Giovanni XXIII patrono dell’esercito italiano
La cerimonia ufficiale a Roma con l’arcivescovo Marcianò e il Capo di Stato Maggiore Errico. Critico l’arcivescovo Ricchiuti (Pax Christi)
San Giovanni XXIII, il “Papa buono”, diventerà il patrono dell’esercito italiano. L’annuncio ufficiale è atteso per il pomeriggio di oggi, martedì 12 settembre, quando, alle 15, presso la Biblioteca centrale di Palazzo Esercito, a Roma, l’arcivescovo Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, consegnerà al capo di Stato Maggiore dell’esercito, il generale Danilo Errico, la Bolla pontificia. «Nel corso della cerimonia – informano dall’Ordinariato militare – alcuni studiosi relazioneranno su tempi e motivazioni che hanno condotto a proclamare san Giovanni XXIII celeste patrono presso Dio dell’esercito italiano».
A spiegare il senso di questa scelta dalle colonne dell’Osservatore Romano è il direttore della Fondazione Papa Giovanni XIII don Ezio Bolis. La radice, spiega, sta nel suo «zelo, come cappellano militare, nel promuovere le virtù cristiane tra i soldati», nel «luminoso esempio di tutta la sua vita» e, ancora, nel suo «costante impegno in favore della pace». Proprio in qualità di cappellano, spiega ancora don Bolis, il giovane Roncalli «vvicina giovani di provenienza ed estrazione sociale diverse; molti di loro sono lontani dalla pratica religiosa. Egli sa trasformare l’incontro personale e quotidiano con loro in occasione di evangelizzazione».
Critico, invece, l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia, secondo cui «Papa Giovanni XIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il papa della pace, e non degli eserciti». E aggiunge: «Come presidente della sezione italiana di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace, mi sembra irrispettoso coinvolgere come patrono delle forze armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l’enciclica Pacem in terris e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione Gaudium et spes, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi». Oltretutto, prosegue parlando a nome di tutto il movimento Pax Christi, la notizia è ancora più «assurda» anche perché «l’esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della prima guerra mondiale», così come è cambiato anche il modello di difesa, «con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi».
In questo contesto, sottolinea ancora Ricchiuti, «pensare a Giovanni XXIII come patrono dell’esercito lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris: “Con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione”. È “roba da matti”, per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli presidente di Pax Christi fino al 1993». Il presule è certo che «questo sentire non sia solo di Pax Christi ma di tante donne e uomini di buona volontà, a cui chiediamo di unirsi con ogni mezzo a questa dichiarazione per esprimere il proprio rammarico per una decisione che non rappresenta il “sensus fidei” di tanti credenti che hanno conosciuto Giovanni XXIII o che ne apprezzano la memoria di quella ventata profetica che ha indicato alla Chiesa nuovi sentieri di giustizia e di pace».
12 settembre 2017