Giubileo, «Lettera alla città»

Il cardinale vicario Agostino Vallini: presentazione di un documento diocesano giovedì 5 novembre in vista dell’apertura dell’Anno Santo

Il cardinale vicario Agostino Vallini: presentazione di un documento diocesano giovedì 5 novembre in vista dell’apertura dell’Anno Santo

«La Chiesa di Roma non può abdicare al suo diritto-dovere di stare con Cristo dalla parte dei poveri e degli ultimi, di impegnarsi con un’opera previdente e profetica nei confronti dei bisogni sempre nuovi che la rapida trasformazione della società fa emergere, di sollecitare la coscienza dei cittadini e le responsabilità delle competenti autorità perché vengano concretamente rispettati i diritti di tutti, in particolare dei più deboli». Il Libro del Sinodo di Roma, “magna charta” dell’impegno diocesano da vent’anni a questa parte, parlava chiaro.

La Chiesa ha la responsabilità di “abitare” la città e di prendersi cura della sua gente: fa parte della sua missione, anche con un compito di “profezia”. Era il 1993, e a Roma, come in tutta Italia, si manifestavano i segnali di una grande fase di cambiamento; la “questione morale” era al centro dell’attenzione dei cittadini e del dibattito politico. Sono trascorsi più di vent’anni, e la Chiesa torna a manifestare concretamente la consapevolezza di questa responsabilità verso la città, verso i suoi problemi e le sue potenzialità.

Lo fa con un appello diretto non solo alla comunità ecclesiale, ma anche alle istituzioni, ai cittadini, alle forze vive della città. È la “Lettera alla Città”, frutto del lavoro maturato da un anno e mezzo nel Consiglio Pastorale diocesano, l’organismo di consulenza presieduto dal cardinale vicario e composto dai vescovi ausiliari, da sacerdoti e religiose e da un gran numero di laici. Un documento che si inserisce nella costante attenzione della Chiesa di Roma per la città. Basti pensare, dopo il Sinodo, alla Missione cittadina voluta (come il primo) da Giovanni Paolo II in preparazione al Giubileo del 2000, alla “Lettera sul compito urgente dell’educazione” scritta da Benedetto XVI nel 2008, alle visite pastorali dei Pontefici alle parrocchie, ai luoghi della carità e della cultura di Roma, alla loro presenza all’apertura dei Convegni diocesani, ai loro appelli per il bene comune nella città.

La Lettera sarà presentata giovedì 5 novembre, alle ore 19.30, nella basilica di San Giovanni in Laterano – la “cattedrale” di Roma – davanti a rappresentanti delle istituzioni, del mondo dell’università e della scuola, della società civile e naturalmente con una larga partecipazione del laicato cattolico romano. Insieme al Cardinale, interverranno il giurista Francesco D’Agostino, il direttore della Caritas diocesana, monsignor Enrico Feroci; i sociologi Luigi Frudà ed Elisa Manna. A moderare, il giornalista Piero Damosso.

«Tutto nasce da una riflessione sulla presenza e sulla responsabilità della Chiesa nella città – spiega il cardinale -. Una commissione del Consiglio era stata incaricata di preparare questo documento affinché la città possa essere stimolata a rinascere, possa avere una scossa». Un impegno che assume una valenza particolare alla vigilia del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco e che chiede di far incarnare il volto della misericordia nella vita della città.

Non si tratta di una denuncia, quanto di «un’analisi della situazione attuale», aggiunge il cardinale Vallini, con l’intento di «condividere gli affanni della città» e con l’invito a «ripartire dalle molte risorse religiose e civili presenti a Roma». Molti i temi al centro dell’attenzione nel documento, dalle nuove povertà alle questioni dell’accoglienza e dell’integrazione – basti pensare alle tensioni sociali dei mesi scorsi nelle periferie romane e al dramma dei profughi che incalza le coscienze di tutti – fino alla formazione di una nuova classe dirigente nella politica. Sullo sfondo, l’auspicio di una «nuova visione», come il cardinale vicario sottolineò nella “Preghiera per Roma” celebrata nel dicembre scorso a Santa Maria Maggiore davanti all’immagine di Maria “Salus populi romani”.

«Dinanzi alle sofferenze e alle contraddizioni, alle contrapposizioni tra uomini e uomini, che fanno soffrire la gente – disse – vogliamo ripetere questo atto di fiducia. Non temiamo, non scoraggiamoci! Come mai a Roma, benedetta dal sangue dei martiri, il clima sociale si è così avvelenato tanto da ingenerare sconforto? Come mai è cresciuta una visione della vita che contrasta con i valori fondanti della società civile? Abbiamo bisogno di essere illuminati dalla Parola di Dio che ci parla nelle vicende misteriose della vita quotidiana».

 

12 ottobre 2015