e Daniela Pavoncello, ricercatrice Isfol, si è soffermata sulla qualità dei servizi di orientamento per una piena inclusione sociale. «Se l’orientamento è educare i giovani a scegliere – ha concluso il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato per la pastorale universitaria diocesana – penso che noi come Chiesa siamo direttamente interpellati affinché nelle parrocchie i ragazzi possano trovare i luoghi in cui essere educati a prendere decisioni» che «devono corrispondere alla realtà».

31 ottobre 2014