Giovanni Paolo II, la visita numero 300 alle parrocchie

Dicembre 2001, su Roma Sette l’annuncio della visita a Santa Maria Josefa del Cuore di Gesù

Giovanni Paolo II domenica prossima entrerà nell’aula liturgica a S. Maria Josefa del Cuore di Gesù, a Ponte di Nona, alzerà lo sguardo e ritroverà qualcosa di familiare. È il grande crocifisso centrale, che lui stesso ha inviato alla comunità come dono per la dedicazione del nuovo complesso parrocchiale, il 27 gennaio 2001. Un segno di attenzione, che non hanno dimenticato i romani di questa parrocchia di frontiera dove la sfida quotidiana è trovare risposta all’emergenza.

Questo particolare appuntamento pastorale del Pontefice è simbolico. S. Maria Josefa del Cuore di Gesù sarà la trecentesima parrocchia romana visitata da Giovanni Paolo II dall’inizio del Pontificato. Che questo traguardo sia toccato in una comunità che è “di frontiera” perché piazzata ai margini della Capitale, al 15° chilometro della Prenestina, perché aspri sono i problemi sociali del territorio (povertà, famiglie irregolari, disoccupazione) e forti le carenze di strutture (mancano asilo, scuola media, farmacia, luoghi per lo sport) ha un qualcosa di provvidenziale. «La gente è grata al Papa. Qui non viene mai nessuno – scandisce padre Angelo de Caro, il parroco – è come se in questo lembo di estrema periferia ci ritrovassimo dimenticati».

Provvidenziale è stata anche la costruzione della chiesa. La parrocchia si chiamava S. Luisa de Marillac fino al ’97, quando ha cambiato nome, prima in Beata Josefa e poi, il primo ottobre 2000, con la canonizzazione della Beata, in S. Maria Josefa. La prima parrocchia era un locale di fortuna seminterrato, accanto una sala giochi. La congregazione delle Serve di Gesù della Carità, attive nel quartiere, ha offerto la costruzione della chiesa a memoria della propria fondatrice. Cura degli infermi e dei fanciulli sono i fini dell’istituto fondato dalla Santa in Spagna. La chiesa di via padre Angelo Cerbara, affidata ai Missionari Monfortani, ha risposto ad «attese e speranze – dice il parroco – specialmente per i ragazzi. La gente si è riservata in chiesa. Siamo passati in un anno da 95 a 205 giovani al catechismo, con 26 catechisti all’opera. E addirittura cominciano a mancare gli spazi, che pure abbiamo in abbondanza».

è il segno dell’emergenza in cui opera la comunità. «Quando il lunedì distribuiamo i pacchi viveri – continua – la gente scherzando dice che s’è aperto il supermercato». Perché Ponte di Nona è nato nell’85, con i primi insediamenti di Centro Serena e poi di una coop di carabinieri. Ma a Ponte di Nona il comune ha tirato su case popolari, che nel ’97 erano destinate a 700 famiglie. è cominciata una storia di occupazioni abusive da parte di non titolari risolte con sgomberi di polizia. Tuttora la situazione non è sanata, si parla di “affittuari precari”. Sono 6.000 gli abitanti del territorio parrocchiale. Nei prossimi tre anni arriveranno altri 7.000, chiuse le lottizzazioni in corso. «E noi ripartiamo da Cristo per annunciare, accogliere e fare comunione-comunità»: gli obiettivi pastorali sintetizzati da padre Angelo (di Luigi Laloni)

9 dicembre 2001