Giuseppe Tornatore: «Sono agnostico ma mi dispiace»

Il regista premio Oscar a confronto con i giovani di San Tommaso Moro: «Con il trascendente ho un rapporto vivo che si ribalta continuamente»

Il regista premio Oscar a confronto con i giovani di San Tommaso Moro nel cineforum parrocchiale: «Con il trascendente ho un rapporto vivo che si ribalta continuamente»

«Siamo a San Lorenzo, la posizione è strategica, vicino al Policlinico, alla Sapienza. Gli appartamenti vicini sono occupati da studenti fuori sede. Il cinema lega un po’ tutti e fa esprimere tutti, per questo stasera abbiamo te qui». A parlare è monsignor Andrea Celli, parroco di San Tommaso Moro; l’ospite in sala è il premio Oscar Giuseppe Tornatore. Il regista di Nuovo Cinema Paradiso e La leggenda del pianista sull’Oceano, per citarne due, è stato invitato sabato sera, 21 febbraio, per parlare di cinema. «Abbiamo avuto Verdone, Bellocchio – racconta don Andrea -. L’idea del cineforum in parrocchia è nata quasi subito, da quando questi meravigliosi ragazzi mi hanno aiutato: quale forma di comunicazione può avvicinare meglio la contemporaneità alla parrocchia?». Quindi la parola passa al regista. Prima però è stato proiettato La migliore offerta, film del 2013 con Geoffrey Rush nei panni di un battitore d’asta solitario finché non si imbatte nella misteriosa Claire, una giovane donna che non si mostra a nessuno per colpa dell’agorafobia.

Tornatore ha l’aria rilassata e risponde alle domande dei giovani con il sorriso. Si va dalla passione per il cinema – «La prima volta di cui ho memoria di essere andato al cinema avevo sei anni. Fu una folgorazione» – alla timidezza – «Non si può pretendere successo e sfuggire alle regole più elementari. Se fai qualcosa che piace al pubblico il pubblico poi ti vuole conoscere. Non si può prendere e non dare niente. E poi è bello confrontarsi con i giovani» -, fino ai progetti futuri: «In questi giorni ho ripreso un film che era stato interrotto mesi fa, ma non parlo mai prima di averlo fatto, non porta bene». Si passa poi a La migliore offerta. «Un ragazzo mi disse: “Il film sembra drammatico. Ma lui aspetta lei per amore o per vendetta?” e io rimasi talmente folgorato che gli dissi: “Secondo te?” e lui: “Secondo me per amore”, “Secondo me pure”. Devo dire la verità? Dipende da te. È un film su quanto sei disposto a dare per amore. È la storia di un cattivo che si trasforma. Alla fine sa correre il rischio, impara a sporcarsi le mani. E la vita è questo: devi correre mille rischi, e se non li corri non sai vivere. A dispetto della sconfitta lui impara il perdono», racconta Tornatore.

Anna chiede: «Secondo lei come si supera il risentimento?». Per il regista «in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico. La risposta è la speranza e la capacità di amare. Tra una persona che ama infelicemente qualcuno e una persona che non ama nessuno, il primo è più fortunato. L’amore trasforma sempre in meglio l’essere umano», la risposta del regista. Ancora, con la domanda di Giuseppe la riflessione si sposta sul tema della trascendenza. «In genere – riflette Tornatore – quando mi chiedono se credo in Dio rispondo con una battuta: “Se dicessi che credo in Dio vi direi una bugia, ma se vi dicessi che non ci credo vi direi una bugia più grande”. Sono agnostico ma mi dispiace. È un rapporto vivo che si ribalta continuamente, ma forse anche questo è un modo positivo di vivere la questione». Monsignor Celli commenta: «C’è grande sete di qualcuno che ci traduca con il linguaggio dell’arte le grandi verità. Ad Anna hai detto che è importante saper amare e sperare. Carità e speranza. Hai usato due virtù teologali. Manca la fede. Sono doni di Dio, perché non fermarsi a pensare per trovare questa risposta positiva?». Tornatore lascia aperto un varco: «Ci sono cose che vanno troppo storte nel mondo e non riesco ad accettare che qualcuno perfetto se le lasci sfuggire, ma sono sempre in attesa di ricredermi».

23 febbraio 2015