Secondin: «Anno Santo sigillo del pontificato»

Padre Secondin, che ha predicato gli esercizi alla Curia, alla vigilia dell’indizione dell’Anno Santo: «La Chiesa si lasci plasmare dal dono della misericordia»

Il teologo Bruno Secondin, che ha predicato gli esercizi alla Curia, alla vigilia dell’indizione dell’Anno Santo: «La Chiesa si lasci plasmare dal dono della misericordia»

Cammina a passo svelto. In mano degli appunti. Padre Bruno Secondin ci accoglie a pochi passi dal Vaticano, nella chiesa di Santa Maria in Traspontina. Per la Quaresima ha predicato gli esercizi spirituali per la Curia romana nella casa del Divin Maestro ad Ariccia dal 22 al 27 febbraio. Racconta che il Papa lo ha ringraziato. Poche parole, ma i suoi occhi tradiscono una forte emozione. A breve, le riflessioni di quei giorni saranno pubblicate. «Vorrei che fossero utili a più persone. In quei giorni hanno animato dei bei dibattiti», aggiunge.

Il Papa ha indetto un Anno Santo della Misericordia, che inizierà il prossimo 8 dicembre. Ci saranno delle sorprese? Si apriranno nuove frontiere?
Io credo che questo sia il sigillo di questo pontificato. Certamente ci saranno delle sorprese soprattutto riguardo alle situazioni di sofferenza. Pensiamo ai matrimoni falliti e alla varietà di convivenze, ai preti che hanno lasciato, ai pentiti di mafia, ex carcerati, e così via. Non è una iniziativa estemporanea, si guarda a una Chiesa che si lasci plasmare dal grande dono della misericordia e lo offra con larghezza e generosità creativa.

Cosa bisogna evitare per riscoprire una primavera della fede?
Occorre riscoprire che Dio è amore. Quindi non bisogna fissarsi su pratiche religiose penitenziali, formule sacre magiche, indulgenze e vecchie devozioni. L’invito a confessarsi ci sarà, ma non accusando e minacciando castighi. Non per paura del castigo o dell’inferno. Ma per lo stupore della sua bontà.

Dunque un invito a un’altra visione, oltre alla devozione. Come si concretizza la misericordia?
Ognuno di noi è testimone che la misericordia divina è per tutti e riempie la vita di senso e speranza. Dio è sempre pronto ad abbracciarci. Papa Francesco invita sempre ad avere fiducia nella misericordia di Dio: non solo per sentirsi perdonati, ma perché Dio è fedele nell’amore e ci cerca sempre. È nella sua fedeltà solida che troviamo il fondamento di una implorazione senza paura della sua misericordia. Non perché vogliamo toglierci il rimorso, ma perché lui è grande nell’amore.

Oggi quanta misericordia c’è nel mondo?
Per niente. L’uomo confida totalmente nelle sue capacità di dominare la scienza e la tecnica, e quindi tende a vedere tutto sotto la lente del «dominare». Forse per questo assistiamo ad esplosioni di violenza, anche di matrice religiosa, che fanno orrore. Non c’è pazienza, attesa, senso della fragilità. E quindi non c’è spazio per la misericordia. Perché questa richiede un cuore disarmato, un rispetto delle debolezze, una fiducia in risorse nascoste. Ma implica anche la coscienza che tutti possiamo sbagliare, che la perfezione diventa una grande violenza, quando la prendono in mano i fanatici.

Nel Vangelo come si manifesta la misericordia di Gesù?
Nei gesti: l’essenza del suo amore. Si pensi alla donna adultera o ai miracoli fatti per profonda commozione interiore. In particolare Luca mette in risalto questa misericordia e tenerezza, anche verso gli stranieri. In cielo Dio stesso si rallegra per i peccatori che si pentono, più che per i giusti osservanti.

E per quanto riguarda l’Antico Testamento?
La storia del popolo eletto non si può capire senza la lunga esperienza di pazienza, fiducia e misericordia del Dio dei Padri. Compassione e fedeltà sono le parole centrali. In tante maniere Dio interviene nelle situazioni umane per avvertire, richiamare, consolare, incoraggiare, promettere. Non lo fa per imporsi, ma perché le generazioni non si chiudano nel buio del fallimento. Nella predicazione dei profeti la misericordia rivela la potenza dell’amore, che non si rassegna all’infedeltà. E, poi, è l’uomo che, se vuole, risponde con una con-versione, non solo per abbandonare il male, ma per fidarsi e abbracciare Dio, roccia solida. Questo è il movimento frutto della misericordia.

Da credenti, come è possibile contribuire affinché il Giubileo non sia visto solo come un’occasione di “business”?
Bisogna vigilare perché non si confonda questo evento con un’occasione per  pellegrinaggi e manifestazioni a favore di una fede pubblica e festosa. Centrale è una nuova coscienza della Chiesa che annuncia la misericordia di Dio, la offre, la celebra, non ne fa un suo monopolio, non minaccia negandola. Si purifica dagli atteggiamenti rigidi per una nuova stagione di ascolto, tenerezza, fiducia, perdono. È una nuova ecclesiologia che deve apparire.

9 aprile 2015