Giustizia, a Roma il primo sportello d’Italia per la Messa alla prova

Inaugurato in Tribunale il nuovo ufficio che consentirà ad assistenti sociali, avvocati e funzionari di lavorare insieme, accorciare i tempi e facilitare le procedure per messa alla prova e lavori di pubblica utilità

Uno sportello dedicato alla messa alla prova e ai lavori di pubblica utilità per le persone imputate o indagate: un luogo in cui assistenti sociali, avvocati e funzionari del Tribunale possano incontrarsi per facilitare le procedure e in cui gli imputati e gli indagati possano trovare risposte e facilitazioni. Parte dal Tribunale di Roma il progetto che il Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità ha in programma di diffondere sul resto del territorio italiano. Lo sportello Map (messa alla prova)/Lpu (Lavori di pubblica utilità) è ospitato al piano terra del Tribunale di Roma, nell’ex ufficio informazioni, ed è stato inaugurato dal presidente Francesco Monastero, che ha spiegato le finalità del progetto volto a semplificare l’iter burocratico e facilitare l’accesso a queste misure. Si tratta del «primo sportello in Italia che informa, fornisce il lavoro di pubblica utilità, invia direttamente all’Uiepe (l’Ufficio interdistretturale per l’esecuzione penale esterna) le domande Map (messa alla prova) per la redazione del programma di trattamento e assicura le attestazioni di presentazione».

«Ho creduto in questo progetto fin dall’inizio – spiega Monastero, presentando quella che definisce una sua creatura -. Tutti i miei giudici mi dicevano che questo istituto, che ha potenzialità espansive di grande livello perché dispone l’estinzione del reato, se la messa alla prova va in porto, e quindi è qualcosa di più, che viene prima e in sostituzione del processo, nonostante questa grande capacità deflattiva non è utilizzato a pieno per una serie di difficoltà di natura burocratica. Da qui, l’idea di aprire in tribunale uno sportello che abbia un collegamento diretto con l’Uiepe, che fornisca non solo le informazioni ma che dia la possibilità al procuratore speciale o direttamente all’imputato di chiedere l’appuntamento che sarà fornito dal nostro software». Dunque un “semplice” software, racconta il presidente, «che elimina una serie di passaggi, accorciando i tempi: dall’aula udienze del primo piano, il difensore o l’imputato scende giù e raggiunge lo sportello dove il personale dell’Uiepe gli darà tutte le informazioni, dirà se la documentazione presentata è completa e ci sarà la possibilità di dare anche un’attestazione della presa in carico della richiesta che, facendo un altro piano di scale, si potrà consegnare direttamente al giudice che sospende il processo. Contemporaneamente si avrà l’appuntamento per l’incontro con l’assistente sociale». Un «”uovo di Colombo”», commenta Francesco Monastero, che «tende, nelle nostre intenzioni, a trovare una soluzione alle problematiche di natura amministrativa e burocratica che impedivano l’accesso all’istituto. Abbiamo fatto il primo passo, ed è importante, anche perché ho trovato la collaborazione di tutti. Adesso bisogna iniziare a lavorare e soltanto i primi due mesi di vigilanza quotidiana ci consentiranno di dire se funziona o meno».

L’istituzione dello sportello è inserita nel protocollo d’intesa per la messa alla prova sottoscritto dal presidente del Tribunale, dal direttore Uiepe per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise, dal presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati e dal presidente della Camera penale. L’ufficio Map/Lpu sarà aperto dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13, e consentirà agli imputati/indagati, ai difensori, alle associazioni o agli enti interessati di «trarre tutte le informazioni utili, anche quelle per la predisposizione delle domande di ammissione alla messa alla prova, nonché acquisire tutti i moduli necessari all’avvio della relativa procedura».

Su un totale di 45.354 persone (secondo i dati del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità – Direzione generale dell’esecuzione penale esterna, aggiornati al 30 settembre 2017), 9.606 sono quelle che a livello nazionale usufruiscono della messa alla prova e 6.996 quelle impegnate in un lavoro di pubblica utilità. «Si tratta di un progetto molto importante – commenta Lucia Castellano, direttore generale del Dipartimento di Giustizia minorile e di comunità – che segue l’orientamento del Dipartimento. Questo modo di procedere abbatte in maniera significativa il pesante carico di lavoro che grava sugli assistenti sociali, il cui rapporto fascicolo/operatore è altissimo, perché si lavora insieme agli altri, la procedura si costruisce insieme e c’è la possibilità di vedere un più alto numero di utenti durante la giornata. In primo piano, poi, si registra il superamento del “one to one” che a noi interessa molto e, non ultimo, gli Uffici per l’esecuzione penale esterna iniziano ad assumere un ruolo di coordinamento nei confronti del lavoro degli altri soggetti interessati. Il progetto è partito dal presidente del Tribunale di Roma, Francesco Monastero, che ringrazio, mentre a livello nazionale siamo già all’opera per diffondere questa buona pratica sul resto del territorio, affinché, nel tempo, uffici di questo genere siano presenti in tutte le sedi». (Teresa Valiani)

9 ottobre 2017